Incontenibile e simpaticissimo, l’attore è Riccardo, il giovane specializzando conteso da due donne
Pierpaolo Spollon ha compiuto gli anni il 10 febbraio, lo stesso giorno di Blanco, il vincitore, con Mahmood, di Sanremo: «Ecco, mai una gioia! Tutti hanno pensato a lui, com’è giusto che sia, e la mia festa è passata in secondo piano» ci dice con un gran sorriso l’attore che in “Doc Nelle tue mani” interpreta lo specializzando Riccardo Bonvegna, tra i personaggi più amati della serie.
Pierpaolo, nella prima stagione il suo personaggio era tormentato per via della protesi alla gamba. Ora sembra averci fatto pace...
«Lo ha accettato e ora va avanti, anche se in alcune puntate “userà” la gamba come metodo coercitivo verso i pazienti per convincerli a fare un’operazione».
Riccardo va avanti e cosa trova sul percorso?
«Anche lui viene colpito dal trauma post-Covid. Ne soffre più di tutti. Ha combattuto in prima linea e quando dai tanto devi capire cosa lasci indietro. Lui è così empatico e generoso da non rendersi conto di essere a un passo dal distruggere tutto: lavoro, amicizie e amore».
Ecco, l’amore. Riccardo ha il cuore diviso tra le colleghe Alba (Silvia Mazzieri) e Carolina (Beatrice Grannò). Ci saranno sorprese?
«Molte. Nell’ultima puntata ci sarà un colpo di scena incredibile! Nessuno se lo immagina. Riguarda la dinamica della mia storia d’amore».
Anche a lei è capitato di essere conteso e di non sapere chi scegliere?
«Mi è successo una volta e ho litigato con il mio migliore amico per questo, ma tendenzialmente quando faccio innamorare una ragazza ci arrivo per gradi e non creo situazioni ambigue».
Invece sul set ne ha combinate di tutti i colori. Ci racconti quella volta in cui ha davvero esagerato.
«Gli attori hanno un approccio diverso al mestiere. C’è chi è serioso e chi, come me, è della scuola di Neri Marcorè. Lui dice che se ridi e scherzi prima del ciak, togli l’ansia da prestazione e rendi meglio. Nel mio caso ho visto un netto miglioramento, ma a volte non mi trattengo. Tanto che per la prima volta il regista Giacomo Martelli mi ha sgridato perché un’attrice si sentiva in difficoltà per questa mia esplosività».
Con il camice ormai sarà a suo agio. Ne sente anche la responsabilità?
«Sì. Siamo molto fortunati noi attori a fare questo mestiere, anche se magari ci lamentiamo: dopo sette mesi sul set, per 10 ore al giorno, non sapevamo più se era giorno o notte. Ma durante le scene dedicate al Covid ci siamo resi conto di quello che hanno passato i medici. È stato un momento di comunione, in cui abbiamo lavorato a testa bassa, nel miglior modo possibile».
È appena stato in Spagna e in Portogallo per la promozione di “Doc”. Com’è andata?
«È stato impegnativo, ho fatto interviste con quattro o cinque Paesi via telefono o su Zoom, poi ho girato i promo per diverse nazioni (fra cui Francia, Romania, Polonia). Ho parlato in inglese, in spagnolo, un po’ in portoghese e ogni tanto in italiano con il traduttore. Dopo un giorno e mezzo sembrava di essere nella torre di Babele, parlavo a gesti con la mia famiglia, mi sono rimbambito, ma sono stato bene, mi hanno accolto benissimo, come una star. Ho anche visto “Doc” doppiato e in alcuni Paesi lo hanno addirittura rifatto con altri attori, copiando ogni inquadratura e i nostri stessi movimenti. È stato un po’ inquietante».
Però in un tweet ha scritto che per strada non la riconosce nessuno.
«Era una battuta. Quest’anno effettivamente dopo “Blanca” la gente mi riconosce di più, anche se ho la mascherina. Riconoscono i miei ricci, gli occhi e molti anche la voce. Quando vado al supermercato e sono al cellulare, la gente ascolta, mi guarda e mi chiede se sono io. Allora chiudo la chiamata e scatta il selfie. È il massimo livello di popolarità accettabile per me».
In “Blanca” era il cuoco Nanni, che ha tentato di uccidere il personaggio di Maria Chiara Giannetta. È vero che per questo motivo ha ricevuto minacce?
«Mi sono arrivati dei messaggi indispettiti di chi mi diceva che non si fidava più di me, alcuni mi scrivevano cose brutte. Mi identificano con il personaggio, non so perché. Però la cosa positiva è che Nanni mi ha smarcato dai ruoli un po’ da tonto che ho fatto finora e per la prima volta mi stanno arrivando proposte per interpretare personaggi tormentati».
Un ruolo che vorrebbe interpretare?
«Ho la curiosità di esplorare la sessualità di un personaggio, magari un gay o una persona trans, anche se non è la mia».
So che stanno scrivendo la seconda stagione di “Blanca”. Ci sarà?
«Me lo auguro. Nanni ha margini di redenzione, mi immagino un’evoluzione positiva del personaggio».
Quando la vedremo in tv la prossima volta?
«Tornerò per la terza stagione di “La porta rossa” con un Filip cresciuto e conteso tra due donne, ancora più di Riccardo. Mi piace che i miei personaggi si siano evoluti. So di essere un bel ragazzo e mi piace, però bisogna essere consapevoli. Non mi hanno mai proposto ruoli da sex symbol. Si vede che la percezione che hanno di me è un’altra, ma mi va benissimo così. Nel momento in cui capisci di essere un pesce e non un uccello, devi imparare a nuotare meglio degli altri, non a volare».