Flavio Insinna: «L’amicizia è la cosa più importante»

Seguitissimo a "L’eredità", confida a Sorrisi gioie e fatiche del lavoro (e della vita). Come l'amicizia con Gabriele Cirilli, che spunta a sorpresa mentre scattiamo le foto: «Siamo compagni di avventure e risate da 32 anni!»

Flavio Insinna  Credit: © Iwan Palombi
5 Novembre 2020 alle 12:35

Durante il servizio fotografico di questa intervista, realizzato nel giardino degli Studi “Fabrizio Frizzi” di Roma, Flavio Insinna è prudente (non si toglie la mascherina se non un attimo prima di scattare) e di ottimo umore. Aiuta lui stesso a spostare le luci («Bisogna darsi una mano tutti, in questo periodo» dice). E poi scherza con il collega Gabriele Cirilli, che è lì per le prove di “Tale e quale show”, invitandolo a farsi ritrarre con lui.

«I nostri camerini sono divisi da quello di Carlo Conti, che fa da “preside” e ci controlla» scherza Insinna. E finisce che Cirilli, per tutto il tempo dell’intervista, si tratterrà con noi (a distanza di sicurezza) e ci intratterrà con un compito speciale: sottolineare grazie a buffi “effetti sonori” gli aneddoti e i racconti di una vita di amicizia con il conduttore di “L’eredità”.

Da quanto vi conoscete?
«Dal 1988: sono 32 anni. Anche mia madre Rossana e la sua, la mitica Augusta che purtroppo non c’è più, erano amiche e si telefonavano. Parliamo dei tempi delle prime cose a teatro, quando ci smezzavamo i panini».

Dagli esordi, insomma.
«Già. La paga a serata era 141 mila lire lorde e dovevamo pagarci hotel, colazione pranzo e cena. Per ottimizzare, mangiavamo alle quattro di pomeriggio. Il brunch lo abbiamo inventato noi (ride). Una volta in albergo a Siena ci siamo finiti una vaschetta di gelato insieme con due cucchiaini, ricordi Gabrie’? (Cirilli annuisce con una risata, ndr). Se penso che ora stiamo lontani e mascherati... Ma va fatto, con senso di responsabilità. Bisogna lavarsi le mani, portare la mascherina, mantenere il distanziamento fisico e scaricare l’app Immuni».

Di cui lei è testimonial.
«Da figlio di medico, io dico di credere alla scienza. Meglio avere una precauzione in più che una in meno. Con tutte le imperfezioni che questa applicazione può avere, scarichiamola: che ci costa un piccolo gesto?».

Tanti suoi colleghi sono risultati positivi al virus, anche Gerry Scotti e Carlo Conti. Ha paura?
«Come tutti. In quanto esseri umani, siamo imperfetti. Chiunque può essere colpito, basta un attimo di distrazione. Sono vicino con tanto affetto a tutti quelli che hanno contratto il virus e lo stanno combattendo. Con Carlo mi sento di continuo e ho scritto subito anche a Gerry Scotti, perché non siamo “nemici”, io lo aspetto e spero che possiamo tornare presto a giocare insieme. Facciamo lo stesso mestiere: regalare spensieratezza. Intrattenere è un lavoro da privilegiati, certo, ma in questo momento ha ancora più senso».

La notte riesce a dormire o la sua proverbiale insonnia si fa risentire?
«Dormo, grazie a Dio».

Che rimedio consiglierebbe a chi si sveglia alle 2 o alle 3 di notte?
«Non amo chi dà consigli su tutto, perché ogni caso è a sé e occorre rivolgersi ai veri esperti. Potrei dire che quando non dormivo leggevo, per fare il “figo”? No: guardavo i tg della notte, vecchi film. E soprattutto le televendite dei quadri. Le farei studiare ai giovani attori: i televenditori fanno certe pause da maestri. Mi incantano».

Cosa le dà la forza di condurre “L’eredità” con il sorriso?
«Riceviamo tante lettere da chi segue il programma, grandi e piccini. Conservo tutti i disegni dei bambini: un po’ a casa, un po’ in camerino, un po’ in redazione. Sono loro a darmi forza. Una bambina un giorno mi scrisse che ero il suo secondo cartone preferito, dopo la maialina Peppa Pig. Cosa desiderare di più, Gabrie’? (Cirilli conferma: «Oink, oink!», facendo il verso di un maialino, ndr)».

Oltre al lavoro, che cosa la rende davvero felice?
«Le telefonate, prima e dopo il lavoro, alla mia compagna, a mamma e a mia sorella, in cui ci si dice solo: “Tutto bene?”. E la risposta è: “Tutto bene”. La felicità è vera solo se condivisa. Il grande pilota brasiliano di Formula 1 Ayrton Senna faceva tanta beneficenza ai poveri e diceva: “La mia isola di felicità non può essere circondata da un oceano di miseria”. Penso sempre a chi potrebbe perdere tutto: il lavoro, un tetto. Io sono fortunato, ho la famiglia, una casa, un giardino, le cagnoline Minni e Lola...».

Ha sempre amato gli animali?
«Vive ancora la “senatrice” Lilly, la tartaruga cinquantenne che oggi mangia la pasta al sugo e che io e mia sorella Valentina trovammo quando lei aveva 8 anni e io 4».

Da piccolo che giochi faceva?
«Imitavo Dino Zoff: mi tagliavo i capelli come lui e giocavo in porta con la maglia grigia. Poi giocavo al cowboy in corridoio. Cappello e cinturone in vita, prendevo una scopa immaginando che fosse un destriero e nitrivo. Ancora oggi, se a “L’eredità” capitano domande con i cavalli, faccio “iiihhh!”. È un messaggio in codice per mamma che mi guarda. Ma quello bravo a fare i versi è Cirilli. L’ho conosciuto ai provini da Gigi Proietti che portava un frac e imitava il tacchino, vero Gabrie’? (E Cirilli fa sentire il suo “glu glu glu”, ndr)».

Cosa direbbe oggi a quel Flavio bambino?
«Da adulto, sono un inquieto, uno che non si dà mai pace. Ma guardo sempre a quel bambino e gli dico di continuare a giocare, a divertirsi. Sempre».

Se avesse la lampada di Aladino, che desiderio esprimerebbe per sé e... per Cirilli?
«Una tournée insieme. Stare sul palco per il solo gusto di starci, senza preoccuparsi di cosa sarà domani. Spensierati».

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