Loretta Goggi è la gelida Elvira in “Più forti del destino”

«Non è stato facilissimo girare con quei bustini strizzati» scherza l’attrice. «Ma ho amato il mio personaggio appena ho letto il copione»

Loretta Goggi
11 Marzo 2022 alle 09:04

A distanza di oltre 50 anni da “La freccia nera”, lo sceneggiato tv ambientato nell’Inghilterra del XV secolo che le diede popolarità, Loretta Goggi torna di nuovo protagonista in una serie in costume. Si tratta di “Più forti del destino”, in onda su Canale 5: nella Palermo di fine ’800, l’attrice interpreta una nobildonna senza scrupoli che, dopo un grande incendio dove hanno perso la vita molte donne, costringe una giovane domestica (Laura Chiatti) a fingersi sua figlia (che invece è morta nell’incidente). Per la Goggi, attrice, cantante, imitatrice e giudice di “Tale e quale show”, si tratta di un’ulteriore sfida: «È la mia prima volta in una fiction drammatica Mediaset. Quando ho letto la sceneggiatura mi sono subito innamorata del progetto e del personaggio. Donna Elvira mi piace ma non mi somiglia» spiega a Sorrisi.

Perché Donna Elvira è così diversa da lei?
«È fredda, non si scompone mai, riesce sempre a tenere sotto controllo le emozioni. Io, al contrario, sono educata, gioviale, accomodante ma quando esplodo, esplodo malissimo. Mi spazientisco molto per questioni importanti, di principio».

Lei dà l’idea di essere una persona forte, tutt’altro che arrendevole…
«Io mi sono sempre opposta all’idea che la donna fosse di versa dall’uomo, che ci fossero disparità di trattamento tra i due. Un tempo il gentil sesso era confinato al ruolo di moglie e madre. Per fortuna c’è stata una forte emancipazione, ma purtroppo ancora oggi qualche pregiudizio resiste. Nelle aziende o negli stipendi, per esempio. Come attrice voglio essere pagata allo stesso modo di un mio collega maschio. Ho cercato sempre di proteggere e tenere alta la mia dignità non perdendo mai di vista me stessa».

Le è mai capitato di dover fare una scelta difficile?
«Nel 1981 arrivai seconda al Festival di Sanremo con “Maledetta primavera”. Mi chiesero subito dopo di smettere di fare le imitazioni e di ballare. Mi ripetevano: “Se continui a fare altro, non sei più credibile”. Io non ho voluto piegarmi, ho seguito il mio istinto. E ora sono qui. Rifarei tutto quello che ho fatto, passaggio dopo passaggio. Quest’anno a giugno festeggio i miei 62 anni di carriera: ne sono orgogliosa».

La cosa più rischiosa e pericolosa che ha fatto nella vita?
«Sposarmi (sorride). Il matrimonio è un impegno importante. Anche questo ripeterei».

Nel lavoro, c’è stato un momento in cui si è sentita inadeguata?
«Da ragazza ho provato la sensazione di non essere né carne né pesce, e di conseguenza di non trovare una collocazione giusta. O ero troppo giovane oppure non avevo l’età giusta per interpretare certi personaggi. Ho fatto tanta radio. E poi sono stata contenta di dare la mia voce a donne come Ornella Muti, Silvia Dionisio, Mita Medici. Il doppiaggio ma anche le imitazioni e la recitazione mi hanno dato la possibilità di credere di più in me stessa e di spazzare via la mia innata timidezza. Beh, per questo devo ringraziare innanzitutto mio marito (Gianni Brezza, scomparso nel 2011, ndr)».

È stata una fortuna che vi siate incontrati…
«Lui mi ha spinto a fare il “one woman show”, uno spettacolo in prima persona, dicendomi di liberarmi di tutti i miei complessi e paure. Con Gianni la mia vita privata e professionale è decisamente cambiata».

Le è mai stato proposto di andare all’estero?
«Luchino Visconti disse una volta che se avesse avuto fra le mani la Goggi ne avrebbe fatto una Liza Minnelli. Quando ho presentato la Gondola d’oro a Venezia conobbi il manager di Randy Crawford che mi chiese di andare in America. All’epoca mio marito era tutto. Forse sono stata pazza ma ho sempre anteposto l’amore e la vita privata».

Tornando alla fiction, com’è stato indossare abiti di fine ’800?
«Per me che vengo dalla prosa e che sin da giovanissima ho partecipato a serie in costume, “Più forti del destino” è stato un ritorno alle origini. Non è stato facilissimo girare con busti strizzati anche perché, rispetto al passato, la taglia è cambiata (sorride)».

Lei che cosa pensa di chi sfida il tempo che passa ricorrendo alla chirurgia estetica?
«Prima mi chiedevano di spogliarmi e non volevo. Adesso non me lo chiedono, quindi posso lavorare! Interpretare donne anziane per me è un privilegio. Dicevo sempre a mio marito che essere una media bellezza aiuta perché non investi tutto sull’aspetto fisico. Non giudico le persone che ricorrono alla chirurgia».

Quando deciderà di ritirarsi dalle scene, chi nominerà sua erede artistica?
«Paola Cortellesi e Virginia Raffaele. L’unica differenza con loro è che io ho cominciato giovanissima: le imitazioni con Alighiero Noschese le ho fatte a 21 anni».

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