Vittoria Puccini: «Che emozione (e quanto freddo!) girare “Non mi lasciare” a Venezia»

Nella nuova serie di Rai1 è il vicequestore Elena Zonin, specializzata in crimini informatici

Vittoria Puccini
8 Gennaio 2022 alle 09:05

Vittoria Puccini è entusiasta del suo ultimo (e impegnativo) personaggio: il vicequestore Elena Zonin, personaggio principale delle quattro puntate della serie “Non mi lasciare”, in onda dal 10 gennaio su Rai1. È una poliziotta che vive a Roma ed è specializzata in crimini informatici, dà la caccia a una rete di pedofili responsabile del rapimento e della vendita di minori via web.

Quando nella Laguna di Venezia viene ritrovato il corpo di un ragazzino, Elena si butta a capofitto sul caso. Per lei significa anche tornare a casa e affrontare il passato, perché è da Venezia che è andata via misteriosamente 20 anni prima. Qui ritrova Daniele (Alessandro Roia), il grande amore di allora, anche lui ora poliziotto, e Giulia (Sarah Felberbaum), la migliore amica di un tempo, sposata con Daniele e in attesa del loro terzo figlio.

Vittoria, cosa l’ha affascinata di questo ruolo?
«Il fatto che Elena, oltre a essere coraggiosa e capace nel lavoro, sia una persona fragile e imperfetta. Lo vedrete anche voi, a un certo punto...».

Nella prima puntata, davanti al corpo di una giovane vittima Elena dice a Daniele di «non empatizzare». Come è stato entrare a contatto con argomenti così delicati?
«Quando affronti queste realtà, devi riuscire a mantenere distacco e lucidità per fare il lavoro nel modo migliore. Ci sono tante scene che ci hanno emozionato e che sono state difficili da interpretare. Ma lasciarsi coinvolgere è anche la bellezza del nostro mestiere. Io mi ci sono buttata a capofitto. Mi piace immedesimarmi, non mi risparmio, non metto barriere. Empatizzo il più possibile».

In quanto madre di una 15enne, lei non è preoccupata di quello che può accadere oggi ai ragazzi che navigano in Rete?
«Questa è una storia di grande attualità che dà un messaggio importante a figli e genitori: Internet offre molti stimoli, ma può nascondere diversi pericoli. Bisogna conoscerli, stare attenti e usare questo strumento con intelligenza».

Torniamo a Elena. Ha un significato particolare il suo gesto di tirarsi i capelli dietro le orecchie?
«Sì, rappresenta il momento in cui lei si concentra, un movimento che la fa immergere totalmente nel lavoro, isolandosi dal resto».

In una scena la vedremo atterrare con due mosse di karate un cattivo: era lei o una controfigura?
«Ero io. Ho sfruttato quello che ho imparato sul set di “La fuggitiva”. Tra l’altro quando abbiamo girato quella scena, lo scorso febbraio, faceva un freddo tremendo, c’era vento e avevamo i giubbotti termici con la resistenza, per scaldarci, sotto ai cappotti».

Girare in Laguna d’inverno non sarà stato facile.
«Sulle imbarcazioni della polizia dentro ai canali, il regista ci faceva stare fuori al freddo, non nell’abitacolo, con tutto il vento che ci arrivava in faccia. Appena dava lo stop, ci attaccavamo alle borse dell’acqua calda e agli scaldini. Non so come sono sopravvissuta in quei canali dove il vento ti entra nelle ossa. Nemmeno recitare con i muscoli del viso intirizziti è stato facile. Sono la tensione e l’adrenalina che riescono a preservarci!».

Cosa ci dice invece di Venezia, che si vede in molte scene?
«Questa è la prima serie italiana ambientata qui. Quando abbiamo girato eravamo in “zona arancione” e non c’erano turisti, altrimenti è molto complicato e costoso fare gli spostamenti».

Com’è stato viverci?
«Avere avuto la possibilità di starci per dieci settimane è stato bellissimo, la sento come una seconda casa. Ho vissuto in un appartamento a campo San Polo, andavo a fare la spesa al mercato di Rialto. La mattina mi alzavo prestissimo per girare alcune scene perché all’alba c’era una luce particolare. Uscivo che era ancora buio. Poi mi imbarcavo e andavo nel palazzo dove avevano allestito trucco e parrucco, con la città che si svegliava. Era un sogno. Venezia si vede tanto nella fiction e anche molti interni li abbiamo girati in città».

Dopo le riprese facevate qualcosa di particolare lei, Sarah Felberbaum e Alessandro Roia?
«Lavoravamo talmente tanto che la sera non avevamo la forza di fare nulla e andavamo a letto presto, anche perché con il lockdown era tutto chiuso. A pranzo invece la cosa più divertente era andare nei “bacari” a mangiare i “cicchetti”, ossia gli assaggini tipici a base di crostini con salumi, salsine, baccalà, polenta, uova sode e vino rosso».

E adesso cosa l’aspetta?
«Ho in uscita al cinema due film molto divertenti: “Vicini di casa” con Claudio Bisio e “Praticamente orfano” con Riccardo Scamarcio. Mi piace alternare dramma e commedia. E poi spero di avere la fortuna di continuare a interpretare ruoli che mi interessano. Quando vai sul set e sei contenta, è il più bel mestiere del mondo».

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