In "Doc - Nelle tue mani" è la dottoressa Giordano, una donna forte ma sfortunata con gli uomini. Nella vita invece...

Galeotta fu, mesi fa, una telefonata che Matilde Gioli, l’amatissima dottoressa Giulia Giordano di “Doc”, ha fatto a un maneggio di Roma: «Ho imparato a cavalcare nel 2019 per un film e mi sono innamorata dei cavalli. Quindi nove mesi fa, mentre ero a Roma per lavoro, ho cercato su Internet qualcuno che organizzasse gite a cavallo. Così ho conosciuto Alessandro, e da allora non ci siamo più lasciati». Un amore grande che ha celebrato in un post su Instagram. «Non è da me. Ma l’ho fatto perché eravamo lontani. Ero in America Latina per lavoro da un mese e mezzo e non lo vedevo da un po’. Ho sentito il bisogno di gridarlo al mondo».
È vero che andrete a convivere?
«Intanto ora sono a Roma da lui e ho portato con me anche cane e gatto. Sono indipendente e le volte che ho convissuto è stato a casa mia, non voglio essere invadente. Ma ora è tutto naturale».
Giulia invece è sfortunata. Fanti perde la memoria. Lazzarini muore e Cesconi la inganna. Gli sceneggiatori ce l’hanno con lei?
«Io la sto riscattando nella vita reale, ma mi piace vederla così: è una roccia e per questo le sfortune le danno tutte a lei. Spero però in un futuro migliore».
Dovremo aspettare la terza stagione per vederla felice?
«Immagino di sì. Una parte di me sa che ci sarà una terza stagione, anche perché ci sono storie incompiute e il finale è aperto, soprattutto per Giulia».
Come sta vivendo la fine di “Doc”?
«Ci metto tanto a staccarmi dai progetti, soprattutto così lunghi. Pochi giorni fa ci siamo rivisti con parte del cast all’ospedale di Codogno (LO) per celebrare la chiusura del reparto Covid. Ci siamo abbracciati, mi erano mancati, soprattutto Pierpaolo Spollon: con lui siamo come due compagni di classe».
In quell’incontro c’erano Pierdante Piccioni, la cui storia ha ispirato “Doc”, il paziente zero, i medici…
«Noi siamo andati in “borghese”, ma una volta arrivati lì, sui nostri posti a sedere abbiamo trovato i camici che i medici ci hanno voluto donare. È stato emozionante. Il clima era di positività, ma è stato inevitabile ripensare a quello che abbiamo vissuto dal 2020 a oggi».
Negli ultimi nove anni ne sono accadute di cose nella sua carriera, iniziata per un annuncio appeso a un semaforo e per pagare delle multe…
«Esatto! Ero una studentessa universitaria e facevo nuoto a livello agonistico: giravo in motorino, non capivo quali corsie preferenziali evitare e quindi accumulavo multe. Per pagarle facevo lavoretti, come la baby-sitter, la hostess e davo ripetizioni. Mia madre lesse sul semaforo fuori dalla scuola in cui insegnava che cercavano comparse per il film di Paolo Virzì. L’impegno era di un giorno alla settimana. Poi, portando mio fratello a minibasket, ho visto che facevano i provini lì vicino. Non ne avevo voglia, ma sono andata e così è iniziato tutto».
Alla fine Virzì, per “Il capitale umano”, le ha dato un ruolo da protagonista. È stato traumatico?
«Più che altro folle. Ma era un periodo strano della mia vita. Qualche mese prima che mi dicessero che ero stata presa, avevano scoperto che papà aveva un tumore al cervello e che non ce l’avrebbe fatta. Qualunque cosa facessi in quel periodo, ero come anestetizzata. Le riprese hanno coinciso con gli ultimi mesi di vita di papà. Quando ci ha lasciato, a giugno, mancava una settimana alla fine delle riprese e pochi giorni prima mi ero laureata in Filosofia, ma non mi sono goduta niente. Questa situazione mi ha permesso di affrontare quell’esperienza nuova e magica con indifferenza, ma ci ha rimesso la parte emotiva».
Spesso il caso le ha cambiato la vita: penso al grave incidente alla schiena a 16 anni che però le ha fatto scoprire il nuoto sincronizzato.
«Venivo dalla ginnastica ritmica ed ero disperata. Sono stata più di un anno ferma con un busto e dopo avrei potuto fare soltanto sport acquatici. Così ho trovato un compromesso e mi sono innamorata del nuoto sincronizzato».
Una sportiva laureata in Filosofia. Mente e corpo vanno d’accordo?
«È un equilibrio difficilissimo da trovare, in più sono anche una “viziosa”, amo il cibo e sono golosissima. Da ragazza ho anche fumato e andavo a ballare fino a tardi. Il corpo l’ho stressato molto, ma se esageravo tornavo nei ranghi».
Oggi si è convinta che recitare sia la sua strada?
«Sì, e mi prendo la responsabilità dei miei errori, che prima giustificavo dicendo che ero un’emergente».
Ora cosa l’aspetta?
«Sto per iniziare a Milano le riprese di un film in cui interpreto un personaggio realmente esistito, vissuto negli Anni 20. E in aprile uscirà nei cinema “Bla bla baby” di Fausto Brizzi, ispirato a “Senti chi parla”, con Alessandro Preziosi e tanti bimbi attori».