L'attore torna nei panni del poliziotto infiltrato: «È un personaggio tormentato. La mia vita invece è piena di tenerezza»

Il trailer che gira in questi giorni fa già venire l’ansia. La seconda stagione di «Solo», quattro puntate in onda in prima serata su Canale 5, si annuncia ancora più angosciante della prima, come ci conferma lo stesso Marco Bocci che tornerà nei panni dell’agente infiltrato Marco Pagani, nome in codice «Solo». Ma prima di addentrarci nei meandri della fiction targata Taodue, togliamoci subito il pensiero. A maggio, l’attore è stato ricoverato in ospedale da dove ha poi pubblicato un video in cui rassicurava i suoi fan. Nonostante la proverbiale riservatezza di Bocci, non potevamo fare finta di niente.
Questa estate ci hai fatto preoccupare. Possiamo chiederti come stai?
«Ora sto bene, grazie. Ma che spavento! Sono stato fortunato, adesso è tutto a posto e sono in formissima».
Che sollievo, ci hai tolto un peso. Ora possiamo dedicarci a «Solo». Dicevamo che già il promo rende l’idea di quanto sarà intensa questa seconda stagione.
«In effetti sarà molto più cupa e noir della precedente, perché, se nella prima volevamo raccontare nella maniera più realistica possibile alcune dinamiche malavitose, adesso approfondiremo anche l’animo dei personaggi e i loro drammi personali».
Sappiamo che Bruno (interpretato da Peppino Mazzotta), a cui avevi sparato nell’ultima puntata, in realtà non è morto.
«Lo sveliamo fin dal primo episodio, anche perché la storia riprende esattamente da dove l’avevamo lasciata. Però sarà interessante capire in quali condizioni mentali e fisiche ritroveremo Bruno: sarà molto, molto diverso».
Lo sarà anche Solo?
«Ha vissuto un momento straziante: l’uccisione della donna che amava e del figlio che aspettavano. Per fare in modo che la morte di Barbara non sia inutile, Solo deciderà di salvare Agata, la figlia del boss che viene rapita. Ma sarà un percorso faticoso e pieno di compromessi».
Cos’ha di speciale il tuo personaggio?
«È costretto a tenersi tutto dentro, a contenere le emozioni per non esplodere. Non può permetterselo. Ho fatto un enorme lavoro psicologico e introspettivo per riuscire a interpretarlo».
Tu sei così tormentato?
«No, io sono l’opposto! Allegro, dinamico, cordiale, entusiasta e… luminoso!».
Chissà quanta tensione durante le riprese.
«Con la troupe sul set sentivamo il bisogno di alleggerire la tensione scherzando. E a fine giornata andavamo a bere o a cena e giocavamo a fare la parodia dei vari personaggi».
Renato Carpentieri, che interpreta il boss, ha ricevuto il David per il film «La tenerezza», una virtù che lui ha definito «rivoluzionaria». Sei d’accordo?
«Sono un ottimista e penso non sia così rara, forse le si fa poca pubblicità e non ci facciamo caso, ma ce n’è tanta. Anche nella mia quotidianità».
Quali sono i tuoi punti fermi nella vita?
«Spesso chi fa il mio mestiere confonde il lavoro con la vita. Ed è un errore enorme: il lavoro, per quanto lo si ami, è solo lavoro. La vita vera è quella con i figli, con la famiglia, con gli amici di sempre».
Vuoi dire che con tua moglie Laura Chiatti, anche lei attrice, riuscite a tenere il lavoro fuori dalla vostra quotidianità?
«Anche lei ha la stessa visione della vita. Non parliamo mai di lavoro. Difficilmente ci diamo consigli, magari ci consultiamo su un ruolo, facciamo delle osservazioni, ma non è una consuetudine nel nostro rapporto. Non abbiamo tempo. Avendo due bambini piccoli stiamo tanto con loro, non guardano neanche molta tv. Figurati se c’è il tempo per parlare di lavoro».
Siete una delle coppie più belle del mondo dello spettacolo. Qual è il vostro segreto?
«Non ne ho idea. Le cose bisogna volerle, non capitano per caso. Devi difenderle e ci vuole impegno. Come nella vita, bisogna lottare per quello a cui tieni».
Hai appena compiuto 40 anni. Te li senti?
«No, anche perché vivo nel presente e non faccio bilanci».
Ci ha stupito vederti fare il giudice nel serale di «Amici». Lo rifaresti?
«Mi piacerebbe molto, è stato bellissimo. Ho vissuto le stesse illusioni, sogni e ambizioni di questi ragazzi che danno la vita, si preparano e combattono per realizzare i loro sogni».
Cosa consiglieresti a un aspirante attore?
«Se potessi dare consigli, vorrebbe dire che sono saggio e vecchio. Non lo so proprio. È un percorso talmente casuale. Anch’io oggi non saprei da dove cominciare».
E se i tuoi figli volessero seguire le tue orme?
«Faranno ciò che vogliono. Mi auguro che trovino presto la loro passione: quando è vera niente ti può fermare».