Quest’anno sono andate in onda fiction già viste prima del “solito” periodo estivo. Noi abbiamo cercato di capire il motivo

Ci sono le repliche delle fiction in tv, dunque è arrivata l’estate. Anzi no. Contrariamente alla tradizione, che vuole le repliche in onda tra giugno e agosto, quest’anno la Rai ha deciso di cominciare a riproporre prodotti già visti a partire da marzo. E allora mentre sugli alberi sbocciavano i fiori... su Rai1 sbocciavano “Il commissario Montalbano”, “La sposa” e “Imma Tataranni”. E a Sorrisi fioccano le mail dei lettori che protestano: possibile che la programmazione vada in ferie già dalla primavera? Noi paghiamo il canone alla Rai per tutto l’anno: perché dobbiamo accontentarci delle repliche per così tanti mesi? Abbiamo indagato...
Replica o prima tv: chi decide?
«Premesso che al momento ci sono fiction in prima tv, come “Un passo dal cielo 7” che è appena terminata e “Vivere non è un gioco da ragazzi” partita il 15 maggio, le decisioni sulle repliche vengono prese di comune accordo con Rai Fiction» spiega Marcello Ciannamea, direttore pianificazione palinsesti Rai, «sulla base dell’interesse che i prodotti proposti in precedenza avevano suscitato. Basti pensare a quanto sia ancora efficace “Montalbano”».
Ma perché viene scelto di mandare in onda una replica e non invece una prima tv? «Le uscite vengono concordate a livello di palinsesto» precisa Maria Pia Ammirati, direttrice di Rai Fiction. «La scelta di mandare una prima tv o una replica è dettata da due considerazioni: la prima è su quanto sia disponibile tra le produzioni già pronte; la seconda si basa sul piano editoriale di Rai Fiction, “pensato” sempre in prospettiva e non limitato all’oggi, come sarà chiaro con le nuove offerte del 2023-2024, che vedranno molte novità con titoli che raccontano il nostro recente passato, il mondo al femminile, la storia e i personaggi che hanno contribuito a creare la nostra identità. Senza dimenticare i temi del nostro tempo, basti pensare a un titolo che ha polverizzato ogni record: “Mare fuori”. Questa linea editoriale sta caratterizzando Rai Fiction e credo sia una strada sulla quale sarà inevitabile continuare a camminare. D’altronde, attraverso i numeri dell’audience, è proprio il pubblico stesso a chiedercelo».
È vero: il pubblico ha mostrato di gradire e apprezzare anche le fiction in replica (non tutte e non sempre, per la verità, con Montalbano che è un caso a sé e ne parleremo più avanti). Però rimane il tema del canone, che va pagato tutto l’anno mentre per mesi i telespettatori si trovano a dover seguire delle repliche. «Quanto al canone» prosegue Ciannamea «non posso non ricordare che la quota versata dagli italiani al servizio pubblico è la più bassa d’Europa e proprio parte di quella cifra contribuisce alla creazione delle fiction, che hanno i propri tempi di realizzazione. E comunque, le sembrano poche 100 prime serate di fiction e circa 350 prodotti per il day time? Per non dimenticare le prime serate di intrattenimento». No, non sembrano poche. Ma le repliche continuano a sembrare troppe.
Giancarlo Leone: SOS produzione
Qualche giorno fa Giancarlo Leone, presidente dell’Associazione produttori audiovisivi, ha lanciato l’allarme: «La situazione di stallo in cui è entrata la Rai è un’emergenza» ha dichiarato, «e avrà effetti sulla prossima stagione televisiva. Ciò costituisce un danno per la stessa Rai e per tutto il mondo della produzione». Ma allora cosa sta succedendo? «Nel gergo tecnico le fiction sono un prodotto di “utilità ripetuta”, cioè fatto per essere visto tante volte (contrariamente ai contenitori live, per esempio, che si chiamano di “utilità immediata” e che vivono di un solo passaggio televisivo), quindi le repliche non vanno criminalizzate». Ma come mai quest’anno sono cominciate prima? «La Rai non sta investendo sufficientemente sulle serie televisive perché non ha abbastanza soldi da mettere sul prodotto culturale audiovisivo» prosegue Leone. «L’investimento è passato dai 220 milioni di euro di sei-sette anni fa ai 170 milioni di euro di quest’anno: con i fondi che ci sono non si arriva a coprire adeguatamente il fabbisogno di prodotti nuovi».
Giorgio Marchesi: a volte mi sdoppio
Può succedere che un attore si ritrovi in tv contemporaneamente con una serie vecchia e una in prima visione. È quello che è successo a Giorgio Marchesi, recentemente in onda nello stesso periodo con “La sposa” e con la nuova stagione di “Un passo dal cielo”. «Sono contento quando una mia fiction va in replica, perché vuol dire che è piaciuta e che ha avuto successo» dice Marchesi. «Certo, da attore preferisco evitare una sovraesposizione, ma in questo caso non è stato un problema. E poi “La sposa” è stata così amata che la gente mi ha scritto: la conosco a memoria, so come va a finire, ma la seguo lo stesso. Mi fa ridere che il personaggio di Italo, il contadino veneto di “La sposa”, e quello di Paron di “Un passo dal cielo 7” siano molto diversi ma abbiano entrambi un cappello da cowboy in testa (ride)!». Quando va in onda una replica gli attori vengono avvertiti prima? «No, io spesso lo scopro dai messaggi che mi arrivano: “Ti sto guardando in tv!”» dice Marchesi.
