15 Gennaio 2018 | 16:36 di Giulia Ciavarelli
Dopo il successo di «Immaturi» (che ora è anche una fiction) e «Tutta Colpa di Freud», Paolo Genovese è tornato nel 2017 nelle sale italiane con «The Place». Il suo «Perfetti Sconosciuti» ha vinto nel 2016 sia il David di Donatello che il Nastro d'Argento. Una commedia dal retrogusto amaro che è la fotografia della contemporaneità, un difficile quadro realistico che nasconde gli aspetti più privati ma anche segreti della nostra vita.
È un film di condivisione: da Marco Giallini a Kasia Smutniak, tutti gli attori del cast interpretano personaggi dal carattere definito e ben inquadrato nei ritmi della trama, ma con una storia sentimentale poco limpida. Lo smartphone aiuterà a far chiarezza o rovinare per sempre quel legame d'amore che sembrava essere così solido e duraturo. «Ognuno di noi ha tre vite: una pubblica, una privata e una segreta» scrive Gabriel Garcia Márquez: una pellicola che fa ridere, riflettere e sperare. Ecco i cinque buoni motivi per vedere «Perfetti Sconosciuti».

IL CAST
Il film diretto da Paolo Genovese e prodotto da Medusa Film è un inno alla verità, un gioco crudele ma rivelatore. Ad interpretarlo, c'è un cast importante: Kasia Smutniak, Marco Giallini e Anna Foglietta (già protagonisti di «Tutta Colpa di Freud»), Valerio Mastandrea, Edoardo Leo, Giuseppe Battiston, Alba Rohrwacher. Con una buona dose di sarcasmo, tutti gli attori riescono ad essere empatici, genuini e comunicativi attraverso un linguaggio semplice, fatto soprattutto di sguardi. Il cast si amalgama alla perfezione, un meccanismo veloce e mai ripetitivo.

I PERSONAGGI DEL FILM
Il gioco sequenziale di «Perfetti Sconosciuti» ricorda quello di una sceneggiatura teatrale: siamo ad una cena tra amici, una serata come le altre, che evolve in un intreccio di segreti, incertezze, dubbi e rivelazioni dovuti alla condivisione del proprio telefonino.
La storia si svolge in un'unica unità di tempo e luogo, all'interno di un appartamento romano si ritrovano sette amici per una cena fra coppie: Smutniak è Eva, una psicologa sposata con Luca (Marco Giallini) che cerca di risolvere un rapporto conflittuale con la figlia adolescente, loro sono i padroni di casa. Espressivo e divertente, Valerio Mastandrea interpreta Lele, un funzionario di ufficio legale e marito di Carlotta (Anna Foglietta), casalinga e mamma (spesso infelice). Un'altra coppia è quella formata da Cosimo (Edoardo Leo) e la neo sposa Bianca (Alba Rohrwacher): lui tassista che nasconde pregiudizi e profonde incertezze, mentre lei è innamorata e sicura dell'uomo che ha sposato. Infine, c'è Peppe: insegnante di ginnastica, disoccupato e molto amico di tutti gli uomini del gruppo.

LA SCATOLA NERA DELLA NOSTRA VITA
Uno smartphone può svelare la vita nascosta di ognuno di noi: dentro la sim di un telefono si nasconde la scatola nera della nostra vita. L'idea di Paolo Genovese è intelligente e molto attuale: siamo tutti (o quasi) fragili di fronte a un oggetto che ora è diventato una vera memoria, tangibile e alla portata di tutti. Nascondiamo le manie, le ossessioni e creiamo una realtà parallela di messaggi, fotografie e chiamate. Un susseguirsi di colpi di scena aumenta il ritmo del film e cattura l'attenzione dello spettatore, soprattutto per il sapiente e inaspettato intreccio tra le storie dei personaggi. Impossible non immedesimarsi nel gioco social di Genovese, raffigurazione delle nostre abitudini quotidiane.
LA COLONNA SONORA
Il finale della pellicola è impreziosito dalla voce e l'interpretazione di Fiorella Mannoia. La canzone, scritta con Cesare Chiodo e Tony Bungaro, «racconta le criticità di una relazione complicata, fatta di silenzi, segreti, sbagli, parole sprecate e sconfitte che forse tali, in realtà, non sono mai perché, come recita il testo, 'quando si ama non si perde mai'».

LA RIFLESSIONE
«Perfetti Sconosciuti» è un film che lascia due sensazioni: da una parte c'è quel piacevole sapore della commedia italiana che riesce a farti sorridere, portando sul grande schermo temi come l'amicizia, il tradimento, il rapporto con i figli, i mille volti dell'amore e una sempre più presente realtà virtuale. Una visione contemporanea, sincera. Poi c'è la sensazione amara, quella che stimola i dubbi più significativi, la parte drammatica della pellicola. Conosciamo realmente chi abbiamo accanto? C'è la possibilità di scoprirsi perfetti sconosciuti?