Un docufilm di Dazn disponibile in esclusiva da lunedì 16 maggio
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Forse non tutti sanno (o immaginano) che spesso lo sport può diventare un eccellente maestro di vita. A darne l’ennesima dimostrazione è “Il ragazzo gioca bene”, il docufilm di Pietro Daviddi e David Gallerano per una produzione tutta italiana targata Dazn e disponibile in esclusiva sulla omonima piattaforma streaming da lunedì 16 maggio.
Racconta la storia del calciatore Francesco Flachi, uno degli attaccanti più validi e amati negli anni 2000 che grazie ai suoi 110 gol è il terzo marcatore di sempre nella storia della Sampdoria (dietro a due come Roberto Mancini e Gianluca Vialli…). Nel 2007 è risultato positivo alla cocaina, problema che si è ripetuto nel 2010 quando la Commissione Disciplinare della Federazione Italiana Giuoco Calcio decide di squalificarlo per 12 anni.
Oggi fa l’opinionista in una tv locale, ma è lo stesso bomber che ha esordito tra i grandi club con la Fiorentina (il titolo del docufilm è un coro dei tifosi della curva Fiesole che ne avevano ben compreso il valore) a farci compiere un viaggio a ritroso nella sua esistenza. Un modo per ritornare nei luoghi, rivedere dirigenti e colleghi vecchi e attuali che hanno lavorato con lui durante la lunga presenza alla Sampdoria.
Francesco ha anche modo di parlare delle sue sensazioni, della solitudine, delle scelte e degli errori, di quello che ha perso, quasi a voler esorcizzare un mondo, fatto di pregi e difetti, con il quale ha preso coscienza. Durante gli allenamenti del figlio (che gioca nelle giovanili della Fiorentina) racconta anche il non facile rapporto con il padre.
Il viaggio non può trascurare l’Isolotto, la squadra giovanile che porta il nome di un rione di Firenze con la quale ha cominciato a farsi vedere, ma soprattutto il Signa, la formazione che milita nell’Eccellenza Toscana e che gli ha dato l’opportunità di giocare di nuovo lo scorso febbraio dopo la conclusione del periodo di squalifica.
Più che l’interesse a rimettere le scarpette, Flachi esprime a 47 anni la voglia di reagire, di dare un senso al suo futuro, di far vedere che si può voltare pagina. Lo dimostra l’impegno con il quale si sottopone a duri allenamenti nei mesi precedenti al ritorno in campo, reso possibile grazie a una grande dimostrazione di amicizia e di riconoscenza, ma anche per rispondere con determinazione a un guanto di sfida.
Per Flachi c’è infine il tempo di “mettersi a nudo” con la famiglia, riunita a cena la sera prima della partita, dove il padre in un appassionante monologo svela i suoi veri e profondi sentimenti. E annuncia che il giorno dopo non sarebbe andato allo stadio per un precedente impegno (non lo ricorda bene e sembra una innocente bugia), ma le immagini, oltre al pubblico incuriosito e un affettuoso striscione, lo mostrano attento e in cuor suo orgoglioso dietro alle reti di recinzione. Quel padre severo che aveva colto il nervosismo (neanche troppo nascosto) del figlio non ha voluto mancare all’inizio di un nuovo capitolo della vita di Francesco dopo l’interminabile esilio.