L'attore ci presenta il film tv che narra la storia del medico Antonio Maglio
Roma, 1960: sfruttando gli impianti sportivi costruiti per le Olimpiadi appena concluse, viene disputata la prima Paralimpiade del mondo. Artefice dell’iniziativa, che cambierà per sempre la percezione della disabilità, è Antonio Maglio, medico e dirigente dell’Inail che dedica la vita al pieno recupero delle persone disabili. Incaricato nel 1957 della direzione del Centro Paraplegici Villa Marina di Ostia, Maglio riesce, attraverso lo sport, l’arte e la musica, a cambiare l’idea che gli altri avevano dei disabili e anche la percezione di sé dei disabili stessi.
La sua storia oggi rivive in "A muso duro", il tv movie di Marco Pontecorvo che Rai1 trasmette lunedì 16 maggio. A prestargli il volto è Flavio Insinna, che Maglio lo ha conosciuto quando aveva solo undici anni e mai avrebbe immaginato di interpretarlo in un film. «Per questo l’emozione è doppia. Papà, che era medico, lavorava con lui al Santa Lucia, la struttura romana dedicata alla riabilitazione. Nel 1976, come premio per la promozione, mi portò con lui, come assistente, alle Paralimpiadi che si svolgevano in Canada. Lì ho incontrato storie straordinarie» racconta Insinna.
Storie come quelle raccontate in "A muso duro". Alle Paralimpiadi di Roma parteciparono quattrocento atleti provenienti da ventitré nazioni e cinquemila persone seguirono le loro gare: tiro con l’arco, giavellotto, pallacanestro, nuoto e scherma. Per la prima volta gli “invalidi” uscirono dai luoghi dove, fino ad allora, venivano confinati per mostrarsi al mondo come uomini e donne orgogliosi dei risultati raggiunti. «Quell’esperienza è stata un concentrato di sentimenti: ho visto il dolore, la forza, la voglia di ripartire» ricorda l’attore. «Da allora tanto è stato fatto ma tanto resta ancora da fare sia nel sostegno sia nell’abbattimento delle barriere architettoniche. Come è accaduto con "La classe degli asini" (il film del 2016 dedicato alla chiusura delle classi differenziali e all’inserimento scolastico dei ragazzi disabili, ndr), spero che il film lo vedano in tanti e tanti si sentano rappresentati. Sono piccoli passi ma significativi».
Così come significativo è il sostegno dell’attore alla squadra di basket Giovani e tenaci, formata appunto da ragazzi con disabilità. «Mio padre mi ha insegnato che siamo tutti speciali, ma qualcuno ha bisogni un po’ più speciali» continua Insinna. «La vita è una maratona da fare tutti insieme. E se tu hai un problema non ti devi fermare, sono io che devo rallentare per aspettarti. Come diceva Ezio Bosso (il compositore affetto da una malattia invalidante scomparso nel 2020, ndr): “La musica è come la vita, la si fa tutti insieme”».