Presentato a Venezia, il primo novembre su Netflix arriverà “The King”, film di David Michôd con Timothée Chalamet nei panni di Enrico V, monarca inglese vissuto nel 15esimo secolo.
Rivisitazione di tre drammi storici di Shakespeare incentrati sulla figura del sovrano (“Enrico IV” parti uno e due e l’”Enrico V”, per l’appunto), “The King” mescola eventi reali e personaggi shakespeariani secondo la personale reinterpretazione di David Michôd e Joel Edgerton, autori della sceneggiatura, che rendono Henry protagonista di un racconto di formazione che è soprattutto una riflessione su come inevitabilmente il potere corrompa anche chi ha le migliori intenzioni.
Oltre al candidato all’Oscar Chalamet, nel cast troviamo Joel Edgerton (John Falstaff), Ben Mendelsohn (Enrico IV), Robert Pattinson (un esilarante Delfino di Francia, villain sopra le righe), Sean Harris (Michael Williams, lord consigliere di Enrico) e Lily-Rose Depp (Caterina di Valois).
Trama e trailer
Inghilterra, quindicesimo secolo. Hal (Timothée Chalamet) è un principe riluttante che preferisce trascorrere le giornate nei bassifondi della città in compagnia di gente comune invece che alla corte del padre, un sovrano dispotico impegnato in continue lotte civili.
Alla sua morte, ad Hal non resta altro da fare che lasciarsi alle spalle la vita sregolata di un tempo e accettare la corona e le responsabilità che essa comporta. Si ritrova così invischiato in intrighi politici e potenziali tradimenti, mentre cerca di differenziarsi dal padre con un governo pacifista in grado di unificare l’Inghilterra. Ma quando il Delfino di Francia gli manda contro un sicario, Enrico non può evitare di muovere guerra contro i francesi.
Shakespeare ma non troppo
Gli amanti di Shakespeare potrebbero restare delusi: “The King” non è un adattamento fedele dei drammi storici del drammaturgo inglese, per quanto ne segua gli eventi arrivando anche a includere alcuni personaggi creati dalla sua penna (come Falstaff, che però viene sostanzialmente riscritto).
«Abbiamo deciso di usare le opere di Shakespeare come trampolino di lancio ma di distaccarcene in qualche modo», ha spiegato Joel Edgerton, che oltre a interpretare Falstaff è anche co-autore della sceneggiatura. «Usiamo veri elementi storici, prendiamo in prestito qualcosa da Shakespeare e lo rielaboriamo attraverso il nostro personale filtro».
«Abbiamo cambiato la storia così tanto che alla fine è stato come partire da zero», ha ammesso il regista e co-sceneggiatore David Michôd. «Trovo che la nostra versione sia rilevante perché allude alla natura quasi disfunzionale delle moderne istituzioni».
L’opera originale mostra come le qualità che compongono un buon re non coincidano con quelle normalmente associate alle brave persone, con un Enrico che, per quanto sia un ottimo regnante, non può certo essere definito moralmente giusto. “The King” invece mostra come, quando c’è il potere di mezzo, neanche le nostre migliori intenzioni possano impedirci di ripetere gli errori di chi è venuto prima di noi. «È una riflessione molto moderna sul potere» ha detto il produttore Jeremy Kleiner. «Vogliamo tutti fare meglio della generazione che ci ha preceduti, ma spesso finiamo col commettere gli stessi errori».
Enrico V
L’Enrico di “The King” ricorda in parte quello shakespeariano, pur distaccandosene molto. Nell’opera teatrale abbandona la sua vita dissoluta e le compagnie non socialmente accettabili promettendo al padre di diventare un grande re e il suo degno successore. Qui è costretto a rinunciare alla libertà e si ribella al padre anche quando quest’ultimo è sul letto di morte, annunciando agli altri nobili di voler andare nella direzione opposta rispetto a quella paterna, evitando conflitti civili nella speranza di unificare il regno con la pace. Ma deve presto scontrarsi con la realtà, adeguarsi al sistema e finirà col perdere di vista i suoi buoni propositi.
«Hal combatte contro gli intrighi di potere e allo stesso tempo cerca di trovare se stesso come uomo» ha detto Chalamet. «Molti leader politici salgono al potere con le migliori intenzioni, ma [...] se non stai attento, questo può corrodere la tua percezione di te e farti perdere di vista il tuo scopo. All’inizio, Hal usa il suo pacifismo per cercare di differenziarsi dal padre e dagli altri regnanti del tempo con la loro mascolinità tossica. In un certo senso, il film parla della sua inabilità di riuscirci nonostante la sua forte bussola morale».
Falstaff e Caterina
Falstaff è uno dei personaggi shakespeariani più amati, un delinquente che riesce sempre a cavarsela grazie alla sua parlantina. In questa versione è molto diverso: non odia la guerra per codardia, ma perché ha combattuto e ha vissuto i suoi orrori; invece di essere tradito da Enrico quando sale al trono e rinnega il suo passato libertino, qui diventa il suo più fidato consigliere; è taciturno, più schivo rispetto alla sua controparte teatrale. Per Enrico è praticamente un padre surrogato, oltre che l’unico abbastanza autentico da essere sempre onesto con lui. Nonostante le differenze, resta uno dei personaggi più carismatici e meglio riusciti del film.
“The King”, con il suo setting medievale e militare, propone un mondo molto “maschile”, in cui i personaggi femminili quasi non hanno spazio per ovvi motivi. È così anche nelle opere originali, ma nel film le poche donne vengono portate in scena con un twist moderno: sono un po’ la voce della ragione, quelle che riescono a comprendere la situazione e la vita politica meglio degli altri. Sicuramente meglio di Enrico: dopo la sua incoronazione, è la sorella Filippa di Danimarca (Thomasin McKenzie) a dargli preziosi consigli su come funziona la vita a corte e un colpo di scena a fine film è possibile solo grazie a Caterina di Valois (Lily-Rose Depp), che vede la verità che Enrico era troppo cieco per notare.
Praticamente Westeros
Il formato cinematografico permette di aggiungere battaglie e combattimenti che per ovvi motivi non possono essere messi in scena a teatro. E “The King” costruisce tutta la narrazione in vista dell’epica battaglia finale, senza dimenticare un duello (ma non aspettatevi un elegante scontro tra spadaccini: è una zuffa in armatura) nel primo atto e un assedio nel secondo. Entrambi si concludono nello stesso modo, cioè con la possibilità di evitare una battaglia e il relativo spargimento di sangue.
Lo scontro che invece non è possibile evitare è quello finale tra le forze inglesi e quelle francesi, la celebre battaglia di Agincourt (nel quarto atto dell’Enrico V di Shakespeare). Si tratta di una battaglia medievale che sarà familiare ai fan di “Game of Thrones”, perché è evidente come per girarla il regista David Michôd si sia ispirato alla spettacolare Battaglia dei Bastardi del nono episodio della sesta stagione.
Tra piani sequenza che seguono da vicino Enrico esattamente come nell’episodio della serie HBO seguivano Jon Snow, scontri nel fango che rivelano il lato più caotico e brutale (e per certi versi meno epico) della guerra e una claustrofobica ripresa dall’alto che si concentra su un personaggio schiacciato dalla mischia di soldati, la scena - ottimamente costruita - sembra davvero un omaggio alla puntata di “Game of Thrones” diretta da Miguel Sapochnik.