Insieme nella fiction di Canale 5 che torna con la sua seconda stagione a partire da domenica 21 ottobre. E ci sarà anche Elisabetta Canalis...

• «L'isola di Pietro 2»: trama, cast e personaggi
• Le foto sul set di «L'isola di Pietro 2» con Gianni Morandi e Lorella Cuccarini

GIANNI MORANDI
Ormai per tutti gli abitanti di Carloforte lui è semplicemente «il dottore». Un titolo guadagnato sul campo da quando interpreta il pediatra Pietro Sereni nella fiction «L’isola di Pietro», ambientata in questa isoletta a sud-ovest della Sardegna. «Un po’ ci gioco anch’io, quando vado al trucco, 600 metri a piedi dall’albergo, tutti mi salutano dicendo: “Ciao dottore”. E a chi ha figli domando come stanno. I ragazzini che mi fermano per una foto mi chiedono se sono il medico di Fabio Rovazzi! (che lo ha voluto per duettare nel brano «Volare», ndr)» scherza Gianni Morandi, che in questi giorni è ancora sul set per gli ultimissimi ciak della fiction in onda su Canale 5 da domenica 21 ottobre.
Ci sono stati diversi infortuni sul set, «essere medico» le è stato utile?
«Per la maggior parte problemi da ortopedico, però! Io sono un pediatra. C’è chi si è rotto un braccio, chi un ginocchio, chi ha avuto una fibrillazione».
Lei è stato più fortunato.
«Infatti. Ma, anche se sono abbastanza allenato, questa seconda stagione è stata fisicamente più impegnativa della prima. Abbiamo girato scene molto più difficili, in mare aperto, in una grotta, molte di notte…».
Lei è il classico uomo che con 37,5° di febbre si mette a letto?
«Sto quasi sempre bene. Ma se mi ammalo mi rinchiudo in me stesso e mi sembra che mi cada il mondo addosso. A volte ho un po’ di mal di testa o un dolorino alla caviglia, ma lo faccio diventare un caso!».
Sua moglie Anna l’assiste in quei momenti?
«Non mi sopporta. Mi aiuta ma ride dei miei piccoli infortuni».
C’era anche lei nelle ormai famose serate carlofortine?
«Dopo una giornata di lavoro spesso si andava nei locali e si finiva col cantare e ballare con il cast, la produzione e le maestranze. Mia moglie mi prende in giro perché dice che non so ballare. Sembro uno zombie. Ma lì nella confusione generale mi buttavo. Al limite poi dicevo che era un ballo speciale».
Peccato che non sappia ballare, l’avremmo vista bene in un musical con Lorella Cuccarini.
«Ci vorrebbe una bella idea e il ruolo giusto. Quattro passi di danza riesco a impararli, se mi applico. Mi è sempre piaciuto buttarmi e accettare nuove sfide: presentare Sanremo, cantare con un giovane rapper che è il mio opposto come Rovazzi, fare una fiction dopo 20 anni. A volte il risultato è stato buono, altre meno. Il musical potrebbe essere una nuova esperienza, anche se impegnativa».
Ha dato qualche consiglio a Lorella, visto che come lei non recitava in una fiction da anni?
«Lei è una donna forte e solida, una grande lavoratrice, determinata. Una vera leonessa, non solo perché è nata in agosto e quindi sotto il segno del Leone. Ha quattro figli, ha fatto esperienze di tutti i tipi, alla fine era più facile che chiedessi io consigli a lei!».
Torniamo alla Sardegna: piatto tipico di Carloforte?
«Hanno una cucina per metà ligure. La base sono il pesto e il tonno, mischiati insieme. Ogni ristorante ha una sua ricetta tipica: spaghetti al pomodoro e bottarga; lasagne con tonno, pesto e formaggio; salsa di ceci con bottarga. Chiedevo sempre la ricetta, me la davano dicendo che era semplicissima, ma poi quando provavo a farla, una volta tornato a casa a Bologna, veniva uno schifo».
Le piace cucinare?
«Ogni tanto do una mano ad Anna, che mi dice quello che devo fare. Altre volte decidiamo di tentare qualcosa di diverso, come il piatto di Eduardo De Filippo, un pasticcio di patate, pomodoro e cipolla che non siamo mai riusciti a fare bene».
Qual è il suo piatto forte?
«Gli spaghetti al pomodoro, con i frutti del nostro orto. Faccio un battuto di cipolla, a volte aggiungo un po’ di passata e all’ultimo i pomodorini che faccio cuocere in padella insieme con la pasta».
Per finire, ci saluta in “tabarchino”, il dialetto tipico di Carloforte?
«“Guanta ‘na maggia”, che tradotto significa “agguanta una cima”, riferito a quando si va in barca. Vuol dire “non mollare, tieni duro”. Mi hanno regalato una maglietta con questa scritta. Ma i carlofortini mi hanno dimostrato il loro affetto in tanti modi: mi hanno donato libri, bottarga, formaggio, pesto, scatolette di tonno… Ho dovuto riempire un furgone della produzione per riuscire a portare via tutto. Sono davvero persone speciali».

