Torna su Rai1 dal 3 ottobre per le sei puntate di una serie che racconta la storia di un naufragio
Dopo tanti annunci e rinvii, la serie “Sopravvissuti” arriva finalmente su Rai1. Lino Guanciale ha già dichiarato sul suo profilo Instagram (dove lo seguono mezzo milione di affezionati fan): «Non vedo l’ora di farvi conoscere questo nuovo lavoro!». Accontentato: sarà in onda dal 3 ottobre per sei serate.
Lino, abbiamo dovuto attendere a lungo per vedere questa serie!
«Sì, ma c’è stato un lavoro di post produzione complesso, con moltissimi effetti digitali. Le sequenze della tempesta sono tutte girate in studio. Solo nel primo episodio siamo davvero in mare su una barca vera, sulla costa ligure».
Finché arriva la tempesta...
«La barca è stata ricostruita in uno studio cinematografico a Roma, è stata messa sopra una piattaforma che la faceva muovere con tutte le gamme di beccheggio e rollio del mare, e attorno c’erano i pannelli per montare gli effetti digitali. È stato un lavoro enorme».
Lei interpreta Luca Giuliani, al timone di una bella barca con una dozzina di passeggeri.
«Tutto è tranquillo e gli equilibri sono civilissimi, con le normali simpatie e antipatie, ma poi la tempesta sconvolge i parametri, e anche persone perfettamente a loro agio nel mondo occidentale si trovano a regredire al livello della sopravvivenza: diventa una guerra fra di loro».
Il regista Carmine Elia ha dichiarato: «La tempesta ad alcuni passeggeri toglie la vita e agli altri toglie tutto il resto».
«A Luca toglie le certezze e i riferimenti. È un uomo perfettamente risolto e felice, fa il lavoro che gli piace, ha una famiglia bellissima, è innamorato della moglie, non c’è una grinza».
Parte felice per una regata benefica e torna “sopravvissuto”.
«Nella sua vita non ci sono ombre, poi ci saranno degli abissi. Sarà una discesa dentro l’inferno personale molto forte, per lui e per ognuno dei personaggi, una lotta strenua per sopravvivere e allo stesso tempo per restare umani».
Ce la farà?
«Si vedrà... A me ha conquistato il fatto che il caso o il destino costringano un uomo apparentemente perfetto a tirare fuori aspetti di sé che non conosceva».
Un po’ come il mestiere dell’attore: a lei recitare cosa ha tirato fuori?
«Io sono uno che crede molto in determinate cose, sono testimone dell’Unhcr, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati: credo che sia una causa da abbracciare per difendere i valori della solidarietà e dell’empatia verso chi perde tutto. Credo anche di aver avuto, come il mio personaggio Luca, la fortuna di crescere dalla parte “giusta” del mondo. Ma in determinate condizioni, se non avessi più nulla, sarei in grado di difendere questi valori?».
La suspense della serie è data dai continui passaggi tra passato e presente dei personaggi.
«È una corsa tesa fino all’ultimo episodio, la narrazione è sospesa fra quello che i sopravvissuti raccontano della tempesta e quello che nascondono».
Leggendo il copione ha voluto sapere subito cosa sarebbe successo o si è “centellinato” la sorpresa?
«Sono andato dritto all’ultima pagina per vedere come finiva! Poi sono tornato a ritroso per costruirmi tutti gli elementi».
La scorsa estate era in scena con “Fuggi la terra e l’onde - Storie di mare, di porti e di speranza”. Anche a teatro ha portato gli stessi temi.
«È vero, pur non essendo nato al mare sento molto il fascino di quella dimensione, di quella forza del mare che ti può dare, e anche togliere, tutto».
«Sul mare si fugge o si rincorre qualcosa» recita, citando Conrad. Lei è uno che fugge o che rincorre?
«Rincorro di più, poi magari rincorrendo sono come il serpente che si morde la coda. Spesso rincorrendo stai scappando da qualcos’altro».
Nella carriera cosa ha rincorso?
«La maggiore coerenza possibile, l’obiettivo che mi sono dato è stato quello di non lasciare mai il teatro. Cosa che, infatti, sono riuscito a fare».
Ora è diventato pure scrittore, ha appena dato alle stampe il libro “Inchiostro”.
«Ho sempre scritto tanto, ma erano cose private, poi durante il lockdown mi è “fiorita” fra le mani una storia che andava dritta verso la fine. È un lungo racconto o romanzo breve: la protagonista, Rosaura, segue i propri tatuaggi che sembrano impazziti e si spostano indicandole la strada per un viaggio, e lei non capisce se sia sogno o realtà».
A proposito di sogno o realtà: dopo il successo estivo delle repliche di “La dama velata” si è parlato di un possibile seguito. C’è del vero?
«Mi sono arrivati molti messaggi di dirigenti Rai contenti di questo exploit, ma nessuno mi ha chiesto nulla. Quel mio personaggio, Guido Fossà, resta importante perché è stato il primo protagonista drammatico che ho fatto in tv».
Le piacerebbe rimettersi nei suoi panni dopo sette anni?
«Sarebbe bello fare un viaggio “amarcord”, non lo nego... anche se ora sono molto impegnato. Sono davvero felice che sia stato di nuovo così amato».