“Nero a metà”, Caterina Guzzanti: «La mia Elisa è svampita ma risolve tutto»

«E io che volevo tanto fare l’attrice drammatica... ma niente, non mi propongono mai un ruolo così»

9 Maggio 2022 alle 08:35

Elisa Cori è il capo della Scientifica nella serie di Raiuno “Nero a metà” dove Claudio Amendola dirige un commissariato di polizia romano. Elisa arriva da Brescia con l’aria svampita, gli occhi sgranati, il fare distratto e una borsa piena di cianfrusaglie che rimesta senza sosta. Ma quando questa apparente sconclusionata si presenta sul luogo del delitto procede meticolosa e instancabile, e non sbaglia un referto. A interpretarla c’è Caterina Guzzanti, attrice, comica, da sempre volto di sketch e creatrice di personaggi divertenti in televisione e al cinema.

Non aveva detto che voleva fare l’attrice drammatica?
«Sì, ma non me lo fanno fare! Mi offrono un personaggio che inciampa, che perde il proiettile, che sbatte su uno spigolo, a cui casca la borsa o il bicchiere di mano... Ma piano piano riuscirò a sfondare questo muro di “mono-visione”!».

Intanto la sua Elisa è molto simpatica.
«Elisa è un personaggio che mi sono divertita a interpretare, sembra talmente fuori dal mondo, è una ottimista ma anche una meticolosa, si mette lì con i suoi metodi all’antica, adopera il righello, disegna pupazzetti, non usa il computer. Ed è molto testarda, anche in amore non accetta un rifiuto, vuole provare a oltranza a riconquistare il sovrintendente Bragadin».

Tutto per amore. Dice: «Sembra che le pazzie siano una mia specialità».
«Evidentemente, guardando da fuori, tutto quello che fa è una pazzia, e invece lei va avanti, ha un approccio molto zen».

Lei ha mai fatto “pazzie” per amore?
«Beh, sono stata molto insistente e in alcuni casi ho avuto ragione. Diciamo che dopo una certa età l’orgoglio lo metti da parte e punti alla chiarezza più che all’effetto sorpresa o all’effetto mistero: “Avrà capito il mio sguardo?”. Dopo i 40 anni se non sono certa, chiedo direttamente».

L’insistenza di cui, a ripensarci, si vergogna ancora?
«Mi è capitato di lanciare segnali e poi altri, e altri ancora pensando di non essere stata chiara finché il pover’uomo mi ha detto: “Ti devo fare un disegno?”. È stata una delle cose più esilaranti e imbarazzanti della mia vita. Ho riso moltissimo. Ora siamo amici».

E nel lavoro per un ruolo ha mai inseguito qualcuno?
«No, sono proprio negata, qui sono molto orgogliosa. Anzi non voglio sentire di aver forzato la mano in nessun modo, cammino circospetta e defilata, chi mi vuole mi chiama. Forse dovrei, strategicamente, invertire i due atteggiamenti».

Una volta ha detto che per i suoi personaggi “ruba” sempre qualcosa alle persone che conosce.
«Per Elisa mi sono ispirata a un’amica, al suo modo di stupirsi continuamente anche per delle cose che non sono stupefacenti, l’essere sempre solare e pronta a sorridere, a entusiasmarsi di ciò che le racconti: ti guarda negli occhi e vuole prima di tutto sapere come stai».

Sembra una parodia della poliziotta, in realtà si rivela la persona giusta al posto giusto.
«È una dinamica frequente più nella commedia che nel poliziesco, infatti il mio è un personaggio un po’ in bilico, ma in questa stagione la serie mi pare abbia preso una piega meno cupa».

Di parodie lei è una specialista: politiche, giornaliste, miss, giovani viziate... Ce n’è una che ha amato di più?
«Ho amato tutti i personaggi che ho inventato. Non faccio imitazioni, mi annoia, c’è chi è più bravo di me. Su richiesta, se serve, lo faccio. Ma di solito amo le persone che incontro e che mi colpiscono, specialmente nel linguaggio. La mia Miss Italia parlava come le ragazze di periferia degli Anni 90. Orsetta Orsini è stato il concentrato del mio filone bambinesco».

Oggi quale categoria potrebbe ispirarla?
«Adesso, volente o nolente, ho inforcato il “filone mamme”. Avendo un figlio di 7 anni mi trovo a confrontarmi con il calderone della maternità, è un contenitore che rispetto molto anche se loro mi fanno molto ridere. Stiamo a un passo dalla terza guerra mondiale e ci sono dieci post nelle chat delle mamme su “dove trovo le migliori bomboniere per la mia principessa”».

«Siccome nulla mi fa ridere, rido per cortesia»: è sua questa frase?
«L’ho detta l’anno scorso quando ho fatto “LOL: Chi ride è fuori”. Era una provocazione, ovviamente. Per fortuna rido. È che sono viziata dalla mia famiglia, da mio fratello Corrado e mia sorella Sabina, sono cresciuta con “Avanzi” e, avendo frequentato sempre comici e altri colleghi, sono molto allenata a capire la battuta che si prepara e sta arrivando».

Talmente allenata che a “LOL” è arrivata in finale...
«Lì, forse, ero anche svenuta dentro per non ridere».

Ha fatto da apripista in famiglia visto che quest’anno ha partecipato suo fratello Corrado.
«Tifavo perché facesse cose divertenti, non perché vincesse. In un certo senso hanno vinto tutti e tre i finalisti. A “LOL” il primo anno eravamo concentrati a non ridere piuttosto che a buttarci e io un po’ per timidezza non volevo disturbare. Poi, con mio grande stupore, ho visto che davanti a scuola di mio figlio i bambini mi chiedevano l’autografo, una cosa incredibile e tremenda. La tv è un mezzo che ti dà ogni volta nuova notorietà e nuovo pubblico».

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