Giacomo Campiotti: «Sono felice se una mia serie è replicata»
«Sono felice se un mio prodotto va in replica, perché non dovrei esserlo?» commenta il regista di “La sposa” Giacomo Campiotti. «I miei lavori li faccio per il pubblico, quindi sono contentissimo se vengono riproposti più volte. Poi certo ci vuole una sapienza nella programmazione, ma in questo non sono un esperto». Nessun problema col fatto che vada in onda una cosa più vecchia mentre lei è impegnato in un lavoro nuovo e del tutto diverso? «No, i personaggi che racconto non invecchiano mica (ride)». Allora è tutto positivo nel fatto di mandare in onda le repliche? «Non tutto. Con budget sempre più bassi se la replica serve a tappare i buchi nel palinsesto, allora rimango perplesso. Soprattutto perché la nostra fiction difende anche una identità, una cultura nazionale e tagliare i fondi per realizzarne di nuove è qualcosa che non condivido».
Gli attori e i registi guadagnano se vanno in onda le repliche?
L’abbiamo chiesto a Moira Mazzantini agente di attori (tra gli altri, Stefano Accorsi, Vittoria Puccini, Pierfrancesco Favino, Luca Zingaretti, Luisa Ranieri) e registi famosi. «I registi percepiscono i compensi Siae per il diritto d’autore» spiega la Mazzantini «mentre gli attori hanno un compenso per le repliche, versato da Rai e Mediaset, che viene gestito dalla “Nuova Imaie” (per un gruppo di attori) e da “Artisti 7607” (per un altro gruppo di attori). Non sono grandi cifre ma è pur sempre qualcosa. Il problema non è solo economico, il fatto è che non c’è alcuna regolamentazione in quanto Rai e Mediaset, che sono i soggetti che fanno più repliche, sono proprietari a cui vengono ceduti loro tutti i diritti di sfruttamento, quindi possono mandare in onda le repliche quando vogliono. Questo può essere una buona cosa, dal momento che così vengono ricordati prodotti di successo, ma può anche essere una cosa negativa perché un attore può ritrovarsi, senza saperlo, in televisione con una replica e contemporaneamente promuovere un nuovo film creando confusione nella testa della gente. Io credo che la associazione Unita (Unione nazionale interpreti teatro e audiovisivo, la cui presidente è Vittoria Puccini), che raccoglie il 95% degli attori italiani, stia facendo un ottimo lavoro da questo punto di vista, perché sta cercando di costruire un contratto nazionale nell’audiovisivo in modo che tutte queste cose vengano regolamentate, come succede all’estero».
Carlo Degli Esposti: il caso (unico) di “Montalbano”
Con le sue 213 repliche dei 37 episodi, nei 24 anni di vita, “Il commissario Montalbano” è davvero un caso a sé: sembra che il pubblico non si stanchi mai di vederlo e rivederlo, con una media, solo per le repliche, del 22,62 percento di share e 5.382.000 spettatori. E non parliamo delle prime visioni, che regalano una media del 34,05 percento di share con 9.155.000 fedelissimi spettatori. Per questo l’impressione è che la Rai, che ne detiene i diritti, lo utilizzi come un jolly, tirandolo fuori dal cilindro di tanto in tanto.
«Certo, avendo a disposizione delle fiction di successo, si cerca di ottimizzarle» commenta Carlo Degli Esposti, produttore, con la sua Palomar, di “Il commissario Montalbano”. «Quest’anno in effetti le repliche sono cominciate prima: è il frutto del riposizionamento degli investimenti della Rai, su cui non esprimo giudizi». Ma qual è il segreto della replicabilità di “Montalbano”? «I protagonisti pelati hanno più versatilità rispetto all’età: se avessi scelto un attore con i capelli, non sarei riuscito a fare 24 anni di programmazione in prima visione (ride)! Sul momento i pelati perdono giovinezza, ma poi mantengono più a lungo una mezza età. È una riflessione che ho fatto da poco, prima mi limitavo a dire: “Pelato il produttore, pelato il protagonista...” (ride). Seriamente, uno dei motivi della replicabilità di “Montalbano”, di cui sto restaurando i vecchi episodi, è che c’è una linea orizzontale di personaggi forti, poi una lettura complessa: i colpevoli, gli assassini non te li ricordi tutti, per cui provi piacere a ripercorrere con il protagonista l’indagine per risolvere il giallo. Questa è una magia tutta di Andrea Camilleri».