È lui il primo a credere nel magistrato Saverio Barone e nella sua determinazione a portare avanti la lotta contro i grossi boss mafiosi negli Anni 90

Il suo curriculum è lungo quanto l’elenco del telefono. E oltre ad aver lavorato nel cinema in più di 60 film, gli spettatori televisivi lo conoscono perché ha recitato in tantissime fiction di successo (come «Fuoriclasse», «Non è mai troppo tardi» e «Medicina generale»). E ora Roberto Citran interpreta il procuratore capo di Palermo Andrea Elia nella serie «Il cacciatore», in onda su Raidue. È lui il primo a credere nel magistrato Saverio Barone (Francesco Montanari) e nella sua determinazione a portare avanti la lotta contro i grossi boss mafiosi negli Anni 90.
Roberto, come si è preparato a questo ruolo?
«Riempio sempre i copioni di appunti e mi pongo mille domande. In questo caso mi sono chiesto: “Riuscirei io a vivere così, sempre in pericolo, con la scorta?” oppure: “Potrei dedicare tutta la mia esistenza a un obiettivo, mettendo da parte tutto il resto?».
E quali risposte si è dato?
«Mi sono concentrato sulla mia “missione” di attore: dare al personaggio un peso specifico, renderlo in modo che potesse comunicare qualcosa di forte e intenso».
Ha avuto momenti di difficoltà sul set?
«Sì, quando dovevo girare la scena in cui Elia chiede a Leoluca Bagarella (David Coco, ndr), un uomo colpevole di efferati omidici, di diventare collaboratore di giustizia. Non riuscivo a immedesimarmi. Poi mi sono lasciato guidare dalle emozioni».
Cosa le è piaciuto di più di questa serie?
«Il cacciatore vuole mostrare sia il lato positivo sia quello negativo di tutti i personaggi. Elia, per esempio, è un uomo integerrimo, ma sa di non possedere la caparbietà necessaria per stare in prima fila nella guerra alla mafia. E per questo affida il compito a Barone».