“Artemis Fowl”: intervista all’autore dei libri Eoin Colfer

Lo scrittore irlandese ci ha parlato della sua saga di libri adventure fantasy per ragazzi

Eoin Colfer, autore della saga di "Artemis Fowl"
16 Giugno 2020 alle 08:10

Su Disney+ è arrivato “Artemis Fowl”, adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Eoin Colfer, il primo della sua saga adventure fantasy per ragazzi. Lo sviluppo del film non è stato una passeggiata: a Hollywood avevano iniziato a parlare di un adattamento per il grande schermo già nel 2001, dopo l’uscita del primo romanzo, ma il progetto è rimasto a prendere polvere tra continui cambi di registi e sceneggiatori fino al 2013, quando la Disney ha acquistato i diritti del film. Nel 2015 è arrivato l’annuncio che alla regia ci sarebbe stato Kenneth Branagh e adesso “Artemis Fowl” è finalmente realtà, anche se i primi fan dei libri sono ormai diventati grandi (la saga si è conclusa nel 2012 con l'uscita dell'ottavo volume).

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«È così strano», ci ha detto Eoin Colfer, con cui abbiamo fatto una chiacchierata. «Ho dovuto vederlo due volte, perché durante la prima visione ero un po’ sotto shock nel vedere la mia immaginazione rappresentata sullo schermo. La seconda volta l’ho guardato come semplice spettatore, senza associarlo a me stesso, e mi sono divertito. La prima volta ero troppo nervoso».

Il film, che si basa sul primo libro aggiungendo però alcuni elementi del secondo, ha delle grosse differenze con il romanzo di partenza. Ad esempio, nel film Artemis non sa nulla delle fate e del Piccolo Popolo, e ne viene a conoscenza grazie ad alcuni scritti del padre; nel libro invece è Artemis ad aver scoperto da solo l’esistenza di elfi, goblin e nani, mentre il padre è del tutto all’oscuro. Queste differenze «adesso mi piacciono», ha ammesso Colfer. «All’inizio ero un po’ preoccupato, ma quando ho visto il film le ho apprezzate. Sono cose diverse: stanno raccontando una storia differente, e per loro secondo me ha funzionato. Sono abbastanza vecchio ormai da non ritenerlo importante: il libro resterà sempre lo stesso». Ciò che secondo lui è davvero importante è che il film renda giustizia all’Irlanda, patria di Artemis Fowl e dello stesso Colfer. «I paesaggi sono fantastici, quindi spero davvero che, guardandoli, agli spettatori venga voglia di venire qui per vedere quelle scogliere e fare surf su quelle spiagge».

Nel film, Artemis Fowl ordisce un piano contro il Piccolo Popolo per salvare il padre rapito. Nei libri invece il dodicenne prodigio ci viene presentato come un vero e proprio genio criminale, rivelandosi un protagonista quantomeno insolito per le letteratura per ragazzi. «L’ho basato su una fotografia della prima comunione di mio fratello», ha raccontato Colfer. «Indossava un completo e aveva un ghigno malandrino… ho pensato assomigliasse a un cattivo di James Bond. E mi sono reso conto che non era una brutta idea, quella di un cattivo di James Bond di dodici anni».  

Ferdia Shaw è Artemis Fowl

All’inizio, ci ha spiegato, in quanto antagonista doveva essere un personaggio secondario. «Solo che poi è diventato il mio preferito, e l’ho promosso a protagonista». Non che Artemis resti cattivo per tutti gli otto libri della saga, anzi; ogni avventura e missione lo vede crescere e ammorbidirsi, diventando più buono ma anche più vero. «È una serie per ragazzi, quindi nel corso dei romanzi diventa una persona migliore», ha spiegato Colfer. «L’ultima cosa che fa nei libri è una cosa buona e senza secondi fini. Quindi la saga racconta proprio il suo viaggio da malvagio egoista a brava persona».

