Flavio Insinna: «Ho preso lezioni di scherma così posso… infilzare il male»

Ha realizzato un documentario sul Prix Italia per Rai1 e gira un film tratto da una drammatica storia vera

9 Ottobre 2022 alle 08:08

Flavio Insinna è di ottimo umore. Sta infatti tornando a Roma da Bari dove in questi giorni sta realizzando un documentario (o, come preferisce dire lui, «un racconto») sulla 74a edizione del Prix Italia (rassegna internazionale promossa dalla Rai che premia il meglio delle produzioni tv, radio e web). Va in onda in seconda serata su Rai1 il 9 ottobre. «Il Prix Italia si tiene a Bari dove arrivano delegazioni da tutto il mondo. L’idea è di raccontare questa manifestazione. È una festa, ci sono i premi, ma si affrontano anche temi importantissimi come diversità e disabilità. È un’occasione di incontro, per riflettere e raccontare cose belle, ribadire i valori che abbiamo perso per strada. Io sarò un piccolo narratore, una guida che racconta un mondo sostenibile».

Farete vedere anche le bellezze della città?
«Abbiamo girato in zone stupende, come la strada delle orecchiette, il porto antico, il mare. Ci hanno accolto in modo straordinario. Mi piacciono queste occasioni nelle quali la gente ti dimostra il suo affetto e ti ringrazia perché gli fai compagnia. È un “Oscar” per chi fa tv come me».

Sarà a Bari durante la rassegna, dal 4 all’8 ottobre?
«No, perché andrò in Sicilia per girare “La stoccata vincente”, film tv per Rai1 dove interpreto il padre di Alessio Vassallo (racconta la storia vera di Paolo Pizzo, due volte Campione del mondo nella specialità della spada: a 14 anni ha sconfitto un tumore al cervello grazie anche al sostegno del padre, suo primo maestro di scherma, ndr)».

Qualità, innovazione e creatività sono i punti cardine del Prix. Quanto contano per lei? Partiamo dalla creatività.
«Questo mestiere prevede un po’ di creatività ogni giorno. In un programma quotidiano come “L’eredità” c’è la continuità, ma ogni sera c’è anche la novità rappresentata dai concorrenti e dalle loro storie. La mia creatività sta anche nel modo di interagire con loro e accoglierli. Poi questa cosa te la porti anche nella vita di tutti i giorni».

In che modo?
«A casa la creatività è garantita dai miei due cani. Anche se torni stanco, si presentano sulla porta con la pallina in bocca e capisci che devi giocare: e la fantasia va subito al potere! Ecco, diamo un sotto-tema alla sostenibilità: i cani si adottano e non si abbandonano. Sarà una vita più sostenibile, soprattutto per noi umani, perché i cani ti cambiano la vita in meglio».

Verissimo. Passiamo all’innovazione. Le piace provare cose nuove?
«Sto “innovando” in questo periodo perché per girare il nuovo film ho iniziato a prendere lezioni di scherma. E mi piace da matti! Non lo avevo mai fatto prima. Al massimo in mano impugnavo la forchetta per mangiare la carbonara. Inoltre avrò presto un incontro con gli autori e le autrici di “L’eredità”: ci racconteranno le cose che vogliono cambiare, sempre senza stravolgere il programma, arrivato ormai alla 21a edizione. Mi faranno provare dei nuovi giochi e mi fa piacere essere il loro “tester umano”, mi diverto».

E arriviamo alla qualità: quanto è importante nel suo mestiere?
«Nel lavoro si cerca sempre di fare il meglio. Poi sappiamo bene, lo impari con il teatro, che il pubblico è il tuo signore. A volte ti premia, a volte no. Non ci sono solo applausi. Quando va male, bisogna farsi un esame di coscienza e, anche se dispiace, penso che l’importante sia se allo specchio puoi dirti di avercela messa tutta».

Per quale lavoro si premierebbe?
«Vorrei ringraziare chi ha seguito “A muso duro”, dove parliamo di disabilità: il pubblico continua a manifestare un affetto straordinario per il film (ispirato alla storia vera di Antonio Maglio, medico che ha ideato le paralimpiadi, ndr). È un premio più umano che televisivo. Mio papà come medico ha curato diverse persone con disabilità e io sostengo le squadre di basket in sedia a rotelle della clinica Santa Lucia di Roma. La vita è sostenibile solo se ci si dà una mano».

Se le dico “qualità della vita”?
«Penso agli amici. La qualità della vita sta anche nel poter andare, alla fine di una giornata di lavoro, a mangiare una pizza a Fregene davanti al mare. È tantissimo, vuol dire che è tutto ok, che hai due “spicci” in tasca e qualcuno a cui vuoi bene con cui chiacchierare. Siamo già a un altissimo livello di qualità della vita. Un dottore amico mio mi ha insegnato che a una certa età ogni giorno in più è un regalo ed è così che lo devi trattare. Io quando mi sveglio mi dico che sono fortunatissimo».

Il titolo di questa 74a edizione del Prix Italia è “Sustainable me” (in italiano “Io sostenibile”, ndr). Lei vive in modo sostenibile?
«Nessuno è perfetto, ma cerco di pormi il problema facendo le cose che una persona di buona volontà può fare. Se posso vado a piedi, non butto cose a casaccio e collaboro attivamente in un bene confiscato alla camorra: un terreno, ora bonificato, dove scaricavano di tutto. La cooperativa sociale si chiama “Al di là dei sogni”, ci lavorano persone apparentemente svantaggiate, che hanno avuto storie difficili con alcol, droga e legalità. Recuperiamo le persone e il territorio. Sono socio, amico e sostenitore. Per il mio ultimo compleanno mi hanno regalato un quadro, per me preziosissimo, in cui ho le sembianze di Don Chisciotte. Mi vedono come un sognatore che insieme a loro spera in un mondo più bello, ma li aiuto anche a realizzare i loro sogni».

Sostenibilità vuol dire anche alimentazione sana. Condivide?
«Cerco di mangiare dando il meno fastidio possibile al mondo e agli animali, quindi non vado a cercare cose particolari. Sono molto semplice. Sto attento alla dieta sia per il lavoro che per la salute. Per questo film devo essere molto in forma. Ma sono sacrifici divertenti: spada, dieta, bere tanta acqua e camminare. Fa bene a me e al mio personaggio».

Il 31 ottobre torna “L’eredità”. Le è mancata in questo periodo?
«È slittata solo di poche settimane. Vuol dire che ci prepareremo ancora meglio. Non ho la smania di esserci, perché adesso i miei pensieri sono al film e al documentario. Ma anche se non avessi avuto altro a cui dedicarmi, ho una pila di libri che mi aspetta: dei gialli e un paio di raccolte di poesie di Franco Arminio. Anche la poesia rende la vita più sostenibile. Ora però devo finire il Prix Italia, ripartire con “L’eredità”, girare il film. E poi avrei anche da vivere. Direi che sono a posto così!».

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