L'attrice riporta su Rai1 il Sostituto procuratore più amato d’Italia
Si avvicina la terza stagione di “Imma Tataranni” e un terribile dubbio ci assale: cosa si metterà stavolta? Ci saranno ancora abbastanza vestitini colorati da far indossare alla vulcanica Imma? «Scherza? Se non fosse così, non faremmo la serie» ci tranquillizza Vanessa Scalera, che interpreta il Sostituto procuratore più amato d’Italia. «Per esempio, c’è un cappottino nella prima puntata che la rende davvero buffa... Io poi mi diverto tantissimo a giocare con lo stile di Imma, chiedo sempre alla costumista Paola Marchesini di spingersi oltre, fare un passo in più. È importante, perché noi attori partiamo dai costumi per creare il personaggio. Non per niente si dice “mettersi nei panni di”».
Ma lei si è messa nei panni degli spettatori che hanno visto la seconda stagione finire col povero maresciallo Caligiuri sotto i ferri dopo un attentato? E da 11 mesi si chiedono se e come se la caverà? Glielo vogliamo dire?
«No. Perché rovinare la suspense? Hanno aspettato 11 mesi, possono resistere ancora pochi giorni».
E i segnali di crisi che serpeggiavano tra Imma e il marito Pietro (interpretato da Massimiliano Gallo)? La coppia scoppia?
«La coppia ci sarà ancora, anche se questa volta i due non comunicheranno solo nei toni della calma e della comprensione, ma anche in quelli della rabbia e dello scontro. Per me sono state le scene più difficili da girare, non riuscivo proprio a prendermela con Massimiliano».
E la scena più divertente?
«Un monologo di Imma di fronte alle compagne di scuola. Mi piace quando fa le sue “tirate” dove ringhia e arringa dentro e fuori il tribunale, mi sembra di essere sul palco di un teatro».
Per lei è cambiato qualcosa rispetto al primo giorno di riprese?
«C’è la stessa differenza che passa tra uscire a cena con uno sconosciuto o con un vecchio amico. Durante la prima stagione non conoscevamo a fondo Imma e la “costruivamo” sul set giorno dopo giorno, ponendoci domande, facendo delle scelte. Oggi posso dire di conoscerla bene. E mi sono concentrata nel far uscire alcuni aspetti più sottili della sua personalità. Per esempio, la fragilità: apparentemente è un bulldozer, ma nei momenti difficili diventa profondamente umana. Soprattutto in famiglia».
Si riferisce ai litigi con la figlia Valentina (interpretata da Alice Azzariti)?
«Anche. Tra l’altro, in questa stagione Valentina si iscrive all’università a Napoli e Imma sentirà anche un po’ la sua mancanza. Ma i litigi ci sono sempre: sono troppo diverse».
Sul set è stato “avvistato” anche Gianni Morandi. Che ci faceva lì?
«Lo vedrete nella prima serata, dove interpreta se stesso. Non vedevamo l’ora che arrivasse, con la sua simpatia ha spezzato la monotonia del set. Era come lo zio che abita lontano e quando arriva porta i regali ai bambini».
Ha pure cantato?
«Certo, lui canta sempre. E ha sempre dietro una chitarra. È riuscito a far cantare persino me, che sono negata. Una figura terribile. Gianni sostiene che le persone stonate non esistono. Ma forse sentendomi ha cambiato idea...».
E se le propongono un musical?
«Lo rifiuto. Il canto non fa per me».
Mai dire mai... secondo lei “Imma Tataranni” è più giallo o commedia?
«La base è certamente di commedia, su cui poi si innestano le storie gialle».
A lei piacciono i gialli?
«Non tantissimo, con l’eccezione per Georges Simenon. Ha una potenza poetica che mi avvince da anni».
E al cinema? “Barbie” o “Oppenheimer”?
«Sicuramente il secondo. Mi piacciono i drammi. Però li devo recuperare entrambi, perché mi sto godendo gli ultimi giorni di ferie in un paesino della mia Puglia e qui i cinema scarseggiano... anzi non ce n’è proprio».
Ormai lei è di casa anche a Matera. Le piace tornarci per girare “Imma”?
«Le zone del Sasso Caveoso e della Gravina sono le mie preferite. Ma Matera è unica, come Venezia: quando l’hai vista non la puoi più dimenticare. Io l’ho girata soprattutto durante le riprese della prima stagione, quando non mi conosceva nessuno e potevo andare a piedi liberamente. Durante la seconda già mi fermavano per strada, ma era gestibile. Adesso per andare sul set devo uscire mezz’ora prima, se no arrivo in ritardo. Ormai mezza città ha in salotto un mio autografo o un selfie fatto con me. Quando li avrò fatti anche con l’altra mezza, potrò tornare a camminare veloce!».