Ivan Cotroneo, l’autore di «Sirene»: «Così ho immaginato questo mondo fantastico»

Noto soprattutto per aver ideato fiction tv di enorme successo: «Tutti pazzi per amore», «Una grande famiglia», «Un’altra vita», «È arrivata la felicità», «Sorelle»

Ivan Cotroneo  Credit: © Getty Images
26 Ottobre 2017 alle 13:05

Ivan Cotroneo ha scritto per Ozpetek e De Maria, ha diretto al cinema «La kryptonite nella borsa» e «Un bacio», traduce i romanzi di Kureishi, scrive canzoni.

Ma è noto soprattutto per aver ideato fiction tv di enorme successo: «Tutti pazzi per amore», «Una grande famiglia», «Un’altra vita», «È arrivata la felicità», «Sorelle». E ora «Sirene».

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Come le è venuta l’idea?
«Pensando a quanto debbano apparire complicati e buffi i rapporti umani visti da uno sguardo esterno, da “Marziano a Roma” per citare un’opera di Flaiano. Avevamo due direzioni opposte in cui andare, verso lo spazio o verso l’acqua. E siccome io sono napoletano e con le sirene sono cresciuto (abbiamo il mito di Partenope che ha fondato la città), ho pensato che sarebbe stato divertente far arrivare delle sirene».
Nel frattempo si incrociano anche temi importanti.
«Con la mia fedele cosceneggiatrice Monica Rametta abbiamo pensato di intrecciare diversi temi: il bullismo a scuola, la fragilità della vita, la violenza contro le donne. C’è anche l’ecologia, perché le sirene sono paladine del mondo marino».
Sui titoli di testa lei è definito anche «showrunner»: cosa significa?
«Che ho anche collaborato per la messinscena, la scelta degli attori, dei costumi, la cura del montaggio e degli effetti speciali. Ho avuto il ruolo di produttore artistico, col vantaggio di essere quello che ha immaginato questo mondo. Sono stato una spalla e una sponda per tutti, spero senza prevaricare nessuno».
Con il regista Davide Marengo com’è andata?
«Benissimo. È la prima volta che lavoriamo insieme, ma ci ci stimavamo a distanza. Lui è stato il capo timoniere, le decisioni sono tutte sue. Tra l’altro è cresciuto a Napoli, perciò ci siamo ritrovati anche su quel terreno. Volevamo entrambi raccontare una città che si vede poco, quella del San Carlo, di Capodimonte, del metrò di Toledo, votato come più bella stazione metrò del mondo».
Dentro «Sirene» c’è un’altra fiction, «Colpi di cuore».
«Il titolo originale sarebbe “Tiros de corazon”. È una telenovela ambientata in una pampa che non si vede mai, su due cugini Hernandez che si contendono la bella Consuelo... Diventerà la soap preferita delle sirene».
Chi l’ha diretta?
«Io, con gli attori Thomas Trabacchi, Luciano Scarpa ed Elisabetta Pellini, ci siamo divertiti a giocare su certi stereotipi da telenovela dove le vicende vengono tirate in lungo. In “Sirene” si vedranno però solo dei pezzi. L’integrale, otto puntate da tre minuti, andrà online».
Ha già previsto un «Sirene 2»?
«Beh, se piacerà, se divertirà, potrebbe anche continuare. La stagione si chiuderà con un’idea di sviluppo successivo».
A cos’altro lavora adesso?
«Mentre si chiude il set della nuova stagione di “È arrivata la felicità”, scrivo con Monica Rametta una nuova serie, “La compagnia del cigno”, protagonisti sette ragazzi che studiano al conservatorio di Milano. Di questa vorrei essere anche regista».

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