Il film di Domenico Ciolfi racconta la vita del ciclista romagnolo, concentrandosi in particolare sui cinque anni che hanno preceduto la sua scomparsa
È uscito al cinema lo scorso anno, in occasione dei sedici anni dalla scomparsa dell’atleta romagnolo, il film diretto da Marco Ciolfi su Marco Pantani. S’intitola “Il caso Pantani - L’omicidio di un campione” e dal 14 febbraio è disponibile in streaming su Amazon Prime Video.
A vestire i panni dell’amato ciclista ci sono Brenno Placido, Marco Palvetti e Fabrizio Rongione, ciascuno dei quali interpreta una parte della vita, nonché una specifica parentesi delle carriera sportiva, di Pantani: quella del campione portato in trionfo, quella dell’atleta che vede infrangersi il suo più grande sogno e quella dell’uomo disperato. Insieme a loro nel cast ci sono Francesco Pannofino, Libero De Renzo, Gianfelice Imparato, Giobbe Covatta, Emanuela Rossi e molti altri.
“Il caso Pantani” si concentra sugli ultimi cinque anni di vita del ciclista: dal 5 giugno 1999, data in cui viene sospeso dalle gare, al giorno della sua morte, il 14 febbraio 2004. Le circostanze poco chiare della sua scomparsa, su cui sono state aperte diverse inchieste giudiziarie, ha sconvolto il mondo sportivo e i tantissimi fan del “Pirata”: un atleta spettacolare e un uomo tormentato, la cui carriera in sella alla bici è stata ricca di alti e bassi, di grandi traguardi e sfortune impensabili.
Il biopic non propone un racconto edulcorato e buonista della cronaca, entrando nel dettaglio anche delle vicende più discusse e contraddittorie che hanno visto protagonista Pantani. La tesi che il regista porta avanti per tutto il film è che il celebre ciclista sia stato ucciso due volte: la prima con l’esclusione dal Giro d’Italia del 1999 a Madonna di Campiglio, vittima di un complotto di stampo camorristico, la seconda quando venne trovato morto per un’overdose da cocaina in una stanza d’albergo a Rimini, con tanto di scena del crimine manomessa. Quella di Ciolfi è una ricostruzione drammatica e un’opera d’inchiesta, che unisce fiction a immagini di repertorio, una denuncia verso una morte rimasta senza colpevoli e avvolta nel mistero.