LORELLA CUCCARINI
Sull’isola, quando l’hanno vista accanto a Gianni, non credevano ai loro occhi. Lui ormai è di casa a Carloforte, Lorella Cuccarini è invece la novità della seconda stagione di «L’isola di Pietro», dove interpreta Isabella, una mamma forte che stabilisce con Pietro (Morandi) un legame profondo che potrebbe sfociare in qualcosa di più.
Lo sa, vero, che siete i più amati dagli italiani?
«Ma non c’è paragone: Gianni è imbattibile. Nessuno come lui è riuscito a parlare a così tante generazioni».
Però in discoteca si sentono ancora le sue di canzoni…
«È vero, confermo! Soprattutto “La notte vola”, “Liberi liberi” e “Voci”. È una grande fortuna avere dei pezzi così longevi. Non mi stanco mai di cantarli. In questo io e Gianni siamo simili. Anche lui non ha mai rinnegato i pezzi del passato».
Lei è mai stata a un concerto di Morandi?
«Certo, quando con Baglioni ha cantato al Foro Italico. Tutti e due hanno un repertorio che fa sognare. Sono cresciuta con le loro canzoni, ne ho un ricordo bellissimo».
La prima canzone di Gianni che le viene in mente?
«”Bella signora” e “Vita”. Conosco tanti suoi pezzi perché è un cantante che mia madre amava molto. Ho tutti i suoi 45 giri. Ho fatto anche dei balletti sulle sue musiche».
E un musical con lui?
«Mi piacerebbe tanto. Bisognerebbe trovare un titolo giusto o qualcosa di nuovo».
Musical a parte, a ballare ci va mai?
«No, anche a 20 anni ci andavo poco. Facevo lezione di danza tutto il giorno, la sera al limite andavo a mangiare una pizza con gli amici».
Da sempre lei è il prototipo della brava ragazza. Non è stufa?
«Questa frase mi ha rotto, ma solo perché non sono più una ragazza! Certo, dire “una brava donna” fa brutto, a Roma ancora peggio! Tornando serie, se essere una brava ragazza significa avere sani principi, lavorare con passione, stare bene con gli altri, conoscere le regole della buona educazione, allora è vero: sono una brava ragazza e non me ne pento».
Possibile che non faccia mai niente di folle?
«Tipo mangiare un intero barattolo di gelato davanti alla tv (ride)? Sono paziente, ma se qualcuno si approfitta della mia buona educazione mi arrabbio e non le mando certo a dire».
Ci provi, faccia un ultimo sforzo…
«Ci sono! La mia grande trasgressione è stata riuscire a prendere di nuovo la macchina dopo 12 anni. Avevo avuto un brutto incidente e avevo smesso di guidare. Grazie a mia sorella, che ha insistito, l’ho ripresa e sono rinata».
Niente, lei è proprio una brava ragazza…
«Non sono brava, è che mi disegnano così (ride). La verità è che le cattive ragazze mi diverto a portarle in scena, come la Regina di ghiaccio».
Torniamo alla Sardegna. Meglio il mare o il cibo?
«Il mare. Io faccio molta attenzione a quello che mangio, anche se di occasioni per sgarrare ce ne sono state una marea. Ma quando lavoro resto leggera, se no mi abbiocco».
Piatto tipico di Carloforte?
«C’è un tonno meraviglioso che fanno in tutti modi, però non so quale sia il piatto tipico. Lo ammetto, sulla cucina perdo punti».
E sul set chi vinceva tra lei e Gianni?
«Era una gara perché siamo entrambi due stacanovisti, precisi e puntuali al limite del noioso!».
Siete entrambi genitori, avete condiviso problemi ed esperienze?
«Non è capitato, in genere sono discorsi che si fanno con le mamme».
Gianni però è anche nonno. Lei non ancora.
«Mia figlia ha già 24 anni. Mi piacerebbe diventare nonna quando ho ancora l’energia per dare una mano».
Lei che rapporto aveva con i suoi nonni?
«Ho un bellissimo ricordo dei nonni materni, quelli paterni non li ho conosciuti. Mia nonna era una donna forte, di carattere. Una sera, quando ero piccola, ricordo che bussò un uomo che doveva essere brillo. Nonna andò in cucina, prese un coltellaccio, aprì la porta e lo minacciò finché andò via. Mi sentii molto protetta. L’immagine di lei che difende me e mio fratello è un esempio di coraggio che porto sempre con me».
Forse la cattiva ragazza che c’è in lei nasconde un coltello da qualche parte?
«No, assolutamente no! Io non farei mai quello che ha fatto lei».