Valeria Fabrizi: «Dovremmo essere allegri come la mia suor Costanza»

L'attrice è amatissima per il suo ruolo in "Che Dio ci aiuti". «La gente per strada mi dice che dono felicità a tutti»

17 Gennaio 2023 alle 08:33

«Ma perché in tv parlano continuamente di delitti e malattie? Io vorrei vedere cose più leggere, perché senza allegria non si vive bene». Chiacchieriamo con Valeria Fabrizi, dal 12 gennaio in prima serata su Rai1 ancora una volta nel ruolo di suor Costanza in “Che Dio ci aiuti 7”. Nello studio di casa sua a Roma, circondata da fotografie e premi alla carriera, per prima cosa si mette nei panni dei telespettatori, che hanno tanta voglia di leggerezza. E lei, con il suo storico personaggio di Madre Superiora, ce ne regala da anni tantissima.

Signora Fabrizi, si metterà davanti al televisore anche lei a guardare la nuova stagione?
«Certo, anche perché io non so nulla della storia. Sul set recito il mio pezzettino e poi me ne vado. Quindi della trama sono totalmente all’oscuro e mi gusto tutte le puntate».

Gli attori più giovani del cast le sono grati per il clima leggiadro che lei sa creare attorno a sé.
«Beh, in effetti sono una compagnona, un punto fermo. E loro mi coccolano e mi proteggono. Francesca (Chillemi, ndr) ormai è come una nipote per me. Un po’ mi dispiace che adesso è tutto cambiato, con Elena (Sofia Ricci, ndr) che lascia la serie. E poi, della vecchia guardia chi c’è? Solo il dolce Spollon (Pierpaolo, ndr). Però le nuove ragazze sono bravissime, vedrete».

Quali sono stati i momenti più buffi sul set stavolta?
«C’era sempre qualcuno che si ammalava. E via, tutti a dire, in romanesco: “Daje! Si cambiano le battute!”. La Lux Vide (la casa di produzione della serie, ndr) temeva per la mia salute, vista l’età. Ma alla fine, pur con i miei acciacchi, sono l’unica che l’ha scampata».

Suor Costanza è cambiata?
«È ingrassata! Ho preso otto chili da quando ho finito di fare “Ballando con le stelle”. Il personaggio è modellato totalmente su di me, con pregi e difetti. Quindi, man mano che va avanti con l’età, si commuove di più, come me. E pensare che all’inizio mi ero ispirata a suor Assunta, la mia professoressa di Greco e Latino in collegio dalle suore Canossiane a Bologna. Ma lei era tremenda con me».

Le dava brutti voti?
«No, io non avevo tanta voglia di studiare, ma me la cavavo con la sufficienza. Suor Assunta mi puntava e mi metteva in castigo per il comportamento perché, secondo lei, ero dispettosa».

Era anche una bellissima ragazza. Nel 1957, a 21 anni, partecipò a Miss Universo, negli Stati Uniti. All’epoca la cosa la lusingò?
«Io già facevo teatro, mi scelse la stampa per andare al concorso. Mi sono avvicinata alla cosa con umiltà. Portai a Long Beach quattro abiti: due prestati dall’attrice Anna Maria Pierangeli, che viveva a Los Angeles, uno me lo regalò “la Bersagliera” (Gina Lollobrigida, ndr) e uno me lo cucì mia mamma».

Come guarda oggi a quel traguardo?
«Una cosa sola mi dispiace: quella sera, io sedevo al tavolo con il signor Hilton, il miliardario degli hotel. Sul palco venne Elvis Presley a cantare un paio di canzoni, quindi mi feci una foto con lui. Dopo averla stampata, una volta l’ho portata in una trasmissione in tv e non me l’hanno mai restituita. O forse me l’hanno rubata i ladri che mi hanno svaligiato casa? Chi lo sa. Peccato, era un ricordo, ci tenevo».

La bellezza nella vita l’ha aiutata oppure no?
«A volte mi ha ostacolata. Sa, io sono estroversa e da giovane questa cosa è stata scambiata per un altro tipo di disponibilità, purtroppo».

È ancora una donna affascinante. Si fa avanti qualche corteggiatore?
«Sì, ma io non voglio fare da infermiera a nessuno (ride). Cosa potrebbero raccontarsi due signori anziani in coppia? Soltanto del loro passato, e che tristezza infinita!».

Potrebbe innamorarsi ancora?
«Ho avuto un matrimonio felice con Tata (Giacobetti, del Quartetto Cetra, ndr). So cos’è il grande amore. Ogni tanto penso a come sarebbe avere un compagno: la situazione ideale è vivere in due appartamenti diversi, sullo stesso pianerottolo. Potrei cucinare per lui le lasagne, i tortellini, le tagliatelle. Ma la notte no: ognuno deve starsene per i fatti suoi. Gli unici compagni di letto che desidero sono la coperta elettrica in città e il prete in campagna».

Scusi?!?
«Cos’ha capito? Mica intendevo il curato! Il “prete”è una specie di telaio-contenitore che si mette tra il materasso e la coperta. Dentro ci sta la brace del caminetto, per scaldarsi. Rimedi antichi, che ancora uso nella mia casetta a Sutri (VT). Il prete vero, invece, il mio consigliere spirituale vive a Sanremo: si chiama don Paul e ha un delizioso accento francese. Con me ride sempre».

Perché?
«Gli racconto dell’affetto immenso ricevuto dalla gente che mi ferma per strada o al supermercato, e una volta gli ho chiesto: “Padre, non sarà il caso di farmi fare dei santini vestita da suor Costanza e distribuirli in giro?”».

Nelle sue preghiere ci siamo tutti noi?
«Sì. Io dico grazie a Dio, mattina e sera. Prego per tutti. L’altro giorno ho anche recitato la preghiera di san Giuseppe a un muratore che era venuto ad aggiustarmi due cosine in casa».

La sua splendida casa, piena di foto appese alle pareti, premi e ricordi.
«E anche di scatoloni, al momento. Ne ho preparati cinque, con vestiti da dare in beneficenza. Speriamo che vengano a prenderli presto, perché c’è un caos unico. Mia figlia Giorgia ogni tanto mi rimbrotta per questo, perché siamo gli opposti: io disordinata, lei ordinata e meticolosa. Già da piccola, all’asilo, decideva la sera cosa mettersi il giorno dopo. Abiti stupendi, perché la viziavo. Mi riprende anche perché sto attenta a ciò che spendo. Ma io faccio ancora i conti col vecchio conio: per me 60 euro sono sempre 120 mila lire!».

La dote che sua figlia Giorgia ha ereditato da lei?
«La correttezza, nel lavoro e nel privato. Sono molto orgogliosa di lei».

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