Maurizio Lastrico, da Zelig al film con Zalone, fino a “Don Matteo”

L'attore e comico genovese ci racconta la sua carriera e parla della sua popolarità in ascesa grazie al ruolo del magistrato Nardi nella fiction con Terence Hill

Cabarettista ma anche attore teatrale (Molière, Goldoni, Shakespeare), Lastrico in tv ha alternato programmi comici a fiction, come “Tutto può succedere”
23 Gennaio 2020 alle 14:41

Maurizio Lastrico lavora nel mondo dello spettacolo da tanto, ma negli ultimi tempi, complice anche il successo di “Don Matteo” dove interpreta il magistrato Nardi, la sua popolarità è in decisa ascesa. «La gente ha cominciato a fermarmi per strada anche in macchina, mi bloccano al bar per chiedermi cosa succederà al mio personaggio, per dargli dei consigli. È una specie di corto circuito tra l’attore e il ruolo, e ne sono contentissimo. Tra l’altro, tutto questo mi porta più gente a teatro».

Nella prima puntata della fiction con Terence Hill il matrimonio tra il pm Marco Nardi e il capitano Olivieri è andato a monte. Ora cosa succederà?
«Non posso dirlo. Uno dei dogmi che gli autori ci hanno affidato è di non dare al pubblico quello che vorrebbe. Anche a noi il finale è stato svelato in dirittura d’arrivo. E ci ha talmente spiazzato che ci sono state revisioni e discussioni anche forti. Quello che posso dire è che non solo il finale della stagione ma quello di ogni puntata avrà dei colpi di scena. Il rapporto tra i due proseguirà, si evolverà e avrà tanti sconquassoni».

Sembra che ci sarà anche un “Don Matteo 13”.
«Tutti noi attori della fiction fremiamo per saperlo. Se vediamo Terence Hill alzare un sopracciglio ci sbilanciamo subito a fare interpretazioni. Dall’aria che c’è in giro sarebbe strano se non dovesse farsi. Poi le logiche sono tante e non dipendono tutte da noi, ma diciamo che i “perché no” mi sembrano veramente pochi rispetto ai “perché sì”».

Lei viene da “Zelig” e dal cabaret: si ritiene un comico che fa l’attore o un attore che fa il comico?
«La mia grande fortuna è che da attore ho colleghi non invidiosi della mia carriera da comico, e i comici non si sentono minacciati dalla mia carriera nelle fiction. La cosa che mi piace di più, e dove forse sono più efficace, è esibirmi su un palco, ma per ora vivo una doppia vita. Il futuro sarà un po’ deciso da me e un po’ dalle chiamate che arriveranno. Intanto a febbraio parto in tournée con “Nel mezzo del casin di nostra vita”, le mia parodia della “Divina Commedia”».

Le sue declamazioni pseudo-dantesche risentono di Vittorio Gassman.
«Eccome. Nel mio immaginario c’è, fortissima, “L’armata Brancaleone”. Ho sempre amato i comici di formazione teatrale come Gassman e Manfredi. Quando ho cominciato a fare il comico, sentivo di dover studiare teatro e sono andato allo Stabile di Genova. Per far ridere bisogna avere gli strumenti giusti, non per mettere in soggezione il pubblico ma per usare al meglio l’espressività del proprio corpo».

Nella sua recitazione resiste sempre una leggera inflessione ligure.
«Io sono di Sant’Olcese, un comune attaccato a Genova. Sono rimasto fuori dieci mesi per “Don Matteo” ma appena posso torno in Liguria. Sono lì la mia indole, la mamma, i miei amici dell’infanzia, sono loro che mi resettano, che mi rifanno la convergenza. Mi piace recitare in dialetto, mantenermi nella tradizione dialettale umoristica di Gilberto Govi e Giuseppe Marzari. E in quello che faccio fuori da Genova porto un po’ della mia genovesità».

E a lei chi la fa ridere?
«Fra i comici Checco Zalone, e non solo perché lo conosco».

A proposito di Zalone, come è arrivato sul set di “Sole a catinelle”?
«Eravamo tutti e due a “Zelig” e Checco apprezzava quello che facevo. Ci siamo trovati un paio di sere a chiacchierare e ho percepito in lui un vero artista, uno che soffre per quello che fa, per l’urgenza di comunicare. Per quel film so che ci fu un problema con un altro attore, e mi chiamò: “Ciao Lastrico, vieni a fare un film con me!”. Così, da un giorno all’altro. Ho interpretato il papà del bambino col mutismo selettivo, un regista “di denuncia” che poi Checco massacra».

Tornerà a fare i suoi monologhi da “Pregiudizio universale” con “Le iene”?
«Subito no. Scrivere e memorizzare 20 minuti nuovi alla settimana è una roba al limite, ed è difficile incastrare i vari impegni. Ma sento che non è un rapporto concluso. Con Davide Parenti (il “papà” de “Le iene”, ndr) ce lo siamo detti, è come se fossimo sempre in attesa. Succederà di nuovo, vedremo quando e in che forma».

Prossimi impegni?
«In primavera su Canale 5 andrà in onda la serie sul mondo della moda, “Made in Italy” (già disponibile su Prime Video, ndr), dove interpreto un grafico degli Anni 70. Sono curiosissimo di vedere come risponderà il pubblico abituato a vedermi nei panni di Nardi. Credo tra l’altro che a oggi sia la cosa migliore che ho fatto. E mi vedrete nel videoclip di una nuova canzone di Max Pezzali, segretissima».

Tempo per la vita privata?
«No, e va bene così, perché mi stanno succedendo tante cose belle. Ma appena posso andrò in Valle d’Aosta a fare snowboard con i miei amici».

Seguici