Parla la protagonista della fiction di Raiuno "La fuggitiva", una serie che sta piacendo molto al pubblico
Una volta era a far la spesa al supermercato. Un’altra volta in fila in farmacia. Un’altra ancora, appena arrivata sul set, stava facendo il tampone anti-Covid. Ho fatto tante interviste a Vittoria Puccini e sempre, da mamma lavoratrice qual è, l’ho trovata “di corsa” tra una faccenda quotidiana e un’altra.
Vittoria, corre più lei della sua protagonista Arianna nella serie “La fuggitiva”, che pure è sempre in movimento...
«Mi sa che è vero (ride)! Arianna scappa e quindi corre sempre. Ma pure io mica scherzo!».
E anche gli ascolti “corrono”: la serie sta piacendo molto al pubblico.
«È vero. Tutti vogliono sapere, mi fanno un sacco di domande sulla cicatrice di Arianna, sulle pillole che prende, che sembrano le stesse della poliziotta, sull’omicidio del marito...».
Cosa piace di più?
«È una novità, che poteva spiazzare e che invece ha incuriosito. È una storia diversa dal solito, con una protagonista un po’ fuori dagli schemi: all’inizio è una donna borghese con una famiglia felice, ma pian piano emergono elementi sorprendenti del suo passato. Questa dicotomia, tra ciò che sembra e ciò che è veramente, incuriosisce le persone. Infine molti si sono divertiti con l’impianto “action”. E poi è una serie fortunata: lo sa che Eugenio Mastrandrea, l’attore “scovato” da Carlo Carlei per interpretare il giornalista che aiuta Arianna, è ora a Los Angeles per girare una serie di Netflix con Zoe Saldana? Potrò dire di aver assistito al debutto di una stella di Hollywood!».
Arianna nella serie scappa. Lei nella vita da cosa scappa?
«Dalla routine».
Visto quanto corre tutti i giorni, in effetti non rischia di incappare nella routine...
«Già. Faccio una vita rocambolesca, che può anche sembrare faticosa. Però il fatto che ogni giorno sia diverso dall’altro per me è fondamentale. Spostarmi, viaggiare continuamente per lavoro, trovarmi su set diversi e ogni volta incontrare e confrontarmi con persone differenti, ricominciare da capo un nuovo progetto e una nuova avventura, tutto questo rende la mia vita molto movimentata. E a me piace così».
Torniamo alle mamme lavoratrici che corrono sempre: lei come si organizza?
«Finché mia figlia Elena era piccola veniva sempre sul set con me o con il papà (Alessandro Preziosi, ndr). Quando ha iniziato la scuola ci siamo organizzati, alternandoci tra noi e i nonni. Ora Elena fa il primo anno di liceo classico. Io ho girato per nove settimane a Venezia, abbiamo approfittato del fatto che lei fosse in Dad ed è venuta con me. È stato bello averla lì. A volte mi ha aiutato a “fare la memoria”, a studiare la parte. Lei ha una grande capacità di trovare il fuoco nella scena: come coach è fantastica. Non so se poi vorrà fare l’attrice, la regista, entrare in questo mondo o fare tutt’altro, però quando studio le scene mi dà una grandissima mano con delle indicazioni precise: mi piace tanto prepararmi con lei».
Elena è un’adolescente: che rapporto avete?
«L’ho avuta giovane, siamo cresciute insieme e ci siamo aiutate a vicenda. Mia figlia è una compagna di vita, parliamo tanto, abbiamo un rapporto aperto nonostante lei ora sia nell’età nella quale si stacca il cordone ombelicale dalla madre. Però il dialogo è sempre aperto e sincero tra noi, e questo è fondamentale. Ho sempre cercato di essere presente, pur lavorando. Sono tornata sul set che Elena aveva tre mesi: ho sempre voluto lavorare perché recitare è la mia passione ed è una cosa importante per me. Però volevo anche fortemente stare con mia figlia, ho cercato di conciliare al meglio le cose. Avevo 24 anni, tante energie e non mi spaventava niente. Lavoravo magari la notte, rientravo a casa alle quattro del mattino, dormivo tre ore, mettevo la sveglia e all’asilo ce la portavo io. Ho sempre cercato di esserci, di farle sentire la mia presenza perché credo che questo dia sicurezza ai figli».
Cosa fate insieme?
«Abbiamo degli “appuntamenti televisivi” nel senso che “ci aspettiamo” per vedere insieme delle cose che ci piacciono. L’ultima è stata “LOL”, di cui siamo pazze, ma succede anche con “MasterChef” e con “X Factor”. Poi andiamo a camminare insieme a Villa Borghese, a volte anche la mattina presto prima che lei inizi la scuola: chiacchieriamo ed è un modo per prendere una boccata d’aria, per riattivare il fisico e avere un momento solo nostro».
A proposito di riattivare il fisico, in “La fuggitiva” ha un ruolo d’azione. Che cosa hanno detto il suo compagno, Fabrizio Lucci, ed Elena vedendola in una veste così inedita?
