«L’amica geniale»: eccoci nel (finto) rione dove abitano Lila e Lenù

Lo scenografo e la costumista ci raccontano tutti i segreti del set della fiction Rai che sta facendo ascolti record

Ludovica Nasti ed Elisa Del Genio nelle pause vengono riscaldate con coperte e cuscinetti termici. La fiction, infatti, è stata girata nei mesi freddi, ma i protagonisti indossavano abiti estivi  Credit: © Massimo Sestini
5 Dicembre 2018 alle 10:41

Oltre sette milioni di italiani hanno seguito i primi episodi della fiction «L’amica geniale» (tratta dai bestseller di Elena Ferrante; dal 19 dicembre trovate i dvd in edicola con Sorrisi) e si sono fatti trasportare nelle atmosfere polverose del rione napoletano degli Anni 50 dove è ambientata la vicenda.

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Ascolti da evento televisivo a cui le due giovanissime protagoniste, scelte dopo 8.000 provini fatti tra le ragazzine della Campania, hanno reagito così. «Mi sono commossa. Ho pensato che se tanta gente ci ha visto, vuol dire che abbiamo lavorato bene. Voglio ringraziare tutti» dice Elisa Del Genio, che interpreta Lenù. E Ludovica Nasti, la piccola Lila, prosegue: «Io ho festeggiato a scuola, i miei amici e i professori mi hanno fatto una festa a sorpresa». Le due giovani attrici hanno conquistato davvero tutti. «Per strada mi riconoscono, mi fanno i complimenti e mi dicono che somiglio a Sophia Loren» dice Ludovica. E aggiunge divertita: «Alcuni mi hanno anche detto: “Ma vi lavavate? Lila e Lenù sembrano sempre così sporche...”».

La loro notorietà ha già oltrepassato i confini. «Sono andata in gita in Svezia (dove la fiction è stata  appena trasmessa, ndr) e mi hanno invitata in tv» racconta Elisa. «Per strada erano tutti gentili e mi fermavano. La cosa più divertente è stata una signora anziana che ha chiesto al marito di farsi una foto con noi e ho sentito lui che le ha urlato che si vergognava!».

Il budget della serie coprodotta da Rai Fiction, Hbo, TimVision, Fandango e Wildside e diretta da Saverio Costanzo è stato di 30 milioni di euro. «Il rione dove si svolge la storia è stato ricostruito in una vecchia fabbrica abbandonata fuori Caserta, a circa tre chilometri dalla Reggia» spiega lo scenografo Giancarlo Basili. «Nei primi episodi abbiamo fatto con il regista una scelta di monocromaticità: i colori le protagoniste li vedranno solo fuori, quando andranno a Napoli o a Ischia. Ma dentro al quartiere dove vivono è tutto realizzato con 25 toni di grigio. Quasi un’idea metafisica». Una cura particolare è stata destinata anche ai costumi di scena. «Ne abbiamo utilizzati 6.000» spiega la costumista Antonella Cannarozzi. «Lo stile del rione era “da riutilizzo”. A quei tempi gli abiti si facevano a casa, sistemando quelli dei fratelli più grandi o arrangiandosi con la stoffa che si trovava». Un’ultima curiosità. Le bambine portavano i capelli corti per motivi di igiene, così la zona del trucco e parrucco si è trasformata nella “zona del pianto”, perché nessuna voleva farsi tagliare i capelli!

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