Doveva essere una serie, invece è diventato un film (antologico, però). Stiamo parlando de «La Ballata di Buster Scruggs», il nuovo lavoro dei fratelli Coen, presentato alla 75esima edizione del Festival di Venezia ,dove ha vinto il premio per la miglior sceneggiatura, e pronto ad arrivare su Netflix il 16 novembre.
Composto da sei episodi di durata variabile per un totale di oltre due ore di visione, «La ballata di Buster Scruggs» prende gli elementi narrativi imprescindibili del genere - dalla sparatoria carica di tensione alla rapina in banca - e li scardina con dissacrante umorismo e uno sguardo cinico, per un risultato tragicomico e divertente che appassionerà lo spettatore.
La genesi dell'opera: da serie a film
Dopo «Non è un paese per vecchi» (del 2007, vincitore di quattro premi Oscar tra cui quello per il miglior film) e «Il Grinta» (2010), Joel ed Ethan Coen tornano al genere western con il loro primo lavoro per Netflix. «La ballata di Buster Scruggs» non è però incentrato su un’unica storia: si tratta di un film antologico, composto da sei episodi del tutto slegati tra loro, basati su racconti scritti nell’arco di circa venticinque anni.
«Abbiamo scritto queste storie brevi e non sapevamo bene cosa farci, quindi le abbiamo messe da parte», ha spiegato Joel. «Poi abbiamo deciso di realizzarle tutte assieme». L’idea iniziale era quella di creare una serie in sei parti per Netflix, ma strada facendo hanno cambiato idea. «Anche se [gli episodi] sono completamente diversi per soggetto, tono e persino per la vaga idea di Western su cui si basano, sono incentrati in parte sulla stessa cosa e abbiamo pensato che sarebbe stato interessante metterli tutti assieme», ha dichiarato Joel. «Nessuno fa più questo genere di cose, i film antologici, e abbiamo pensato che sarebbe stato divertente riportarli in voga».
Trama e cast
Per come inizia, sembra quasi di trovarsi di fronte a un film Disney. La telecamera zooma su quello che potrebbe essere un libro di fiabe, che però racchiude le storie del vecchio West che compongono il film.
La prima è proprio «La ballata di Buster Scruggs» e segue le avventure (incredibili ed esilaranti, quasi da cartone animato) di Buster Scruggs (Tim Blake Nelson), un pistolero canterino tanto bravo con la chitarra quanto rapido con la pistola.
Il secondo episodio, «Near Algodones», ha per protagonista James Franco nei panni di un rapinatore di banche che stavolta si trova alle prese con un anziano impiegato tutt’altro che arrendevole, pronto a tutto per difendere la banca dove lavora.
I toni si fanno più cupi in «Meal Ticket», che segue lo spettacolo itinerante di un teatrante disabile (Harry Melling) e del suo collega impresario (Liam Neeson). La quarta storia, «All gold Canyon», ci propone la tenace corsa all’oro di un anziano caparbio (Tom Waits), mentre protagonista del quinto episodio, «The gal who got rattled», è finalmente una donna: Alice (Zoe Kazan) è in viaggio con una carovana per raggiungere l’Oregon.
Il film si chiude con un episodio che mescola Western e genere gotico: «The mortal remains» segue il viaggio di una carrozza e dei suoi passeggeri (tra cui anche Brendan Gleeson) verso una misteriosa destinazione.
Un film che funziona (tra alti e bassi)
I vari episodi di «La Ballata di Buster Scruggs» toccano alcuni dei topoi tipici dei vecchi western: c’è il duello a colpi di arma da fuoco così come la classica rapina in banca; ci sono gli scontri con gli indiani e le lunghe carovane che attraversano il deserto; c’è persino spazio per la corsa all’oro.
I fratelli Coen però prendono quelli che sono i più classici elementi narrativi del genere e li rielaborano con un sapiente uso dell’ironia, sforando nella tragicommedia nei primi due episodi del film che sono anche quelli meglio riusciti.
I registi di «Non è un paese per vecchi» sembrano volersi divertire anche con il tono delle varie storie, mescolando al western generi diversi: si parte così da un (esilarante) musical per arrivare alla storia gotica che sembra rievocare in qualche modo «Il giro di vite» di Henry James.
La grande varietà e diversità che caratterizza i vari episodi - per mood, cast e trama - è sì un punto forte del film che regala un costante effetto sorpresa allo spettatore di episodio in episodio, ma si rivela un’arma a doppio taglio. Una varietà tale di contenuti infatti rischia di tradursi in una varietà anche nella qualità dei singoli episodi, ed è proprio quello che succede in «La ballata di Buster Scruggs».
Il pezzo forte è quello d’apertura: i primi due episodi sono i migliori, più brillanti e accattivanti, la loro brevità gioca certamente a loro favore, mentre con gli altri il ritmo rallenta un po’ e, anche se interessanti (il terzo e l’ultimo in particolare offrono lo spunto per stimolanti riflessioni), non riescono a essere all’altezza dei primi.
Ogni episodio però ha qualcosa da dire e quasi tutti fanno riflettere - a volte con un sorriso divertito, altre con più amarezza - sull’ingiustizia della vita (e della morte), sullo spietato cinismo del destino. Smontando gli stereotipi del genere, i Coen danno così vita a un film composito, che con uno spiccato gusto per l’assurdo fa ragionare sull’illogicità della nostra esistenza.
Tra le novità c'è «La ballata di Buster Scruggs», attesissimo nuovo film dei fratelli Coen, e «Outlaw King» con Chris Pine nei panni di Roberto I di Scozia