Il giornalista di Sky Sport (che vediamo in tv tutte le sere assieme ad Alessandro Bonan in "L'Originale") racconta le sue concitate giornate di “mercato”: «Perfino di notte sogno i calciatori»
Quello di Gianluca Di Marzio, il più influente giornalista di calciomercato, non è un telefono qualsiasi. Che sia il passaggio di Lukaku all’Inter o quello di Russo dal San Donato Tavarnelle all’Arzignano Valchiampo, il primo a saperlo è sempre lui. I secondi sono gli spettatori di Sky e i lettori del suo sito, gianlucadimarzio.com.
«Diciamo che il telefono cellulare è il fratello che non ho mai avuto» spiega ridendo. «Ne ho uno solo, ma con 3.000 numeri in rubrica. L’unico momento di stacco è quando sono in aereo, ma volo con l’angoscia di perdermi un “colpo” di mercato».
Una vita d’inferno.
(Ride) «Il mio incubo è non avere connessione Internet. Quattro o cinque anni fa l’allora presidente della Reggina, Lillo Foti, mi consigliò un posto per una vacanza a Capo Rizzuto. Mi ritrovai in un resort magnifico, ma dove non solo non c’era wi-fi, ma neppure la linea telefonica. Ho rischiato d’impazzire. È stato uno dei momenti più brutti della mia vita».
Dici che «il calciomercato non dorme mai». Tu fai lo stesso?
«Prendo sonno verso le 3, dopo aver visto le prime pagine dei giornali. Fino a qualche anno fa correvo in edicola alle 2.30 per prendere le prime copie, ora per fortuna c’è Internet. Ho l’ossessione di scoprire se ho preso qualche “buco”. Invece di belle donne sogno Quagliarella che viene a dirmi che non rinnova il contratto con la Sampdoria. Una notte, nel sonno, mi sono messo a parlare al telefono. Mia moglie credeva che fosse un’amante...».
Qual è la parte più difficile del tuo lavoro?
«La verifica delle informazioni. Le mie e quelle degli altri. Sono maniacale, voglio arrivare prima, ma siccome ci metto la faccia, mia e della mia azienda, devo essere sicuro. L’affidabilità è tutto. Con l’esplosione dei social mi arrivano una marea di soffiate e non tutte sono affidabili: c’è chi ha visto Ibra in nave con De Laurentiis, o il lavapiatti di Londra che mi dice che Tevez era nel suo ristorante con la Juve. La verifica porta via un sacco di tempo, ma tra tutte queste soffiate mi capita anche che ce ne siano di vere».
La giornata-tipo in tempo di mercato?
«Comincia con un punto della situazione insieme con il mio team attraverso la chat di WhatsApp. Siamo una decina. Ognuno è autonomo, va in giro, ha i propri contatti. Ci aggiorniamo in tempo reale. All’Hotel Gallia sta arrivando X con Y? Chi è nelle vicinanze va subito al Gallia. Ci sono delle basi iniziali, poi tutto diventa flessibile in base alle soffiate. All’ora di pranzo mi ritrovo con i colleghi più esperti e andiamo nei ristoranti dove sappiamo che sono in corso trattative. Ci sediamo al tavolo vicino e origliamo e decifriamo il labiale, cerchiamo di captare il nome, la cifra, tutto».
Tu sei il capo?
«Io e Luca Marchetti coordiniamo. Io ho la responsabilità e il piacere che molti personaggi del calcio vogliano condividere le notizie solo con me. Chiamo, mando messaggi ai direttori più importanti, chiedo un “regalino”, ovvero una notizia esclusiva per la puntata. Funziona, ma questo purtroppo penalizza un po’ il resto della squadra. Per questo consiglio ai colleghi più giovani di coltivare le serie inferiori, di cominciare a creare rapporti con i dirigenti di squadre piccole. Un domani saranno in alto».
Anche tu vai in giro?
«Sì. Dopo quello dei ristoranti, verso le tre del pomeriggio comincio il giro degli alberghi. Mi faccio vedere, cerco di capire chi c’è. E naturalmente passo ore al telefono, anche con gli agenti. Entro in studio pochi minuti prima che cominci “Calciomercato”. Spesso il mio partner Alessandro Bonan non sa di cosa parlerò. Mi piace sorprenderlo».
Fregature?
«Poche. Io chiedo solo agli addetti ai lavori di non mandarmi fuori strada. Non tutti l’hanno capito. Alcuni continuano a essere bugiardelli. A volte vorrei avere un po’ più di collaborazione».
Mai tentato di diventare tu stesso procuratore?
«Molti agenti me l’hanno proposto, ma non sono convinto. Mi piacerebbe, invece, fare il direttore sportivo, mettere a frutto quello che ho imparato con mio padre (l’ex allenatore Gianni Di Marzio, ndr) e avere la responsabilità di costruire una squadra».
La moglie: «chiamatemi Sant’Anna»
di Matteo Valsecchi
Tutte le mogli finiscono, prima o poi, per essere “vittime” della passione dei mariti per il calcio, ma una in particolare sa cosa significa. Stiamo parlando di Anna Maria Campolieti, che da 26 anni è la compagna di Gianluca Di Marzio e sua moglie da otto. «Ci siamo conosciuti all’università, a Padova. Eravamo entrambi iscritti a Giurisprudenza e infatti sono diventata avvocato, anche se adesso faccio solo la mamma. Lui mi è piaciuto da subito, ma l’ho fatto “trottare” un bel po’. A quei tempi mi parlava già di calcio, ma come se fosse una cosetta amatoriale...».
Poi cos’è successo?
«Mi sono resa conto di avere preso il “pacchetto completo”. Infatti da allora è peggiorato sempre di più. Finché si trattava di fargli da mascotte durante le trasferte per le telecronache, in qualche modo ce la facevo. Adesso, invece, è impossibile. Se ha il telefono in mano, posso fargli tutte le domande del mondo ma non mi dà retta. A quel punto finisce che le risposte me le do da sola».
E quando Gianluca trova una notizia cosa succede?
«Assolutamente nulla. Non dice niente neanche a me, fa finta di niente. Però ormai ho capito come funziona e mi basta guardarlo in faccia per capire se c’è qualcosa di grosso o no. Inoltre se gli faccio i complimenti perché ha trovato una notizia prima della concorrenza, lui abbozza e mi dice che sta già pensando alla prossima...».
Cos’hai pensato quando Gianluca si è messo a parlare nel sonno?
«Credo non lo dimenticherò mai. Gli stavo già gridando dietro credendo che parlasse con un’amante. Poi ho capito cosa stava accadendo, ossia che stava sognando. Alla fine mi sono rassegnata: la verità è che sono io la sua sola e unica amante, perché la vera moglie di Gianluca è il calciomercato. Chiamatemi pure sant’Anna visto che si festeggia il 26 luglio e io sono nata il 25».
Ma che coppia siete?
«Mi verrebbe da dire come Sandra e Raimondo, con l’aggiunta del telefonino come terzo incomodo. Scherzi a parte, nonostante tutti gli impegni e tutto il lavoro, Gianluca me lo tengo stretto come marito e come papà. Abbiamo due gemelli, Gaia e Giovanni di due anni, e lui è davvero straordinario».