Nelle fiction del momento c’è la presenza di (Giuseppe) Zeno

L’attore napoletano è la star di tante serie di questa stagione. E non solo: «Ho fatto un film con Morgan Freeman» svela

Giuseppe Zeno
24 Novembre 2021 alle 14:00

Fiction che vai, Giuseppe Zeno che trovi: l’attore napoletano è su Canale 5 in “Storia di una famiglia perbene” e su Raiuno con “Blanca”. E intanto lo si può rivedere su Mediaset Infinity in “Luce dei tuoi occhi” e su RaiPlay in “Mina Settembre”, di cui sta per girare la seconda stagione.

Zeno, lei è ovunque!
«È un caso: per il Covid alcuni progetti sono stati rimandati e poi, al momento della messa in onda, si sono accavallati».

Le piace questa coincidenza?
«Sì, perché vuol dire che lavoriamo. Visti gli ascolti, vuol dire anche che il nostro lavoro piace al pubblico. E dico “nostro” perché se una fiction va bene il merito non è della mia faccia, ma è sempre frutto di un lavoro di squadra».

Che effetto le fa vedersi in tv su tutte le reti?
«Non è che proprio mi cerco la sera in tv... Sì, per curiosità guardo una puntata, per vedere com’è il risultato finale rispetto a ciò che ho vissuto sul set. Ma, essendo ipercritico, tendo a trovarmi i difetti e cerco di capire come fare meglio la volta successiva».

Ormai è uno “di casa” per gli italiani. Come vive la popolarità?
«Popolarità fa rima con affidabilità. Io spero sempre di essere credibile in ogni sfumatura dei miei personaggi. E mi auguro che con il pubblico si crei la magia: come la catarsi nelle tragedie dell’antica Grecia. Più che sui social, dove comunque un’idea dell’affetto della gente te la fai, io sento un rapporto speciale, più vivo che mai, a teatro».

Pescatore in “Storia di una famiglia perbene”, professore in “Luce dei tuoi occhi”, ginecologo in “Mina Settembre” e ispettore in “Blanca”. Non si confonde mai tra i ruoli?
«No (ride). È una questione di scrittura: se è buona, le battute vengono da sé, io seguo l’onda».

Qual è il suo metodo per entrare e uscire da un personaggio?
«Non amo parlare di “metodo”, anche se è famoso il metodo Stanislavskij nella recitazione, perché per me non c’è nulla di codificato. Volta per volta, è una questione di intuizione, suggestione, preparazione e abnegazione».

Come accade in “Sei personaggi in cerca d’autore” di Luigi Pirandello, anche i suoi personaggi la vengono a cercare e le parlano?
«In un certo senso sì. Quando studio un copione a casa, mentre mi pettino davanti allo specchio o mentre preparo un caffè in cucina, ripeto le battute senza accorgermene. E mia moglie (l’attrice Margareth Madè, ndr) dall’altra stanza mi chiede: “Parli con me?”».

Le è capitato di pensare che la battuta di un copione di una serie si sarebbe adattata bene anche a una scena di un’altra fiction?
«No. Sarebbe come se, dal fruttivendolo, una signora chiedesse un chilo di mele e ricevesse un chilo di arance. Non può succedere, perché frutti diversi stanno in cassette separate».

Come affronta la catena di montaggio di più set in contemporanea?
«A me non è mai capitato. Cerco di non stare troppo tempo lontano dalla famiglia, al massimo due o tre settimane di fila. Ma non è nulla di eccezionale e non succede solo agli attori: lo facevano anche mio padre, che lavorava su un peschereccio, i miei zii sulle navi mercantili. E lo fanno tanti agenti di commercio. Sono sacrifici che per lavoro si fanno».

E sua moglie come prende questi periodi di distacco?
«Bene. Se non fosse così, sarebbe un bel problema! Per fortuna le nostre figlie non vanno ancora a scuola e quindi di tanto in tanto mia moglie mi raggiunge con le bambine sul set».

Simona Cavallari in “Storia di una famiglia perbene”, Maria Chiara Giannetta in “Blanca”, Serena Rossi in “Mina Settembre”, Anna Valle in “Luce dei tuoi occhi”. Cos’hanno in comune le sue partner professionali più recenti?
«Sono le vere protagoniste! Colleghe deliziose, con cui è bello lavorare».

Si è sentito con tutte nelle prime puntate per un “in bocca al lupo”?
«Certo, per scaramanzia è d’obbligo farsi una telefonata e commentare».

Ora è fermo a casa a girarsi i pollici o lavora a nuovi progetti?
«Ho finito di girare “Muti”, thriller con Morgan Freeman. Io interpreto l’ispettore italiano Lavezzi che collabora con l’Interpol alle indagini su un serial killer. È stata un’esperienza di soli cinque giorni, ma molto intensa, e mi sono misurato con la lingua inglese».

Invece le riprese di “Mina Settembre 2” sono già iniziate?
«Iniziamo tra qualche giorno».

Si riposerà nei prossimi mesi?
«A dicembre torno a teatro con “I soliti ignoti”, sarò in tournée fino a marzo».

Come ricarica le energie tra un impegno e l’altro?
«Mi rilasso in mezzo alla natura, faccio attività fisica in palestra e mi concentro nel mio ruolo più importante, quello di papà di Angelica e Beatrice. E cerco sempre di migliorarmi. Perché l’attore è come l’atleta: non basta vincere una gara. Devi allenarti per quella dopo. Anche perché i periodi di “magra” sono sempre in agguato. Io non dimentico gli inizi, le porte in faccia ai provini, il dover lavorare nei ristoranti per pagarsi le stanze in affitto».

Se la definissero “il prezzemolino” della fiction, si arrabbierebbe?
«No, mi farei una risata. Il prezzemolo ci sta sempre bene, come il sale. E pure io lo metto su tutto».

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