“Luca”, il regista Enrico Casarosa: «Così ho portato la mia Liguria a Hollywood»

Dal 18 giugno su Disney+, il nuovo cartone animato Disney-Pixar: un tuffo... nel nostro mare!

18 Giugno 2021 alle 09:11

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Che ci fanno le trofie e le trenette al pesto, la Vespa e la focaccia ligure, nonché una sfilza di canzoni di Rita Pavone, Mina e Gianni Morandi, nel nuovo film Disney-Pixar (in arrivo su Disney+ il 18 giugno)? Il mistero è presto svelato: il regista di “Luca”, Enrico Casarosa, è di Genova.

Ci racconta l’origine del film così: «All’inizio avevo solo due certezze, volevo che ci fossero i mostri marini e la Liguria. Tutto il resto è venuto dopo». E così è nata la storia di un mostro marino timido e gentile affascinato dalla terraferma, dove però i genitori intimano di non andare, perché «è pieno di mostri terrestri».

Quando incontra l’esuberante Alberto, Luca scoprirà che fuori dall’acqua possono assumere sembianze umane e partirà per l’avventura di una estate che gli cambierà la vita...

Ma come c’è riuscito?

Casarosa ha cominciato a studiare animazione a Milano. «Poi, a 20 anni, mi sono trasferito a New York per frequentare il Fashion Institute of Technology. Ho messo insieme tante piccole esperienze, lavorando anche a “L’era glaciale” e “Robots”. E nel 2002 finalmente ero in Pixar». Dove, nel 2012, ha ottenuto una nomination all’Oscar per il corto “La luna”.

Un sogno d’infanzia

«Più sei lontano dal tuo Paese e più lo apprezzi» dice il regista. «E il film nasce dalla voglia di rivivere e far rivivere un’estate da bambini italiani. Io la passavo alle Cinque Terre. Anche il coprotagonista, Alberto, si ispira a un “vero” Alberto della mia infanzia che oggi fa il pilota militare. Quando gliene ho parlato mi ha detto: “Farai meglio a disegnarmi simpatico!”».

Quei mostri così amabili

E l’idea dei mostri marini da dove viene? «Quella ligure è una costa molto molto ripida: le montagne spuntano dal mare e da bambino immaginavo i paesi come dei piccoli mostri che escono dall’acqua. Inoltre la Liguria è piena di storie di mostri. Il simbolo di Genova è san Giorgio che uccide un drago. Sul campanile di Tellaro è raffigurato il polpo che suonò le campane per salvare il paese. E poi c’era il drago di San Fruttuoso e tanti altri... Mi sono ispirato anche a leggende come quelle dei “selkie” irlandesi, capaci di trasformarsi in uomini, e alle creature disegnate sulle mappe antiche. Ma volevo che i miei mostri fossero simpatici. Perché quella dei mostri costretti a nascondersi è anche una metafora sul bisogno di accettare la propria vera identità e quella degli altri».

Doppiatori d’eccezione

Nel cast delle voci italiane spiccano tante sorprese, sia in ruoli importanti che in piccoli “camei”. Luca Argentero è il papà di Luca; Fabio Fazio è don Eugenio; Luciana Littizzetto e Orietta Berti sono le sorelle Concetta e Pinuccia; Marina Massironi è la signora Marsigliese, giudice dell’improbabile gara di “Triathlon all’italiana” (nuoto, ciclismo e abbuffata di pasta!) che avrà un ruolo centrale nella trama del film.

A lezione d’Italia

Per far conoscere loro il mondo di Casarosa, la Disney-Pixar ha organizzato due viaggi in Liguria per gli autori principali del film. «Abbiamo visitato tutti i paesini, facendo centinaia di disegni; mangiato pasta, gelato e focaccia; guardato classici come “La strada” e “I soliti ignoti”. E per dare “lezioni di gesticolazione” ho chiesto aiuto a tutti gli italiani che lavorano in Pixar. L’ambientazione è quella degli Anni 50 e 60 perché la considero la nostra età dell’oro, un’epoca affascinante e senza tempo. E ora sogno che gli spettatori di tutto il mondo mi facciano lo stesso complimento che ho ricevuto da un collega americano dopo che ha visto il film: “Grazie per avermi fatto rivivere la mia infanzia italiana... che non ho mai avuto!”».

Ma dove si trova la "Portorosso" della storia?

Le avventure di Luca e Alberto si svolgono a Portorosso, nome di fantasia dietro al quale si nascondono posti assai reali, come racconta Casarosa: «Ci siamo ispirati innanzitutto ai paesini delle Cinque Terre, a cominciare da Monterosso. Ma anche ad altre pittoresche località come Portofino, Porto Venere e Camogli: le abbiamo visitate tutte per raccogliere centinaia di spunti visivi, poi li abbiamo shakerati ben bene ed ecco... Portorosso!».

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