Luca Bernabei: «Seconda stagione di “Blanca”? Noi siamo pronti»

Parla il produttore di "Blanca", ma anche di "Don Matteo", "Che Dio ci aiuti" e "Sandokan"

Luca Bernabei, Maria Chiara Giannetta e la moglie Paola
6 Gennaio 2022 alle 08:45

Un prodotto innovativo come “Blanca” che si è appena chiuso con ascolti record; titoli come “Don Matteo” e “Che Dio ci aiuti” entrati ormai nel cuore del pubblico e nella storia della fiction; una serie dedicata a Sandokan, l’eroe salgariano amato da grandi e piccini. Con un bagaglio simile non sorprende che Luca Bernabei, produttore nonché amministratore delegato della Lux Vide, sia stato scelto dalla rivista americana Variety come uno dei sette italiani che fanno parte dei 500 personaggi più influenti del cinema.

Bernabei si dice «lusingato» ma preferisce dividere il riconoscimento con chi lavora insieme a lui: «Il premio va a tutto il team della Lux. Mio padre (Ettore Bernabei, fondatore della Lux Vide, ndr) ha voluto creare una generazione di giovani che lavorassero nella comunicazione e che ora sono registi, sceneggiatori, editor. I risultati di oggi sono il frutto dell’investimento di 25 anni fa».

Un investimento che ha portato anche al successo di “Blanca”.
«Gli ingredienti di fondo per un prodotto di successo ormai li conosciamo ma quando parli di un tema delicato come la disabilità non puoi prevedere nulla. Nel caso di “Blanca”, abbiamo scelto di raccontare la storia di qualcuno che si rimbocca le maniche, come la nostra protagonista che è passata attraverso la grande paura e l’ha superata con la consapevolezza di avere ancora tanto da fare. Ha trasformato la sua disabilità in un punto di forza. L’abbiamo raccontata un po’ come una supereroina dei fumetti, il mondo intorno a lei e al suo cane Linneo è colorato e, per questo, devo ringraziare Andrea Bocelli».

In che senso?
«Andrea ci ha fornito la sua consulenza. Ci ha detto: “La gente pensa che io veda nero ma, in realtà, io immagino i colori. Magari sono sbagliati ma ci sono”».

Il pubblico aspetta una nuova stagione di “Blanca”.
«Noi siamo pronti ma è la Rai a dover decidere. Anzi, approfitto di Sorrisi per fare un appello in questo senso all’amministratore delegato della Rai Carlo Fuortes e alla direttrice di Rai Fiction Maria Pia Ammirati».

Intanto, su Rai1 sta per tornare un altro pezzo forte della Lux, “Don Matteo”. È, forse, la stagione più attesa con l’uscita di Terence Hill e l’arrivo di Raoul Bova.
«Ricordo ancora il giorno in cui ne ho parlato per la prima volta con Raoul. Eravamo in macchina e gli ho chiesto: “Tu faresti mai un prete?”. Mi ha risposto di sì. Allora ho continuato: “Faresti mai un prete in Don Matteo?”. Mi ha risposto ancora di sì, senza esitazione. Raoul è in un momento di grazia, è sereno ma, nello stesso tempo, fragile e questa sua fragilità la porta nel ruolo di don Massimo, una bellissima figura di prete moderno. Con lui ci sono i grandissimi professionisti che già conosciamo come Nino Frassica, Maria Chiara Giannetta e Maurizio Lastrico. E c’è la mano dello sceneggiatore Mario Ruggeri, che è un maestro di scrittura popolare. Voglio precisare, però, che con Terence continueremo a lavorare».

C’è già un progetto?
«Ci ha portato una storia molto bella e molto divertente per un film western, il genere che lui ama».

Rimanendo in tema di protagonisti religiosi, è vero che la nuova stagione di “Che Dio ci aiuti” sarà quella dell’addio di Elena Sofia Ricci?
«Elena inizierà la settima stagione, vedremo se la continuerà. È una persona seria, ama il suo pubblico ed è innamorata di suor Angela ma noi l’abbiamo strappata al teatro che è la sua passione. In ogni caso, il successo di serie come “Che Dio ci aiuti” sta proprio nel saperle rinnovare, cercando di mantenerle vicine al pubblico giovane. Noi teniamo molto ai giovani, a dispetto di chi dice che non guardano la tv. Se faccio una serie su Gesù la penso per i non credenti e per i giovani, la sfida vera è questa».

A proposito di sfide, state lavorando a un personaggio che è nell’immaginario collettivo di tutti noi: Sandokan.
«È la produzione più costosa della Lux, sarà una serie di otto puntate da 50 minuti. La stiamo scrivendo negli Stati Uniti perché vogliamo coinvolgere nel progetto gli americani. L’abbiamo affidata a Scott Rosenbaum, uno sceneggiatore di Hollywood che è un maniaco della storia dei pirati e sa tutto su di loro. Per lui la società dei pirati è stata la prima democrazia della storia: dividevano il bottino in parti uguali per tutti, tranne il capo che aveva diritto a una parte e mezza. E le donne erano considerate al pari degli uomini, bevevano e fumavano oppio».

Ritroveremo i personaggi che conosciamo?
«Certamente. L’impianto della storia è quello: Sandokan è un principe, Yanez è colui che lo trasforma in un capo del suo popolo e Marianna è colei che inizialmente li considera dei barbari. La serie, però, non si intitolerà semplicemente “Sandokan” ma “Sandokan e Marianna” e sarà diretta da David Petrarca, già regista di alcuni episodi di “Il trono di spade”».

Avete già una data di inizio delle riprese?
«Giugno 2022. Gireremo in Thailandia e nelle Filippine. In Malesia non possiamo andare perché la situazione Covid è molto complicata».

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