“Prey”: il film raccontato dal regista e dagli attori

Il quinto capitolo della saga "Predator" è in streaming su Disney+ dal 5 agosto

Prey
3 Agosto 2022 alle 10:00

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"Prey", che approda su Disney+ venerdì 5 agosto, non il classico film per famiglie, ma un titolo perfetto per adulti, giovani adulti e, soprattutto, fan della fantascienza e della saga "Predator". È il quinto capitolo del franchise e, nel contempo, una pellicola decisamente originale. È un prequel, ambientato nel 1719, tra le pianure in cui vivevano gli indiani Comanche prima della colonizzazione. Sono loro, e in particolare una giovane guerriera interpretata da Amber Midthunder, i protagonisti della pellicola che devono vedersela con il terribile predatore alieno.

"Prey", in un certo senso, è un film dall’anima complessa, come ci ha spiegato anche il regista Dan Trachtenberg, che nel 2016 ha diretto la pellicola sci-fi "10 Cloverfield Lane" e alcuni episodi di serie come "Black Mirror" e "The Boys". Il progetto, spiega Trachtenberg, è cominciato subito dopo "10 Cloverfield Lane", ma poi vari eventi, come la fusione Fox-Disney e la pandemia, ne hanno ritardato notevolmente la genesi. «L'ispirazione principale di "Prey" è stata una sorta di confluenza tra un film d’azione, raccontato per lo più visivamente, e un innesto di cuore ed emozioni» spiega il regista, deciso a girare un film d’azione che fosse in linea con i capitoli della saga "Predator" e, nel contempo, con personaggi che normalmente non sono gli eroi delle storie. Da qui, l’idea di mettere al centro della pellicola dei nativi americani, alle prese con il terribile Predator.

A supportarlo da vicino è stata anche la produttrice Jhane Myers, di origini Comanche, che ha partecipato attivamente a ricostruire l’atmosfera dell’epoca: «Per me è stato un sogno, ho usato tutto quello con cui sono cresciuta. Mi è sembrato di compiere un viaggio nel tempo, nei luoghi dove vivevano i miei antenati. Abbiamo anche fatto provini in lingua Comanche, nel nostro film c'è molto di autentico».

Il risultato è un film ricco d’azione, molto accurato anche nei dettagli storici, tanto che è stato girato in lingua inglese e nella lingua dei Comanche così com'era parlata trecento anni fa. Anche gli attori, che hanno poi realizzato il doppiaggio in lingua Comanche, sono stati scelti per le loro origini, a partire dalla protagonista Amber Midthunter, di origini Sioux (interprete di Kerry Loudermilk di "Legion" e di Rosa in "Roswell, New Mexico") e al co-protagonista Dakota Beavers, star della musica di origini multietniche (è discendente della tribù Ohkay Owingeh) al suo debutto nel cinema, che racconta: «Ho sempre voluto fare l'attore, ma non conoscevo nessuno nell'ambiente e quando mi hanno consigliato di sostenere il provino ignoravo chi fossero il regista e la produttrice. Ho imparato molto da loro e dagli altri professionisti e ora mi piacerebbe fare questo lavoro per sempre».

«Ho pianto lacrime di paura quando sono stata scelta per il ruolo e prima di iniziare sentivo l’ansia crescere – ha commentato invece Amber Midthunder – Quando ho letto la sceneggiatura per la prima volta, ho capito quanto grande sia tutto ciò. Il lavoro è stato interamente fisico, con 4 settimane di boot camp prima di iniziare a girare, ci siamo addestrati a usare armi Comanche. Ed è stato fondamentale avere qualcuno come Jhane, esperta della storia Comanche, e molto vicina a loro».

Necessariamente “meno autentico”, invece, è Predator: la creatura aliena è interpretata dall’ex giocatore di pallacanestro Dane DiLiegro, con il supportato dalla CGI. «Volevo davvero combinare la CGI con l’essere umano dietro la creatura. Volevo che si sentisse, si percepisse la ferocia, il suo essere alieno ed è terrificante trovartelo davanti», ha spiegato il regista Trachtenberg. Il risultato, senza fare spoiler, è stato decisamente raggiunto.

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