Il protagonista maschile di "Studio Battaglia" ci racconta del suo ruolo nella fiction e nella vita

Non è la prima volta che Massimo Ghini interpreta cattivi o, come dice lui, “brutte persone”. E il suo personaggio nella fiction “Studio Battaglia” di errori ne ha commessi parecchi. Giorgio, infatti, ha abbandonato la moglie, l’avvocata Marina (Lunetta Savino), e le loro tre figlie, Anna, Nina e Viola (interpretate rispettivamente da Barbora Bobulova, Miriam Dalmazio e Marina Occhionero), quando le bambine erano piccole, e dopo più di vent’anni ricompare all’improvviso, sperando di farsi perdonare e di recuperare il tempo perduto. «Nella mia carriera ho interpretato i peggiori soggetti. Neanche il ruolo di papa Giovanni XXIII (era infatti Angelo Roncalli da giovane nella miniserie “Papa Giovanni”, ndr) mi ha riabilitato (ride). Ma evidentemente se mi chiamano per essere il cattivo di turno, significa che lo so fare bene. E poi è come in James Bond: puoi dimenticare la trama ma tutti si ricordano il malvagio di turno!» dice l’attore.
Quindi non si può lamentare!
«No, in fondo i ruoli così diversi da me mi intrigano sempre. E poi sono felicissimo di essere tornato a lavorare insieme con due colleghe amiche: con la straordinaria Lunetta Savino avevamo già recitato nella fiction “Raccontami”. E con Barbora abbiamo fatto il remake della miniserie “La cittadella”. Certo in quel caso eravamo marito e moglie, un po’ meglio che essere padre e figlia (ride)».
Di Giorgio cosa la intriga?
«Soprattutto il fatto che è una figura a me familiare...».
In che senso?
«Mio papà si è comportato esattamente come lui. Nel 1957, quando avevo tre anni, i miei genitori si sono separati e io sono cresciuto con mia madre. Ricordo che lei simulava la firma di papà sulle giustificazioni perché all’epoca essere figli di separati era quasi una vergogna».
E poi anche lei ha una prole numerosa: è padre di ben quattro figli, avuti da due donne diverse.
«Con la madre di Camilla e Lorenzo (i due gemelli di 28 anni avuti con Federica Lorrai, ndr) è stata una separazione molto difficile: sarebbe stata un caso perfetto per “Studio Battaglia”».
Ce lo vuole raccontare?
«Alla base del contenzioso ci sono sempre questioni economiche, che creano tanta sofferenza e si ripercuotono sui figli. Credo che ci dovrebbe essere una politica familiare, un sostegno alle coppie che si dividono, in modo da poter intraprendere una nuova vita con la giusta serenità. Questa fiction descrive benissimo che cosa comporta».
Prima c’era stato il matrimonio con Nancy Brilli.
«Io e Nancy non abbiamo avuto figli ma ci siamo amati molto, poi il lavoro che facciamo ci ha portato a essere sempre più distanti e a prendere strade diverse, senza conflitti. Anzi, siamo rimasti ottimi amici».
Beh, oggi sembra aver raggiunto una serenità sentimentale. Si è risposato con la costumista Paola Romano e ha avuto altri due figli, Leonardo e Margherita di 26 e 23 anni. Che giudizio si dà come padre?
«Essere padre è il mestiere più difficile e si impara sbagliando. Io ho avuto la presunzione di pensare di poter gestire tutti gli aspetti della mia vita nel migliore dei modi. Ma non è stato così. Il lavoro di attore porta a stare via da casa per parecchio tempo. E purtroppo non sono stato un padre molto presente. Ricordo che Margherita era appena nata quando sono partito per ben sette mesi. Al ritorno ho trovato questa bimba bella come il sole, che mi scrutava, come a chiedersi: “E questo chi è?”».
Oggi com’è il rapporto con loro?
«Camilla è tra gli assistenti di “Forum” e vive per conto suo. Margherita si è stabilita a Londra, ci sentiamo spesso e quando posso vado a trovarla. Con me vivono Leonardo, che fa l’attore, e Lorenzo, forse quello che ha più risentito della mancanza di una figura paterna. Ma ormai sono grandi e col passare del tempo le barriere generazionali cadono. Con tutti c’è un legame forte e un dialogo aperto, adulto. Anche se a volte, in un certo senso, mi sento un po’ uno “straniero”!».
Che cosa intende?
«Le faccio un esempio. In questi giorni mia moglie è a Salerno da sua madre e siamo tre maschi da soli. Un disastro totale! Ecco, è appena arrivata la spesa on line. Indovini chi la deve sistemare? L’ospite di casa... io (ride)!».
Con Leonardo, che fa anche lui l’attore, vi confrontate su questioni legate al lavoro?
«Sta scherzando? Io ci provo, ma figuriamoci se mi dà retta».
Di cosa va più fiero come padre?
«Prima di tutto di essere il loro padre. E poi della loro educazione. E del fatto che ognuno sta cercando di intraprendere la sua strada con le proprie forze. Inoltre, anche se hanno teste e interessi diversi, sono molto uniti: di questo mi faccio un vanto e do merito anche a mia moglie. Gestire una famiglia allargata è una battaglia che abbiamo vinto!».