“Panama Papers”: Meryl Streep e Soderbergh raccontano i paradisi fiscali
Il film sul famoso scandalo finanziario, in concorso all'ultimo Festival del cinema di Venezia, è in sala dal 14 ottobre e in streaming sulla piattaforma dal 18
“Panama Papers”, il nuovo film di Steven Soderbergh (“Ocean’s Eleven”, “La truffa dei Logan”, “Traffic”) con Meryl Streep, Gary Oldman e Antonio Banderas, è disponibile in streaming su Netflix dal 18 ottobre.
Presentato in concorso a Venezia 76, racconta lo scandalo finanziario scoppiato nel 2016, con cui è stato rivelato al mondo come funzionano i cosiddetti paradisi fiscali, chi ne gode e soprattutto chi li amministra.
Soderbergh ha costruito sul fatto di cronaca un buon prodotto d’intrattenimento che sa indignare. D’altronde, sono proprio la denuncia e la rabbia dettata dall’impotenza del più debole nei confronti del più forte - che qui è sinonimo di “più ricco” - i principi primari su cui poggia il film.
La storia dei Panama Papers
Era il 2016 quando il fascicolo riservato, passato alla storia come Panama Papers, diveniva pubblico e con lui milioni di documenti confidenziali che uno studio legale chiamato Mossack Fonseca, dai nomi dei suoi fondatori, teneva sotto chiave digitale. Il documento svelava informazioni dettagliate su migliaia di società offshore, includendo le identità di azionisti e dirigenti. I Panama Papers hanno rivelato al mondo una falla nel sistema fiscale americano e non solo, mostrando come molti ricchi, comprese cariche pubbliche e politiche, nascondano i propri soldi dal controllo statale. Insomma, sono documenti che parlano di evasione fiscale, anche se è stato furbescamente trovato il modo di definire la stessa procedura illegale, in modo legale. Ovvero parlando di elusione fiscale.
La versione di Soderbergh
Sulla vicenda rivelata al pubblico da un gruppo guidato dal premio Pulitzer Jake Bernstein, che ne ha scritto un libro intitolato appunto “Panama Papers”, ha lavorato lo sceneggiatore Scott Z. Burns (“Contagion”, The Informant”, “The Bourne Ultimatum”) per la regia di Steven Soderbergh. Il risultato è una dramedy grottesca che affronta uno dei temi cari al regista, la truffa, con il suo immancabile taglio ricco di chicche di regia, d’ironia e questa volta attento anche a lanciare un chiaro messaggio di denuncia. Il tutto aiutato da un cast di star incredibili come Meryl Streep, Gary Oldman, Antonio Banderas, Jeffrey Wright, Matthias Schoenaerts, David Schwimmer e molti altri.
La trama del film
Ellen Martin (Meryl Streep) rimane vedova in seguito a un incidente in battello durante una gita al lago. La tragica perdita del marito diventa per la donna solo il primo dei difficili eventi che la travolgono. Convinta che l'uomo abbia stipulato un’assicurazione sulla vita, Ellen inizia a dibattersi in un labirinto senza apparente via di fuga di assicurazioni fasulle che fanno capo allo stesso studio legale, Mossack Fonseca, con sede a Panama e proprietario di diverse società offshore.
Mossack e Fonseca
L’intera vicenda, in una sorta di pièce teatrale a cui fanno da menestrelli, viene narrata al pubblico proprio da Jurgen Mossack (Gary Oldman) e Ramon Fonseca (Antonio Banderas). Eleganti e cinici, i due raccontano in camera l’evoluzione del baratto dalla preistoria ai giorni nostri, spiegando come la ricchezza ormai sia diventata un affare per pochi. Anche il modo di accumularne è cambiato: non serve più avere merce pronta per lo scambio, ma bastano poche intenzioni segnate su un foglio. Soderbergh affida perlopiù a loro, e alla loro ironia, l’intento di non confondere il suo film con un’opera di cine-giornalismo, nonostante il messaggio di denuncia alla fine emerga molto chiaramente.