Il ruolo dell’eroe tradizionale è affidato sia nei libri che nel film all’elfa Spinella Tappo. Combattiva e determinata, è la prima agente donna della LEP, corpo di polizia del Piccolo Popolo. Anche se nel film questo suo primato non è presente (per il ruolo del comandante Tubero è stata ingaggiata Judi Dench), nei libri è un aspetto fondamentale del personaggio: Spinella viene continuamente ostacolata dai colleghi e sottovalutata dai superiori, anche se è un’agente di gran lunga migliore di molti altri. «Penso di essermi in parte ispirato alle mie colleghe quando facevo l’insegnante», ha detto Colfer, che ha parlato di un sistema ai tempi ancora molto arretrato in cui l’8 percento del corpo insegnante era composto da uomini, eppure solo il 20 percento dei presidi erano donne. «Era assurdo, praticamente ogni uomo era preside», ha detto. «Anche se il preside della mia scuola era molto bravo, ce n’erano tantissimi che avrebbero solo dovuto andare in pensione lasciando il lavoro a persone veramente qualificate. E penso di aver messo questo sentimento in Spinella: eccezionale nel suo lavoro, eppure tutti le dicono che non può fare questo e quello perché è femmina. Ho potuto usare la civiltà delle fate per evidenziare un problema della civiltà umana».

Da sinistra: Nonso Anozie, Lara McDonnell, Josh Gad e Ferdia Shaw in una scena di "Artemis Fowl"

Il sessismo sul posto di lavoro non è l’unica questione “umana” che Colfer ha inserito nei suoi libri. Nel corso della saga viene dato spazio anche alle tematiche ambientali, con Spinella che critica aspramente gli umani e il loro inquinamento. «Ho sempre inserito un messaggio ecologista nei libri di Artemis Fowl, eppure spesso la gente non credeva che ciò che scrivevo fosse vero», ha detto Colfer. «Nel secondo libro parlo di emissioni nucleari nel nord della Russia e mi sembrava un messaggio piuttosto forte. Ma con rammarico ho scoperto che la gente pensava me lo fossi inventato solo perché era in un libro di avventura. Adesso che le cose vanno ancora peggio, abbiamo iniziato a scrivere libri che affrontano certe questioni in maniera più schietta». Tre anni fa infatti è uscita “Clandestino”, graphic novel scritta insieme ad Andrew Donkin che spiega ai ragazzi la questione migranti raccontando la storia del dodicenne Ebo, che dal Ghana intraprende un difficile viaggio clandestino verso l’Europa per riabbracciare la famiglia. Presto uscirà un nuovo fumetto, “Global”, sul riscaldamento globale. «Siamo stati ispirati dai giovani che in tutto il mondo stanno cercando di fare qualcosa per risolvere questi problemi», ha detto. «Quindi stiamo cercando di educare chi è ancora più piccolo, magari sui dieci o dodici anni».

Uno degli elementi che hanno contribuito al successo di Artemis Fowl è la commistione di tecnologia e magia: oltre a poter contare sui poteri magici tradizionalmente associati a fate e folletti, il Piccolo Popolo immaginato da Eoin Colfer è anche tecnologicamente molto avanzato. «Volevo introdurre qualcosa di innovativo per il genere», ha raccontato. «In Irlanda adoriamo il folklore e le leggende, quindi in tanti scrivono fantasy. Persino grandi scrittori come Oscar Wilde hanno scritto di mitologia». Ai tempi, Colfer lavorava ancora come insegnante. «I miei alunni erano fissati con la tecnologia: avevano il gameboy e la playstation, stavano iniziando a usare il cellulare… così ho capito che era quello l’elemento mancante». 

E quindi nei libri di Artemis Fowl non c’è l’atmosfera medievaleggiante che spesso si associa al Piccolo Popolo e in generale alle creature magiche. «La magia è in qualche modo legata alla scienza», ha spiegato. «Questo mi ha permesso di inventare gadget e mi sono divertito un sacco, anche perché da piccolo odiavo quando i personaggi dei libri riuscivano a scampare da situazioni di pericolo grazie a qualche provvidenziale oggetto magico che non veniva spiegato. Mi sembrava troppo facile e detestavo che non mi venisse detto come l’oggetto funzionasse o perché ce l’avessero». Artemis non se la cava mai dai guai grazie all’intervento miracoloso di marchingegni iper-tecnologici sbucati dal nulla: ogni gadget ha una logica dietro che viene sempre ben spiegata (ed è Artemis a essere abbastanza brillante da riuscire a trarre il massimo vantaggio da ciò che ha a disposizione). «A me piace spiegare tutto, e ho scoperto che ai ragazzi piace quando lo fai. Perché vuol dire che li stai trattando come lettori intelligenti».

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