L'attore annuncia a Sorrisi che si sta già lavorando alla nuova stagione della fiction

Qualche mese fa, nella consueta intervista che rilascia in esclusiva a Sorrisi alla vigilia dell’inizio di ogni nuova stagione di “Don Matteo”, Terence Hill ci aveva detto: «Sono pieno di entusiasmo, per me questa serie potrebbe andare avanti all’infinito. Sarà la Rai a decidere».
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Quella decisione ora è arrivata. A poche ore dalla messa in onda dell’ultima puntata di “Don Matteo 12” (che ha raccolto oltre sette milioni di spettatori), il direttore di Rai Fiction Eleonora Andreatta ha comunicato che si sta già lavorando con la Lux Vide per la prossima stagione. La numero 13. «Sono molto contento, è davvero una bella notizia» commenta Terence Hill. Che anticipa: «Dovremo impegnarci molto. Tutti noi che lavoriamo per “Don Matteo” ogni stagione cerchiamo di fare meglio della precedente e non è sempre facile. Per la prossima ho un’idea e voglio parlarne con i produttori».
Può anticiparci qualcosa?
«Questa volta abbiamo proposto dieci prime serate ma, in passato, ne abbiamo fatte anche 13. Per realizzarle servono quasi due anni di lavoro: uno per la scrittura e almeno nove mesi sul set. È un impegno importante che ci consente di proporre una nuova stagione ogni due anni. La mia idea è di cambiare la struttura, sul modello di Montalbano, e fare non dieci ma cinque episodi per ogni stagione. In questo modo i tempi di scrittura si ridurrebbero e la permanenza sul set si limiterebbe a quattro-cinque mesi. Inoltre ciascuno di noi avrebbe più tempo per stare con la famiglia e il pubblico avrebbe un “Don Matteo” nuovo ogni anno».
Ha anche qualche idea per le storie di “Don Matteo 13”? In passato ha dichiarato che le piacerebbe affrontare il problema del traffico di armi.
«È vero, è un tema che mi piace, ma gli argomenti seri li lascio agli sceneggiatori, che sono bravissimi. Io, al massimo, mi limito a suggerire qualche spunto per il mio personaggio».
A proposito di argomenti seri, le puntate appena andate in onda erano ispirate ciascuna a uno dei Dieci Comandamenti…
«Devo ammettere che all’inizio, quando l’ho saputo, ero un po’ preoccupato. Avevo paura che don Matteo diventasse troppo serioso, persino noioso. Invece è stato molto bello perché il Comandamento c’era, ma dovevi andare a cercarlo nella storia».
“Don Matteo” è andato in onda per la prima volta ben 20 anni fa, ma il passare del tempo non ha scalfito minimamente il suo successo. Anzi, se possibile è ancora cresciuto. Com’è possibile?
«Penso perché non segue le mode. E poi perché, pur non nascendo direttamente da un libro, come accade per esempio a Montalbano, ha comunque un riferimento letterario. La serie è nata pensando a Chesterton, lo scrittore protestante poi diventato cattolico che ha creato il personaggio di Padre Brown, il prete investigatore. Lui diceva che tra il poliziotto e il prete è quest’ultimo che arriva sempre prima alla soluzione dei casi perché conosce l’anima delle persone. Proprio come don Matteo».
Una delle caratteristiche di “Don Matteo” è quella di essere stato capace, negli anni, di rinnovarsi senza stravolgersi. Questo grazie anche all’innesto di nuovi personaggi e di nuovi attori nel cast. Basti pensare ai diversi capitani dei carabinieri che si sono avvicendati. Potrebbe accadere anche nella prossima stagione?
«Il capitano, anzi la capitana Anna, non si tocca: se ce la tolgono, Nino Frassica e io facciamo sciopero! A parte gli scherzi, Maria Chiara Giannetta è stata bravissima. La sua non è una bellezza prorompente ma quella di una donna che ha una personalità. Come lei, non possiamo toccare i personaggi storici della serie: il maresciallo Cecchini, Pippo e Natalina. Piuttosto, penso a qualche nuovo arrivo, magari un ospite in canonica. Vedremo, gli sceneggiatori lavoreranno sicuramente anche a questo».
Mentre noi parliamo, il mondo sta vivendo un momento drammatico a causa del coronavirus. Lei come lo sta affrontando?
«Come tutti: rimango a casa ed esco solo una volta alla settimana per andare a fare la spesa, cercando di indovinare le ore di minore affollamento. Mi ritengo fortunato perché sono in Umbria, in mezzo al verde; se fossi rimasto a Roma sarebbe stato sicuramente più difficile. Di solito, quando finisco le riprese di “Don Matteo” vado a casa mia in Massachusetts, negli Stati Uniti, per andare a trovare mio figlio che vive lì e per salutare gli amici. Stavolta, però, non sono potuto partire».
