“La guerra è finita”, Michele Riondino e Isabella Ragonese in una nuova toccante fiction

Comincia proprio all’indomani della liberazione (25 aprile 1945) e ci accompagna fino al referendum che abrogò la monarchia (2 giugno 1946). Quattro puntate, in onda dal 13 gennaio su Raiuno

Michele Riondino e Isabella Ragonese in "La guerra è finita"
9 Gennaio 2020 alle 11:55

Si intitola "La guerra è finita" perché comincia proprio all’indomani della liberazione (25 aprile 1945) e ci accompagna fino al referendum che abrogò la monarchia (2 giugno 1946). In mezzo ci sono gli strascichi della guerra, le giustizie sommarie, i trasformismi, il complicato tragitto verso la Repubblica e la Costituzione.

Tutto questo è raccontato attraverso il dramma degli scampati ai campi di concentramento, concentrandosi sui più piccoli e indifesi. Nelle quattro puntate, in onda dal 13 gennaio su Raiuno, s’immagina una tenuta agricola in cui vengono accolti i minorenni che a grappoli tornano da Auschwitz e Birkenau, in cerca di genitori che forse non ci sono più.

Il casale è governato da un gruppo di volenterosi, di cui fanno parte Davide (Michele Riondino) e Giulia (Isabella Ragonese). Nel cast ci sono anche Andrea Bosca, Carmine Buschini e Sandra Ceccarelli. «Il mio Davide» spiega Riondino «è un padre e marito felice che vede la famiglia andare in pezzi a causa delle leggi razziali. Così entra nella Resistenza, cerca disperatamente i suoi cari e presta aiuto ai sopravvissuti». Gli fa eco la Ragonese: «La mia Giulia, invece, non ha mai vissuto la guerra perché di buona famiglia. Lei è una borghese che ha studiato in Svizzera e che sceglie di diventare una custode della memoria, convinta che bisogna “affrontare il mostro” per il bene delle generazioni future».

Il punto di forza della miniserie sono i bambini e i ragazzi, alle cui storie e ai cui traumi è demandato il compito di raccontare l’irraccontabile. «C’è una scena agghiacciante» ricorda Riondino «in cui una bambina di 4 anni non vuole mollare il cucchiaio perché sa che se lo perde verrà lasciata morire di fame». «Lavorare con attori così giovani è stato per me bellissimo» aggiunge la Ragonese. Un capitolo a parte è quello degli automezzi d’epoca. Racconta Riondino: «Michele Soavi, il regista della miniserie, è un esperto e quindi ha preteso che guidassimo personalmente i mezzi. Ma pilotare una vecchia jeep, soprattutto sulle strade emiliane che hanno i fossati ai lati dell’asfalto, è stato a volte rischioso». «Dovendo interpretare una ragazza emancipata e ricca» dice la Ragonese «ho avuto diverse macchine da guidare, e anche pregiate. Ce le forniva un collezionista, che era particolarmente ansioso. Poi sono salita a bordo, ho sgommato in curva e si è convinto. Evidentemente aveva qualche pregiudizio sulle donne al volante».

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