“Tolo Tolo” e affronta un tema non semplice come quello dei migranti. Zalone ce lo aveva annunciato con il trailer in formato videoclip di “Immigrato”, un motivetto orecchiabile utile a darci un’idea dell’approccio, al solito politicamente scorretto, con cui avrebbe trattato l’argomento. Ci è riuscito in pieno stile Checco, rimanendo fedele alla sua ironia e a quella costruzione della macchietta “italiano medio” che l’ha reso famoso.
In “Tolo Tolo” Zalone prende tutti i luoghi comuni sulla migrazione, dalla povertà africana alla traversata sui barconi, e ci cala il solito inconsapevole Checco, che vive tutto come se fosse un’assurda avventura. Ci aggiunge una critica al sistema politico e fiscale italiano, pieno di magagne burocratiche e per nulla meritocratico, e lancia uno sguardo perplesso sullo sfruttamento, soprattutto mediatico, della situazione di alcuni paesi del Terzo mondo.
Il film fa meno ridere rispetto ai precedenti, ma segna un passo in avanti nella sua narrativa filmica, più strutturata e curata, anche registicamente.
La trama di “Tolo Tolo”
Pierfrancesco Zalone, per tutti Checco, è un piccolo imprenditore che non vuole smettere sognare. Per questo, dopo una parentesi d’investimento che ha coinvolto tutta la sua famiglia e non è andata a buon fine, decide di fuggire in Africa. Qui lavora come cameriere in un villaggio turistico per ricchi occidentali, ma quando un gruppo di guerriglieri locali attacca la struttura, è costretto a fuggire con il collega Oumar (Souleymane Sylla). Non essendo più al sicuro, i due intraprendono insieme la tortuosa rotta dei migranti verso l’Italia.
Checco Zalone per la prima volta alla regia
“Tolo Tolo” è, tra le produzioni di Zalone, quella con l’architettura narrativa più strutturata e solida. Alla sceneggiatura ha collaborato anche Paolo Virzì (“La prima cosa bella”, “La pazza gioia”, “Ella & John”), che si è dimostrato un aiuto prezioso nella costruzione di un intreccio pressoché ineccepibile. Del film Checco Zalone firma per la prima volta anche la regia, che gode di più estro rispetto ai suoi precedenti lavori. Il film non è affidato alla sola comicità di Zalone, ma è un lavoro cinematografico a tutto tondo.
Checco in Africa
Il Checco Zalone di “Tolo Tolo” segue le orme di “Quo vado?”, “Che bella giornata”, “Sole a catinelle”, eccetera. È la "maschera" italiano medio che questa volta si trova al di fuori del proprio paese pugliese di poche anime, molte delle quali over 70, e della propria nazione. Veste griffato da outlet, vive di luoghi comuni sullo straniero, si caccia sempre nei pasticci con la sua incomprensibile spavalderia e fa cose insensate, seppur mai spinto da sentimenti di odio o da volontà di supremazia. Non a caso - forse l’aspetto più forzato del film - quando vede che le cose non vanno come vorrebbe, si trasforma in un alter ego mussolinano, che però risulta solo ridicolo. Grazie al suo personaggio, ormai conosciuto e perfettamente comprensibile al pubblico, Zalone affronta un tema scottante come quello della migrazione. Lo fa attraverso una serie di cliché e con i toni della commedia, ma lo rende così appetibile ai più.
Il tema migrazione
Migranti su pullman affollati in pieno Ramadan mentre Checco propone di mangiarsi un panino. Migranti in acqua travolti dalle onde mentre Checco improvvisa una coreografia di acqua dance. Migranti che si scaldano con coperte termiche mentre Checco le usa per abbronzarsi. Migranti che vengono assegnati a diversi paesi usando il sistema di pesca della tombola. Migranti che in Italia diventano in automatico artisti di festival interculturali. Checco Zalone prende i luoghi comuni sul tema migrazione e li dà in pasto al suo pubblico proponendo una versione assurda dei fatti per far riflettere su quella reale. L’aspetto più interessante di “Tolo Tolo”, però, è che non è un film esclusivamente buonista sul tema migrazione. Zalone, infatti, analizza le diverse sfaccettature del preconcetto, mostrando come questo non sia unilaterale. “Tolo Tolo” è un altro film stupido-intelligente di Zalone, che si conferma un esperto della comicità.