Sta approfittando di questo periodo per pensare a qualche nuovo progetto?
«Lo vorrei tanto, ma la verità è che mi sto riposando. Finalmente riesco a dormire otto ore di fila, mentre quando siamo sul set di “Don Matteo” riesco a dormirne al massimo sei».
La Chiesa si è mobilitata con numerose iniziative per sostenere i fedeli che in questa situazione drammatica non possono più nemmeno andare a Messa. Don Matteo cosa direbbe ai suoi parrocchiani?
«Direbbe loro di stare a casa e di ascoltare ciò che dice papa Francesco, che è sempre il nostro punto di riferimento. Gli consiglierebbe anche di fare una riflessione per chiedere al proprio cuore: “Chi sono? Dove voglio andare?”. In questo modo usciremo tutti da questo periodo con maggiore consapevolezza e serenità».
Giovedì scorso abbiamo visto l’incontro tra don Matteo e il dottor Fanti, il protagonista della fiction “Doc - Nelle tue mani” interpretato da Luca Argentero. È stata una sorta di passaggio del testimone, visto che si tratta di un’altra fiction della casa di produzione Lux Vide?
«È stato un modo per legarsi, mai come in questo momento bisogna essere uniti. Mi sono divertito moltissimo a girare quella scena e ho incontrato Luca Argentero, una persona gentile oltre che un bravissimo attore. Il medico di “Doc” mi sembra un ottimo personaggio, sia per come è stato scritto sia per come Luca lo ha interpretato».
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L’idea di Terence per una nuova puntata: «Chi mi ha rubato la bici?»
Terence Hill si affida sempre con grande fiducia agli autori della serie, dando solo qualche suggerimento, di tanto in tanto, per il suo personaggio. Ma durante l’intervista ci ha anche svelato in anteprima una sua idea simpatica (che si sposa perfettamente con il carattere di don Matteo), una trama che potrà fare da base per una delle nuove puntate della serie, che sono già in cantiere. Ecco di cosa si tratta, direttamente con le sue parole: «A don Matteo viene rubata la sua vecchia bicicletta e, per fargli una sorpresa, Pippo e Natalina gliene regalano una nuova. Lui è contento del regalo e ringrazia gli amici per il pensiero. Ma poi, casualmente, ritrova la sua vecchia bici e scopre che non era stata affatto rubata da un ladro, ma semplicemente nascosta dal sacrestano e dalla perpetua, che non volevano più veder don Matteo usare quella bici vecchia e un po’ sgangherata. Per tutta risposta, don Matteo decide di vendere la bicicletta nuova e si tiene la sua vecchia, alla quale è molto affezionato...».
Luca Argentero : «Per me è un mito»
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Luca Argentero, alias il dottor Fanti della serie “Doc Nelle tue mani”, ha ricevuto in ospedale don Matteo e il maresciallo Cecchini in una scena che ha preceduto la prima puntata della fiction. «È stato un piccolo passaggio di consegne, ma anche un onore per me» commenta Argentero.
Conosceva già Terence Hill?
«Ci eravamo incontrati, ma non avevo mai avuto a che fare direttamente con lui. Però, come molti della mia generazione, sono cresciuto con i suoi film western e Trinità è stato uno dei nostri miti. Con gli anni l’avevo perso di vista, ma ora l’ho ritrovato: sono stati momenti molto piacevoli, Terence è una persona deliziosa».
Che cosa l’ha colpita di più di lui?
«Non ci crederà ma… la tonaca! Quando l’ho vista mi sono accorto che era lisa, piena di cuciture e di rattoppi. Lui, allora, mi ha spiegato che la indossa fin dalla prima puntata di “Don Matteo” e che non l’ha mai voluta cambiare, nonostante gliene abbiano confezionate di nuove. Mi ha detto: “Vedrai, tra dieci anni anche la tua uniforme da medico sarà così”».
Un bell’augurio…
«Sì, soprattutto perché arriva da Terence! Mi piacerebbe molto che “Doc - Nelle tue mani” avesse un seguito, perché racconta una storia bellissima e vera, quella di Pierdante Piccioni, che oggi, tra l’altro, lavora nel lodigiano, zona fortemente colpita dal coronavirus. Nelle prime puntate alcune vicende si concludono, altre invece rimangono aperte proprio immaginando un sequel. Devo dire che arrivare in televisione nei panni di un medico ai tempi del coronavirus è davvero delicato, però penso che possa aiutare la gente a comprendere ancora di più il senso di chi salva vite tutti i giorni e di cui, però, si parla solo quando c’è un’emergenza».
La prima stagione andrà in onda in due parti a causa del coronavirus.
«Come tutti i set, anche noi abbiamo dovuto interrompere le riprese, con la speranza di riprenderle il più presto possibile. Per ora stanno andando in onda le prime quattro puntate, mentre le altre quattro, con il finale di stagione, sono previste per il prossimo autunno».