Stefania Sandrelli: «Io all’amore eterno ci credo troppo!»

L'attrice è la protagonista di "Lei mi parla ancora", il romantico film di Pupi Avati. «Ho avuto molti uomini e tutte le volte pensavo che sarebbe durata per sempre. Ma la vita è così, bellissima e complicata»

Stefania Sandrelli
4 Febbraio 2021 alle 08:58

In “Lei mi parla ancora” Stefania Sandrelli interpreta Caterina, la mamma di Vittorio ed Elisabetta Sgarbi, così come è stata raccontata dal marito Giuseppe (e da uno scrittore che lo ha affiancato) nel libro dallo stesso titolo. «All’inizio ero un po’ perplessa: l’idea di andare sul set con questo virus che gira mi faceva paura. Ma la voglia di lavorare con Pupi Avati era tanta e mi sono lasciata convincere. Io ho bisogno di fidarmi. E se mi fido mi affido».

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L’attrice, che recita a fianco di Renato Pozzetto, si dichiara un po’ affaticata dalle restrizioni anti-Covid. «Oddio, non è che voglio andare in discoteca, ma insomma una ballatina ogni tanto mi piacerebbe farla... E poi mi manca mia cugina Monica. Io sono confinata a Roma e lei sta a Viareggio, dove sono nata e ho ancora i parenti. A Viareggio vivevamo in cinque famiglie nella stessa casa. Quella sì che era “una grande famiglia”, tanto per citare una serie che ho amato».

Pupi Avati ha detto che il suo film parla di «quelle compagne di viaggio con le quali hai spartito ogni istante, hai riso e urlato, hai amato e odiato». L’amore non è fatto solo di baci, insomma?
«E no, è fatto pure di botte! E io le ho prese e le ho date. Ma tante...».

Con chi?
«Un po’ con tutti i grandi amori della mia vita».

E se le dicessero: «Vogliamo fare un film sulla sua storia d’amore con Gino Paoli»? Oppure col suo attuale compagno Giovanni Soldati? Lei lo farebbe?
«No, no. Non per timidezza, che io sia timida non posso proprio dirlo. Ma riservata, sì».

Lei crede all’amore eterno?
«Ci credo, ma non è che succeda spesso. Io ho avuto molti amori e tutte le volte avrei voluto che continuasse per sempre. Poi purtroppo la vita è complicata, e anche le persone».

Cosa non sopporta, in amore?
«A volte mi sdegno per piccole cose, come fanno i gatti. Sa quando all’improvviso ti evitano e non si fanno più accarezzare? Ma quello che davvero non accetto è il tradimento. Vabbè l’ho fatto anch’io, ma sempre in buona fede. In quel momento ero innamorata».

Il libro, e quindi il film, nascono anche dal desiderio di Elisabetta Sgarbi di raccontare l’amore tra i suoi genitori. Dovesse anche lei fare un film sui suoi genitori, quale scena non dovrebbe mancare?
«Quella in cui papà Otello mi aspetta in fondo alle scale e io corro giù per abbracciarlo tutte le mattine prima di andare a scuola. Papà lo ricordo benissimo, anche se l’ho perso a 8 anni. Mi chiamava “la mia donnina”, mi spronava a esplorare il mondo. Ricordo che ci voleva indipendenti, sia me che mio fratello Sergio. Una volta siamo andati in gita a Firenze e ha preso una camera solo per me».

E sua mamma Florida, invece, che scena girerebbe?
«Quella in cui persino i miei amici fingono di venire a trovare me, ma in realtà vogliono vedere lei. Mia mamma era spiritosissima, se ho un po’ di simpatia l’ho presa da lei. E poi ci vorrebbe anche la scena in cui si stanca di accompagnarmi tutti i giorni sul set e mi dice, con la sua parlata toscana molto buffa, alla Benigni: “O Stefanina, ma te sei proprio sicura che te vuoi fare l’attrice?”. E io, un po’ dispiaciuta: “Sì mamma sì, sono sicura”».

È stato faticoso?
«Quando ho cominciato io, con Pietro Germi, capitava di stare sul set anche 15 ore. Mi ricordo che sul set di “Divorzio all’italiana” Marcello Mastroianni dormiva sempre mentre ci truccavano. Lui recuperava così. Io avrei voluto parlargli un po’, ma lui dormiva. Quando poi sono arrivati gli orari “sindacali” con le pause e tutto quanto non ci potevo credere, ero felice come una Pasqua».

È vero che ha cominciato a recitare grazie al Carnevale di Viareggio?
«Magari! Mamma non mi ha mai autorizzato a esibirmi sui carri, però mi dava il permesso di usare il rossetto, e questo era eccitantissimo. Aspettavo tutto l’anno il Carnevale per mettermi il rossetto».

Ha fatto oltre cento film. Ne scelga uno.
«Il mio preferito è “Io la conoscevo bene” di Antonio Pietrangeli. Ma anche “Divorzio all’italiana” e “Sedotta e abbandonata” di Pietro Germi sono due gioielli. Secondo me, eh!».

Con “La chiave” però ha dato scandalo. Era la prima volta che un’attrice italiana di Serie A girava un film erotico.
«Per me è un film femminista. La protagonista si ribella a chi la vuole oggetto delle sue fantasie maschili, e invece segue le proprie. Girarlo è stato liberatorio».

In tv cosa sceglie?
«Sono molto affezionata a “Una grande famiglia” e “Il maresciallo Rocca” ma anche alla “Lulù” di Mario Missiroli, che nel 1980 segnò il mio esordio sul piccolo schermo».

E tra i premi?
«La competizione non mi piace, mi mette a disagio. Sa quando dicono i nomi delle candidate e poi vince solo una... che brutta cosa! E allora scelgo il Leone d’Oro alla carriera della Mostra di Venezia nel 2005. Con quello non ho dato un dispiacere a nessuna. Almeno spero!».

Il regista più simpatico che ha incontrato in tutta la sua carriera?
«Pietro Germi era simpaticissimo: dietro la cinepresa rideva, piangeva, cantava. Mi ha insegnato la passione per il lavoro. Era anche pieno di tic, poverino. Cercava di contenerli massacrando il sigaro».

E qualcuno che la spaventava?
«O dico, ma scherza? Figuriamoci se mi faccio spaventare da un regista!».

Neanche agli esordi, quindicenne?
«No. Già allora avevo un bel caratterino. Ero molto... mi aiuti a trovare la parola giusta».

Intraprendente?
«Sì, ma anche di più».

Audace?
«Eh, adesso non esageri».

Resiliente?
«Per carità, non se ne può più di questa parola».

Coraggiosa? Forte? Decisa?
«Ma no! Aspetti, aspetti... adesso l’ho trovata. Esuberante, ecco».

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