“Storia di una famiglia perbene”, con Simona Cavallari e Giuseppe Zeno

I due attori sono i protagonisti della nuova fiction di Canale 5 al via il 3 novembre

1 Novembre 2021 alle 08:58

Un amore contrastato, proprio come successe a Giulietta e Romeo. Solo che questa volta i due innamorati non sono di Verona, ma di Bari. Avviene in “Storia di una famiglia perbene”, la nuova fiction di Canale 5 al via il 3 novembre, tratta dal best seller di Rosa Ventrella. Certe vicende sono immutabili nella loro essenza, ma a renderle nuove è il contesto, l’epoca e il luogo sempre diversi dove, dalla notte dei tempi, si ripetono.

E allora ecco l’insanabile conflitto tra due famiglie, a cui prova a opporsi l’amore puro ma impossibile dei figli. Siamo a Bari negli Anni 80: da una parte ci sono i De Santis, famiglia di pescatori povera ma piena di dignità. Dall’altra gli Straziota, arrogante clan malavitoso dedito al contrabbando e al ricatto. In mezzo ci sono Maria e Michele, poco più che bambini, legati da un’amicizia indissolubile che presto diventerà amore... Oggi incontriamo la “famiglia perbene” del titolo, i De Santis, a cui danno il volto Giuseppe Zeno e Simona Cavallari. E scopriamo che per entrambi questa è una fiction diversa da tutte le altre.

Brutale e onesto

«Non mi era mai capitato di interpretare sullo schermo quello che sono stato davvero per tanti anni: un pescatore» racconta Giuseppe Zeno. «Ritrovare sul set gli odori del porto, poi salire su una barca e prendere in mano le reti... sono momenti che hanno riacceso emozioni e ricordi indescrivibili. Quella è stata la mia vita per otto anni, quando lavoravo con mio padre su un peschereccio. Poi, certo, il personaggio attraversa un dramma che io non ho vissuto, ma lo sento comunque vicino. Si chiama Antonio ed è un uomo chiuso, difficile. Non sa esprimersi a parole, solo con le azioni. È forte, impulsivo, per niente conciliante. Può anche sembrare brutale a volte. Ma è profondamente onesto. E per questo non accetta che sua figlia abbia a che fare con gli Straziota. Non solo: c’è anche un evento tragico nella sua storia, che gli ha instillato odio per il clan. Ma questo lo scopriremo un po’ alla volta...».

Come una vera tigre

Nei panni di sua moglie Teresa c’è Simona Cavallari, che torna sullo schermo dopo il travolgente successo di “Squadra antimafia” e a sette anni da “Le mani dentro la città”. A proposito, ma dov’era finita? «Ho fatto teatro, un’apparizione in “Don Matteo”, ma soprattutto mi sono dedicata ai miei tre figli. E ora che sono grandi (beh, almeno i primi due) torno ad affacciarmi in tv. Questa è la prima fiction importante dai tempi di “Squadra” ed è stato emozionante ritrovarsi sul set. Tra l’altro con Giuseppe avevamo già lavorato insieme in “Le mani dentro la città” e c’è una bella intesa». Un po’ meno, forse, tra i loro personaggi: «Teresa è una moglie sottomessa, però quando si tratta di difendere sua figlia diventa una tigre. E infatti lei e Antonio avranno più di uno scontro: lui vuole indirizzare la ragazza a suon di divieti, lei cerca di capirla e appoggiarla. Insomma hanno lo stesso scopo: proteggerla, ma con modi e convinzioni agli antipodi. Lo scontro sarà inevitabile».

Sogni da musicista

La figlia in questione si chiama Maria ed è interpretata da due attrici diverse: Silvia Rossi (nella prima parte) e Federica Torchetti (nella seconda, che si svolge sette anni dopo). «Con loro, e soprattutto con la piccola, ho restituito un po’ delle coccole che avevo ricevuto ai miei esordi, quando avevo debuttato giovanissima, a 11 anni» racconta Simona Cavallari. Nei panni di “Romeo”, che qui si chiama Michele e sogna di sfuggire a una vita da contrabbandiere per fare il musicista, ci sono invece Andrea Arru (ragazzino) e Carmine Bruschini (adulto), mentre il boss Nicola Straziota ha il volto di Vanni Bramati. Ma tra i protagonisti ci sono anche un luogo, Bari Vecchia, e un tempo, gli Anni 80.

Un’epoca difficile

«Gli Anni 80 sono generalmente conosciuti come il decennio dell’edonismo, dell’individualismo e del benessere sfrenato» spiegano gli autori Mauro Casiraghi ed Eleonora Fiorini, che hanno adattato il romanzo originale. «A quel tempo la vita a Bari Vecchia non era affatto facile. Povertà, droga e malavita locale rendevano il quartiere un luogo pericoloso, dove l’idea di cambiare vita era quasi impossibile. Abbiamo lavorato sulla realtà, inserendo nella nostra storia la storia vera di quegli Anni 80 e 90 in cui sono avvenuti fatti come la caduta del Muro di Berlino, la morte di Falcone e Borsellino, e lo sbarco, proprio a Bari, della Vlora, una nave carica di profughi albanesi. Il risultato, che il regista Stefano Reali e gli attori hanno reso concreto, è il realismo su tutti i fronti: personaggi, emotività e storia. Nulla è forzato: la serie trasuda verità».

A lezione di dialetto

E il realismo si nota anche nel linguaggio, assicura Zeno: «Per imparare il dialetto di quella precisa zona in quel preciso periodo (perché poi cambia!) mi sono affidato alle lezioni di Lisa Angelillo, attrice e coach perfezionista: abbiamo fatto ore e ore di prove, prima in videoconferenza e poi dal vivo». Stesso discorso per Simona Cavallari: «Diciamo che ho dovuto dimenticare tutte le lezioni di dizione classica dei corsi di recitazione. Il pugliese è molto particolare e ha una musicalità tutta sua!».

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