Pubblicato per la prima volta nel 1964, "La fabbrica di cioccolato" di Roald Dahl è un libro che ha regalato al cinema due film molto diversi. Il primo si intitola "Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato", del 1971, è stato diretto da Mel Stuart, con una sceneggiatura firmata proprio da Roald Dahl e un grande Gene Wilder nei panni di Willy Wonka. Un film magico, pieno di colori e arricchito da brani musicali che sono ben scolpiti nella mente degli spettatori cresciuti in quegli anni, che ricordano con piacere canzoni come "The candy man can", cantata dal proprietario del negozio di caramelle Bill.
Il secondo film risale al 2005 e dietro la macchina da presa c'è il visionario regista Tim Burton, affiancato nel film da Johnny Depp, chiamato per ricoprire il ruolo dell'eccentrico proprietario della fabbrica di cioccolato, e dalla ex-partner, ma compagna in molti suoi lavori, Helena Bonham Carter. Versione moderna e meno edulcorata rispetto all'originale del 1971, la pellicola di Tim Burton sfrutta le caratteristiche chiave di questo regista che ricorre al suo estro creativo e visivo per raccontare una storia ancora oggi molto attuale.
La storia dei due film è la stessa e i personaggi principali sono sempre cinque: Charlie Bucket, Violetta Beauregarde, Veruca Salt, Mike Tivù e Augustus Gloop. Dopo aver licenziato tutti i suoi dipendenti e chiuso la fabbrica a causa di una spia che ha rubato e venduto alla concorrenza le sue ricette segrete, Willy Wonka decide di riaprire i cancelli e permettere a cinque bambini di visitare i magici luoghi dove viene prodotto il cioccolato. Soltanto i bambini che troveranno uno dei cinque biglietti d'oro nascosti nelle barrette di cioccolato potranno realizzare questo sogno. I fortunati sono coinvolti in un viaggio magico e grottesco e visitano luoghi misteriosi dove scoprono i segreti di Wonka, fanno la conoscenza degli Umpa Lumpa e affrontano sfide personali. A differenza del primo film, questo di Tim Burton ricorre meno alle canzoni e approfondisce il personaggio di Wonka, raccontando allo spettatore la storia del suo complicato legame con il padre dentista.
Entrambi i film sono direttamente ispirati al libro di Roald Dahl, con la differenza che la versione diretta da Tim Burton è surreale, molto più colorata e anche un po' più cinica. Nell'universo ricreato da Burton c'è il tocco magico del regista, artista visionario e creativo che si diverte a dar vita a mondi indimenticabili. Entrare in un film di Burton equivale a vivere un'esperienza grottesca, dove ogni dettaglio è curato con attenzione e anche le scelte più folli hanno una ragione di esistere. Curioso che in questo film la schiera di Umpa Lumpa abbia in realtà il volto di un unico attore, Deep Roy, mentre per il ruolo di Charlie il regista si affida al viso innocente del giovanissimo Freddie Highmore ("The Good Doctor").
L'attore aggiunge questo ruolo alla lunga lista di personaggi un po' raccapriccianti a cui ci ha da tempo abituato. Depp non fa rimpiangere Gene Wilder e regala un'interpretazione sicuramente diversa ma profonda e convincente. I movimenti del corpo, le espressioni del viso, i piccoli dettagli lo rendono curioso e al tempo stesso un po' folle, una follia che lo fa apparire quasi psicopatico nel modo in cui si approccia ai ragazzini e gli stuzzica, sfruttando i punti deboli di ciascuno per indurli a commettere errori decisivi.
C'è in questa storia scritta da Roald Dahl un messaggio di fondo che è ancora oggi molto attuale. Quella di "Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato" è una storia universale e non è un caso che funzioni sia nella versione del 1971 che in quella più recente di Burton. In fondo, la vicenda di questo imprenditore del cioccolato, solo e in cerca di qualcuno che impari ad amarlo come nessuno ha mai fatto, serve anche a suscitare una riflessione sui comportamenti di certi ragazzini e degli adulti che li accompagnano. Tutti i bambini sono condannati e sconfitti dai loro stessi difetti: Augustus dall'ingordigia, Violetta dalla presunzione, Veruca dai continui capricci, e Mike Tivù dalla superbia. L'unico a venir fuori indenne da tutto e tutti è Charlie che, ben consapevole di cosa voglia dire fare una vita di stenti rinunciare a qualcosa, è anche il solo a capire il vero valore di ciò che conta. Non è esente da critiche e da difetti neanche Wonka, convinto di poter dettare le regole del gioco in qualunque situazione. Sarà sempre Charlie a dimostrare che non funziona così e che nella vita gli affetti e i valori contano molto più della ricchezza.
Il film originale è in realtà quasi un musical ed è molto meno spaventoso rispetto a quello diretto da Burton. La storia ha un protagonista più angelico, un nonno simpaticissimo, fa i conti con quelli che sono gli strumenti dell'epoca, quando non c'erano ancora gli effetti speciali di oggi, ma resta un film magico. Sebbene un po' datato, vale la pena recuperarlo e guardarlo insieme ai vostri figli, quanto meno per fare un paragone tra i due film e decidere quale sia il migliore per voi. Resta il fatto che i ragazzi, soprattutto più grandicelli, non faranno alcuna fatica a preferire quello di Tim Burton, più vicino al loro modo di vedere e sentire la realtà.