Maurizio Lastrico: «Sul set sono l’incubo delle sarte»

In "Made in Italy" è il grafico di una rivista di moda, ma la sua vita è... meno chic

Maurizio Lastrico in "Made in Italy"
21 Gennaio 2021 alle 09:31

Originario di Sant’Olcese, sulle colline sopra Genova, Maurizio Lastrico ha da sempre messo nei suoi personaggi, oltre a un’immancabile inflessione doc, quella “genovesità” che lui declina come «una schiettezza che può farti sembrare un po’ caustico, ma attraverso l’umorismo ti prende in giro e ti dimostra affetto». Anche nella serie “Made in Italy” Lastrico non tradisce la sua “genovesità”: interpreta Filippo Cerasi, il grafico della rivista di moda “Appeal” nella Milano degli Anni 70. Ma è genovese pure lui, ovviamente.

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Quali sono i tratti distintivi del suo personaggio?
«Credo e spero che esca la sua umanità. Filippo è una persona complessa, ha lasciato la famiglia per seguire il lavoro, deve combattere in una società castrante per il suo stile di vita».

In che senso?
«È un personaggio che vive la sua omosessualità negli Anni 70, ossia: “Si fa ma non si dice”. Dall’altra parte c’è il mondo della moda con più apertura, c’è un gruppo di lavoro coinvolgente, e lui è una persona innamorata del suo mestiere».

Lei a grafica invece come se la cava?
«Malissimo. A scuola ero “esentato” in disegno tecnico. Quando si facevano le proiezioni ortogonali io ero un disordinato cronico, con le macchie di focaccia sul foglio, e lì sono stato ritenuto non idoneo al disegno tecnico. Come quelli che non fanno educazione fisica».

Sa che cos’è un timone?
«No».

È la sequenza delle pagine di un giornale.
«Ah, io lo conoscevo in un altro ambito... Comunque nella serie mi sono fatto supportare, per la gestualità, da persone esperte, che facevano quel lavoro negli Anni 70. Il papà del regista Ago Panini è stato lui stesso un grafico».

La sua font (carattere tipografico) preferita?
«Di solito uso quella predefinita, “Times new roman”. Avevo trovato una font tipo quella di una vecchia macchina da scrivere con qualche macchiolina su alcuni caratteri per farmi un tatuaggio, ma poi non l’ho fatto».

Cosa voleva tatuarsi?
«“Non so ancora che tatuaggio farmi”. La frase che mi rappresenta. Ho degli slanci, cose che vorrei fare, ma poi non ho il coraggio. Del resto nel nostro mestiere avere tatuaggi è pure un problema: ci vogliono ore di trucco per coprirli».

Con la moda, invece, che rapporto ha?
«Sono scarsissimo nel vestirmi, non ho gusto, anche se dicono che ho un mio stile. Sono sempre stato vestito da mamma e fidanzate. Avete presente la frase: “Gli abiti bisogna saperli portare”? Io non ce la faccio! Ho i fianchi larghetti e le braghe a mezza gamba».

Il capo di moda più bello del suo guardaroba?
«I vestiti fatti su misura per “Made in Italy”, camicie di seta, pantaloni a zampa, certo non facili da indossare... Quando viaggio compro spesso dei vestiti. Anche in questo caso ho grandi slanci, poi però non ho il coraggio di metterli. Per questo amo Filippo, lui ha il coraggio di osare. Osare attraverso un personaggio mi piace molto».

Se fosse un grafico come si “impaginerebbe”?
«Anche nella scelta delle foto sui miei social sono scarsissimo, c’è sempre una volontà di naturalezza, di non addobbarmi. Negli sfondi si vedono lampadari senza lampadine, vestiti buttati per terra. Forse accettare il fatto di non essere perfetto è anche una forza».

Mai fatto un servizio di moda?
«Magari, giusto per i negozi sotto casa a Sant’Olcese... Cerco di allenarmi, di lavorare sulla forma fisica, sul metabolismo, ma non mi riesce di diventare un modello di biancheria intima. Sogno un consulente di look. Ho anche chiesto consigli a chi mi segue sui social».

Suggerimenti pervenuti?
«Il look che piace molto è quello che ho in “Don Matteo”, vestito elegante, molto precisino. Il contrario del mio. Io mi sporco e sgualcisco i vestiti nel giro di cinque minuti. Sono l’incubo delle sarte: sui set mi fanno vestire all’ultimo momento e mi fanno mangiare con dei bavaglini per non sporcarmi».

Chiudiamo l’intervista in rima, che è da sempre il tratto distintivo dei suoi monologhi comici?
«I miei auspici a voi più alti e buoni / che spero sian per noi di buon auspizio / o amici di Tv “Smile” e Canzoni / un bacio da Lastrico Maurizio».

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