È atterrato a Milano, ha raggiunto il Conservatorio e subito ha portato scompiglio

È atterrato a Milano, ha raggiunto il Conservatorio e subito ha portato scompiglio. Stiamo parlando del maestro Teoman Kayà, interpretato dall’attore turco Mehmet Günsür. “Amico” di vecchia data del collega Luca Marioni (Alessio Boni) e di sua moglie Irene (Anna Valle), nasconde più di un segreto.
È giusto definirla il “cattivo” della serie "La compagnia del cigno 2"?
«Teo ha un lato oscuro, è l’antagonista di Luca. I cattivi sono impegnativi da interpretare perché sono concentrati sul loro scopo. E poi si aggiunge anche un problema di salute che lo porterà a fare delle cose… interessanti».
Com’è entrato nei suoi panni?
«Sono fortunato perché ho suonato per tanti anni la batteria e ho cantato in un gruppo rock fino a 21 anni. A casa ho un sacco di strumenti, sono un patito della musica, anche se non l’ho mai studiata. Ho una sorella di sette anni più grande, quando venivano i suoi amici a casa nostra ascoltavo con loro gruppi non certo tipici per un 12enne: Supertramp, Talking Heads, The Alan Parsons Project…».
Non esattamente le sinfonie di Puccini che dirige nei panni di Teo.
«Per imparare ho seguito delle lezioni online durante il lockdown e ci ho preso gusto. Ho incontrato i ragazzi solo quando abbiamo girato la prima scena. Dirigerli è stata una sensazione incredibile».
So che il ruolo gliel’ha proposto il regista Ivan Cotroneo, suo vicino di casa. Com’è andata?
«Da circa sette anni abito a Roma in un grande palazzo. Sapevo che c’era anche Ivan, ma non lo avevo mai visto. Lui invece sapeva chi fossi».
Fin da piccolo sognava di recitare?
«Mamma è un’insegnante di tedesco in pensione, papà era un ingegnere industriale. Non avevano a che fare con l’arte. Però avevano un forte senso artistico. Sono cresciuto sentendo le canzoni italiane e fin dall’età di 5 anni mia mamma mi portava ai festival del cinema di Istanbul. Hanno lasciato sia me che mia sorella liberi di scegliere. A 7 anni per caso ho girato uno spot e a 12 una serie con i più importanti attori turchi».
Ma la decisione di fare l’attore nella vita quando l’ha presa?
«Nel 1996, quando ho girato "Il bagno turco". A Istanbul gestivo un ristorante e un amico mi disse che Ferzan Özpetek cercava un attore per il suo primo film. Ci incontrammo e andò bene, anche se mi costrinse a tagliare i capelli che portavo lunghissimi. Il film fu un successo e grazie a quel ruolo un regista teatrale di Bologna mi propose uno spettacolo che portai in tournée per quattro anni».
In Italia ha trovato anche l’amore…
«Katerina (Mongio, regista di documentari, ndr) cercava il protagonista per il suo primo lungometraggio. Grazie a una sua amica ci siamo incontrati. Il lavoro non si è fatto, ma la nostra storia dura da 17 anni. È stato naturale pensare di creare una famiglia assieme a lei e oggi siamo felici con i nostri tre figli».