La parola ai protagonisti di "Il commissario Ricciardi" e "Mina Settembre", le due fiction di Raiuno che stanno spopolando
e di Paolo Fiorelli
Lino Guanciale: «C’è una Napoli stupenda, e che costumi!»
Le aspettative su “Il commissario Ricciardi” erano altissime e Lino Guanciale aveva gli occhi di tutti puntati addosso. A partire da quelli dei fan del personaggio nato dalla penna di Maurizio de Giovanni. Ma la prova è stata superata a pieni… ascolti.
Lino, è andata bene. Contento?
«Il sollievo è stato tanto. È un lavoro su cui abbiamo investito e rischiato molto, speravamo che lo sforzo venisse ripagato e… abbiamo iniziato bene, siamo felici!».
Lei nella Napoli del 1930 fa la sua bellissima figura. La città è vera o è stata ricostruita?
«Da un lato c’è la Napoli di oggi, riadattata e liberata dai segni contemporanei, come insegne e cartelli. Quando non potevamo toglierli fisicamente, lo facevamo con il computer. Per esempio, abbiamo girato nel famoso Gran Caffè Gambrinus, tra i bar più antichi d’Italia, dove lo stesso Maurizio de Giovanni ha inventato Ricciardi. I proprietari ci hanno permesso di togliere tutto quello che c’era di moderno di fronte al caffè. Ma molti esterni della parte vecchia di Napoli sono stati girati in realtà a Taranto, una città magnifica, con un centro storico integro e senza traffico, che si prestava moltissimo all’ambientazione del tempo. C’è anche una parte che è stata ricostruita in studio».
Anche i costumi sono bellissimi: sono stati fatti da qualche famoso sarto napoletano?
«Per realizzare le giacche di Ricciardi, che sono state fatte con un’attenzione certosina, Alessandra Torella, una grandissima esperta di costumi d’epoca, ha chiesto la consulenza di alcuni grandi maestri della sartoria maschile napoletana».
Lei però non recita con un accento napoletano. Come mai?
«In realtà Ricciardi è del Cilento (in provincia di Salerno, ndr). Per la vita che ha fatto (è cresciuto in collegio e ha una famiglia aristocratica) si suppone abbia un modo di parlare “alieno” rispetto alla città. Però ho inserito qua e là qualche “sporcatura”, come capita a chi vive tanti anni in una città anche se non ci è nato».
So che de Giovanni le ha suggerito di recitare pensando di avere sempre il mal di testa. Lo ha fatto?
«Certo, è scritto anche nei romanzi. Per questo Ricciardi non usa il cappello, soffre davvero di mal di testa cronico. Anche perché su otto persone che incontra, sei sono morte e gli parlano… è il minimo che gli venga l’emicrania!».
Ma ai fantasmi lei ci crede?
«No, non ci credo. Ma sono molto curioso, e come tutte le persone razionali sono affascinato dal tema. Domandarsi cosa ci sia dopo la morte significa chiedersi cosa ci facciamo qui. Sono aperto a ogni possibilità, quindi drizzo le antenne e studio!».
Serena Rossi: «Ritmo, semplicità e personaggi super»
Prima che iniziasse “Mina Settembre”, Serena Rossi aveva detto a Sorrisi: «Sono nella fase in cui non dormo per il nervosismo». Perciò la prima domanda che le facciamo è...
Dopo questo successone dorme finalmente bene?
«Come un ghiro! Beh, a parte la domenica sera, quando comincio ad aspettare i dati di ascolto che arrivano lunedì mattina: lì sono ancora nervosetta... ma insomma ormai ho capito che la mia Mina è sommersa di affetto. Anche perché leggo in diretta i commenti sui social durante ogni puntata».
E cosa dicono?
«Il 95 per cento sono lodi. E poi ci sono quelli buffi, come chi ha lanciato la sottoscrizione “Compriamo a Mina un cappotto nuovo, di quello rosso non ne posso più”. E i gruppi che si firmano “le Rossine” o “le bimbe di Serena Rossi”... Una delle cose che mi fa più piacere è che molti seguono la serie proprio per vedere me. Anche la fiction su Mia Martini era bella, ma la gente la guardava per Mia Martini, mica per Serena Rossi».
Beh, magari per tutte e due. Comunque, come lo spiega questo trionfo?
«Semplicità, ritmo e tanti personaggi azzeccati. Prendete Rudy, il custode interpretato da Nando Paone. Io lo adoro, è buffo, è tenero, il giorno del mio compleanno mi ha fatto pure piangere regalandomi un orologio di legno intarsiato con le sue mani. E la “mamma“ Marina Confalone? Un caterpillar di energia. E gli spasimanti di Mina? Pasotti così saggio e paterno, Zeno così gentile e istintivo...».
A proposito, alla fine chi sceglierà Mina? Ora che l’abbiamo vista amoreggiare con Giuseppe Zeno sembrerebbe che...
«Eh no che non mi avete vista, perché quella era una controfigura! Io sono timida. Comunque posso dire solo che sul versante “romantico” ci sarà ancora un grande colpo di scena».
Guardiamo al prossimo programma, “La canzone segreta”, che vedremo a marzo e dove avrà per ospiti personaggi famosi e amatissimi. Lei un idolo ce l’ha?
«Da ragazzina nella mia cameretta avevo appeso la foto del calciatore Fabio Cannavaro coi capelli lunghi e lo sguardo assassino. È il mio tipo: infatti Davide (Devenuto, attore e suo compagno, ndr) gli somiglia un po’, non trovate?».
E per il nuovo programma in che fase è, attualmente?
«Sono nella fase “Mamma che bello!”. Poi seguirà la fase “Non ce la posso fare” e quella “Devo prepararmi tantissimissimo”. Poi non dormirò alla vigilia e poi... speriamo di risentirci dopo un’altra bella ronfata».