Berlino, Olimpiadi del 1936: davanti a un Hitler incredulo, una platea in delirio, una schiera di fan che lo supportano e un pubblico che lo incita, l’atleta americano Jesse Owens conquista quattro medaglie d’oro (i 100 metri, i 200 metri, il salto in lungo e la staffetta 4x100) dimostrando a tutti di essere un vero campione. È questa la storia che viene raccontata in «Race - Il colore della vittoria», film diretto da Stephen Hopkins con protagonista Stephan James. Nato e cresciuto in un periodo storico pieno di contraddizioni, James Cleveland Owens non è un ragazzo come tanti altri e nasconde un talento prezioso. Allenato da Larry Snyder (interpretato da Jason Sudeikis), coach dell’Ohio University, Jesse Owens diviene protagonista di una storia importante che ha lasciato un segno indelebile ed è ancora oggi fonte di ispirazione per molti.
A soli 23 anni, questo atleta non solo è riuscito a partecipare alle Olimpiadi di Berlino del 1936, ma ha anche vinto quattro medaglie d’oro nella Germania nazista. La determinazione, le capacità atletiche, il desiderio di non piegarsi alle logiche di potere hanno permesso a Jesse Owens di rivelarsi agli occhi del mondo per quello che è: uno straordinario campione.
Cast
Genere: Biografico Titolo originale: Race Uscita: 2016 Durata: 134' Regista: Stephen Hopkins
Cast: Stephan James, Jason Sudeikis, Eli Goree, Shanice Banton, Jeremy Irons, William Hurt, Carice van Houten, David Kross, Barnaby Metschurat, Glynn Turman, Giacomo Gianniotti, Anthony Sherwood, Adrian Zwicker
Trama
Il film racconta la storia dell'atleta afroamericano Jesse Owens, vincitore di quattro medaglie d'oro alle Olimpiadi del 1936 a Berlino. Jesse parte per l'università, lascia a casa la fidanzata, una figlia piccola e una famiglia piena di difficoltà economiche. Ma la sua vita cambia grazie al coach dell'Ohio University che lo aiuta ad ottenere la convocazione alle Olimpiadi di Berlino, nel1936 in una Germania nelle mani di Adolf Hitler e delle sue leggi razziali. L'unica possibilità per Jesse è partecipare e vincere.
Trailer
La vera storia di Jesse Owens
Il protagonista
Stephan James ha ottenuto la parte dopo il rifiuto di John Boyega, impegnato con Star Wars - Il risveglio della forza.
Il supporto delle figlie
La produzione ha ottenuto il totale supporto delle figlie di Jesse Owens. Contattate dal regista e dagli sceneggiatori, le figlie di Owens hanno letto la sceneggiatura, da loro descritta come commovente, e si sono spesso recate sul set per supervisionare le riprese del film. Hanno inoltre fornito a Stephan James utili dettagli sulla personalità di Owens per permettere al regista di lavorare meglio sul personaggio.
Il nickname Jesse
A dare il nickname al giovanissimo Owens è stata la sua insegnante. A quanto pare la donna interpretò erroneamente il soprannome del ragazzo, chiamato in famiglia con “J.C.”, e cominciò a chiamarlo “Jesse”. Un nickname che gli ha portato fortuna.
Larry Snyder
Interpretato da Jason Sudeikis, qui al suo primo ruolo drammatico, Larry Snyder è il coach di Jesse Owens. Durante quegli anni erano molti gli stati a non permettere agli atleti neri di partecipare alle attività sportive. Snyder, al contrario, concedeva a questi ragazzi una preziosa opportunità e li seguiva nel duro allenamento. Il successo di Owens e di molti altri atleti non ha solo permesso a questi giovani di trovare una strada, ma ha anche sottolinetato il talento di Snyder nel riconoscere dei veri campioni.
Luz Long
Come mostrato nel film, durante le Olimpiadi del ’36, Jesse Owens divenne molto amico dell'avversario tedesco Luz Long. In un periodo storico in cui si proclamava la supremazia della razza ariana, l’amicizia tra un’atleta nero e un tedesco non era di certo vista di buon occhio. Ai due non interessava e il legame che si instaurò durante le Olimpiadi di Berlino fu un segnale forte e coraggioso contro un’ideologia priva di senso. Long è morto combattendo nella Seconda Guerra Mondiale e lui e Owens non si sono più visti dopo la fine delle Olimpiadi del '36.
Il tifo
David Clay Large, autore di The Nazi Games, ha raccontato in una featurette del film che tutte le volte in cui Jesse Owens faceva il suo ingresso nello stadio, la gente esplodeva. ”Erano pronti e desideravano vedere una performance di assoluta supremazia, lo adoravano e cominciavano a gridare il suo nome. 'Jesse! Jesse! Jesse!' si udiva non appena iniziava a prepararsi per la competizione”.
Pressioni
Secondo quanto storicamente raccontato il NAACP (National Association for the Advancement of Colored People) fece diverse pressioni su Owens per invitarlo a boicottare le Olimpiadi di Hitler. Il senso era ovviamente inviare un forte messaggio di disappunto contro l’ideologia della supremazia ariana. Per molti altri, però, la partecipazione di Owens inviava un messaggio molto più forte del boicottaggio. La vittoria dell’atleta non fece che confermare questa seconda ipotesi. Owens divenne difatti l’atleta di maggior successo di quei Giochi.
Verità storica
Resta ancora oggi aperto il dibattito sul comportamento di Hitler nei confronti di Owens. La storia sembra propendere per il dramma e racconta di un Hitler freddo nei confronti dell’atleta, sottolineando quella teoria storica dove si racconta che Owens fu snobbato dal dittatore tedesco. Secondo quanto raccontato dallo stesso Owens, Hitler gli fece un cenno di saluto e fu in realtà il Presidente degli Stati Uniti Franklin D. Roosevelt a non invitarlo alla Casa Bianca. Era difatti buona norma che il Presidente accogliesse i vincitori alla Casa Bianca per congratularsi personalmente con loro. “Non sono stato invitato a stringere la mano a Hitler”, ha raccontato Owens, “ma non sono neanche stato invitato alla Casa Bianca a stringere quella del Presidente”. I suoi successi furono ufficialmente riconosciuti nel 1976 quando il Presidente Gerald Ford gli consegnò la Medaglia presidenziale della libertà.
Dopo Berlino
Nonostante l’incredibile successo di Owens alle Olimpiadi di Berlino del 1936 la sua vita, al rientro in America, non fu una passeggiata. Il peso delle differenze era sempre forte, tutti si dimostrarono orgogliosi nei confronti del giovane, ma nessuno si arrischiò ad offrirgli un lavoro. Con una famiglia sulle spalle, tre figlie e quattro medaglie d’oro che non potevano di certo sostituire un pasto, Jesse Owens tentò prima la fortuna a Hollywood, per poi rassegnarsi ad accettare qualsiasi lavoro. Durante la sua vita, Owens fece diversi viaggi, fu invitato a tenere discorsi motivazionali e nel suo tempo libero si dedicò alla cura dei giovani disadattati.