«Niente... (ride)».
Ma come? Sparatorie, inseguimenti, combattimenti...
«In effetti è inusuale per loro, nella vita non ho la reattività fisica di Arianna, sono un po’ più lenta. Mi prendo i miei tempi insomma. Piuttosto quelli che si sono stupiti sono stati gli stuntman: durante i combattimenti erano sorpresi dalla mia forza fisica. Non si capacitavano di come, dato il mio aspetto esile, potessi mettere tutta quella potenza nelle prese... Lo vede? Mai sottovalutare una mamma lavoratrice (ride)!».
Siamo abituati a vederla in ruoli positivi: non ha voglia di interpretare una donna perfida?
«Come no? Sì, mi piacerebbe. C’era un progetto di un’opera prima di un regista che mi aveva proposto il ruolo di un personaggio cattivo in un fantasy, ma per ora è lì, nel cassetto. I ruoli da cattiva sono interessanti ma non devono essere uno stereotipo: devi capire perché quella persona diventa così e provare a umanizzarla».
Vittoria, lei è una veterana della televisione e del cinema ma ha solo 41 anni...
«Ho iniziato presto».
Ma da bambina sognava di fare l’attrice?
«Macché, volevo fare la stilista: passavo giornate intere a disegnare vestiti. Malissimo, perché poi sono negata col disegno, ma chissà com’è, avevo questa passione».
Invece poi si è ritrovata sul set. Ricorda la sua prima volta?
«Certo! Era il 2000 ed era il film di Sergio Rubini “Tutto l’amore che c’è”».
Il suo primo ciak?
«Una scena di nudo. E io non avevo mai recitato prima... Chiaramente ero molto imbarazzata, oltretutto ero, e sono tuttora, di una timidezza sconvolgente, eppure quando mi sono ritrovata sul set come per incanto mi sono sentita a mio agio. E ho capito che quella era la mia strada».
Un paio di anni dopo è arrivata “Elisa di Rivombrosa”, la serie che le ha regalato la popolarità. Ricorda il primo provino fatto per quel ruolo?
«Certo! Era con la regista Cinzia TH Torrini e non andò bene. Mi scartò».
Come mai?
«Ai provini è così: a volte vanno bene a volte male, dipende da tanti fattori, quello non era riuscito forse perché ero ancora troppo acerba».
E poi?
«Continuavano a cercare Elisa e non la trovavano. Dopo qualche mese Cinzia mi volle rivedere, il provino andò bene e sono partita per quella magnifica avventura».
Un’avventura che le ha cambiato la vita professionale e anche personale, dal momento che su quel set ha conosciuto Alessandro Preziosi, il papà di Elena. Quali sono gli altri momenti “di svolta” della sua carriera?
«Dopo Elisa, la mia prima serie da protagonista, c’è stato un momento in cui ho fatto due film uno dietro l’altro, uno per la tv “C’era una volta la città dei matti...” di Marco Turco, e subito dopo per il cinema con Gabriele Muccino “Baciami ancora”. Hanno segnato una mia crescita professionale, e personale, importante».
Come mai?
«In “C’era una volta la città dei matti...” avevo un ruolo che si staccava da quello dell’eroina romantica per cui il pubblico mi conosceva. Interpretavo una ragazzina con dei problemi che veniva rinchiusa in matrimonio... cioè manicomio. Oddio che lapsus! Ho detto matrimonio invece che manicomio... non basterebbe un anno di psicanalisi per uscire da questo lapsus (ride). Comunque quella è stata un’esperienza professionale e umana fortissima perché abbiamo lavorato dentro agli ex manicomi e con ex degenti. Subito dopo ho girato con Muccino: entravo in un cast di super attori, ero l’unica new entry e arrivavo a sostituire un’attrice come Giovanna Mezzogiorno, che per me è un riferimento assoluto. A queste due prove aggiungo “18 regali”, un film per me importantissimo, che mi ha fatto prendere la mia prima nomination ai David di Donatello di quest’anno».
E ora è sul set di una nuova serie per Raiuno. Ce ne parla?
«Sì, si chiama “Non mi lasciare”. Come dicevo abbiamo girato a Venezia, con scenari meravigliosi che aggiungono tantissimo alla storia, e ora ci siamo spostati a Roma per le ultime settimane di riprese. Interpreto Elena, un vice questore che indaga sui crimini informatici: è un altro bel personaggio e si porta una ferita dal passato con la quale non è riuscita a fare i conti. La regia è di Ciro Visco e con me ci sono, tra gli altri, Sarah Felberbaum e Alessandro Roja».
Continua a correre anche su questo set?
«Elena corre meno di Arianna (ride). Ma di cervello va molto veloce e c’è anche una bella scena di azione. Oltre a tante riprese in esterni. Una volta ho temuto che il buran (vento gelido di origine siberiana, ndr) ci portasse via...».
E dopo cosa farà?
«Dopo mi siederò a riprendere fiato!».