Bella, giovane, innamoratissima: a 19 anni la Peluso piace a tutti. «Recitare è molto divertente, ma prima viene l’università!»
Nella serie tv «Romanzo famigliare» si chiama Micol, ha 16 anni e una famiglia assai turbolenta. Nella vita reale questa ragazza con una cascata di capelli scuri e gli occhi verdi cangianti ha appena compiuto 19 anni e si chiama Fotinì Peluso.
Partiamo dal nome: Fotinì.
«Il mio nome è greco, in italiano significa “luminosa”. Mia mamma è greca e mio papà italiano».
Tua mamma come si chiama?
«Paraskeví, che vuol dire “venerdì”».
A te è andata meglio.
«Già! Mia mamma è di Tebe, la città di Ercole. Io sono nata a Roma, ma ho trascorso moltissimo tempo in Grecia, ci ho passato intere estati, parlo, leggo e scrivo in greco».
Della tua «eredità» greca cosa ti piace?
«La Grecia è un po’ come il sud Italia, ci sono il sole, il mare, calma e tranquillità. Io sono l’opposto, sono frenetica, ma ammiro e amo quella mentalità. Quello greco mi sembra un popolo più amichevole e, in un certo senso, più semplice e onesto».
Come ti descriveresti in poche frasi?
«Sono una persona felice, determinata, tendo a darmi degli obiettivi, sono abbastanza controllata, ma quando recito tiro fuori il lato emotivo e le emozioni».
In queste settimane ti vediamo recitare su Raiuno: ma dove sei stata fino a ora?
«Ho fatto il liceo scientifico, ora frequento l’università, studio economia e mi piace molto. In questo periodo ho gli esami e tutta questa attenzione per la serie tv mi crea un po’ di disorientamento».
Attrice o studentessa?
«Studentessa».
Sicura?
«Non escludo che quello di attrice possa diventare il mio lavoro, ma per ora ho fatto poco. Non so quanto valgo e quanto posso funzionare, però recitare mi piace tantissimo».
Il fuoco della recitazione quando si è acceso?
«È stata una strada che si è aperta da sé. Da bambina ho fatto un corso di musica scenica, ero molto espansiva, mi piaceva stare in gruppo, mi divertivo. Così ho fatto un po’ di teatro a livello amatoriale, soprattutto per imparare l’inglese e il francese. Poi, per caso, è arrivato un provino».
Il tuo primo provino. Come è andata?
«Ivan Cotroneo cercava la protagonista per il film “Un bacio”. Non mi hanno preso».
Ci sei rimasta male?
«Penso che in fondo non fossi adatta per il personaggio, cercavano una ragazza più matura. Comunque da lì hanno iniziato a chiamarmi per dei casting, all’epoca non avevo ancora un’agenzia. Andavo. Era divertente».
E poi è arrivato il provino giusto: «Romanzo famigliare».
«È andato bene, anzi, iper bene! Avevo 17 anni. Ero entusiasta, ho scoperto persone fantastiche a livello lavorativo e umano».
Il tuo personaggio è Micol, una ragazza spigliata e piena di iniziativa.
«Per certi versi è simile a me, io sono molto solare ed espansiva, questo ci accomuna. Ma ovviamente io non sono Micol, lei è molto più dolce, generosa e altruista verso la madre e gli amici».
Micol resta incinta del giovane professore di musica. Un tema scottante.
«Sì, ma c’è un impianto di sceneggiatura che affronta un tema così pesante e controverso con la freschezza e la semplicità di una ragazza che vuole vivere e vedere come andrà a finire».
Tu sei innamorata?
«Innamoratissima».
Per questo sei felice.
«Sono felice perché sono felice. Ma anche per quello».
Il successo della fiction come ti fa sentire?
«Bene. Ho delle persone intorno che condividono questo momento con me, dalla mia famiglia a tutti quelli con cui ho lavorato. Del resto non ho vissuto questa cosa con ansia. Era il mio primo ruolo. Cosa avevo da perdere?».
Da debuttante, qual è la cosa bella di questo mestiere?
«Emozionare le persone, vedere il riscontro che hai sugli altri».
Nuovi progetti in vista?
«Ho avuto varie proposte, sto valutando».
Nei tuoi sogni di attrice c’è…
«Andare all’estero, il cinema francese mi tenta molto. Ma ci sono tanti bravi registi in Italia, tanti attori con cui lavorare».
Qualche nome, senza offendere nessuno?
«Paolo Virzì e Valeria Golino, indubbiamente».
Un nome pieno di luce
Di madre greca e di lingua madre greca, Fotinì Peluso ha anche un nome greco, rarissimo in Italia (dopo il 1999 attribuito a una sola bambina). Alla base c’è «photòs», che significa «luce». Può dunque interpretarsi come lucente o luminosa (alla luce sono legati anche vari nomi italiani: Lucia, Lucio, Lucilla, Lucetta, Luciana e perfino Luca). Una Fotina è nata nel 2002, una manciata di Fotini e Fotino nel corso del ’900. Fotinì si diceva anticamente Photine ed è un nome assai importante nella tradizione orientale: è infatti attribuito alla samaritana che incontra Gesù al pozzo di Giacobbe, anonima nel Vangelo di San Giovanni, e che si converte dopo una vita sregolata; sarebbe stata martirizzata sotto Nerone, di cui aveva convertito la figlia e la chiesa ortodossa la venera come santa. Il cognome della nostra Fotinì è invece decisamente italiano, versione meridionale di «peloso», portato da quasi 12 mila persone, specie in Campania e Puglia. Nello sceneggiato l’attrice ha il nome ebraico Micol, già della protagonista del romanzo di Giorgio Bassani «Il giardino dei Finzi-Contini», divenuto film per la regia di Vittorio De Sica nel 1970 e da allora di moda in Italia (quasi 4.500 presenze).