Gigi D’Alessio, da cantautore a showman

L’artista si racconta dopo il successo alla conduzione di "20 anni che siamo italiani"

Vanessa Incontrada e Gigi D’Alessio durante il programma
13 Dicembre 2019 alle 09:00

Signore e signori…ladies and gentlemen… lo showman Gigi D’Alessio!

Gigi, le piace questa presentazione? Ormai è stato consacrato showman dal successo del programma “20 anni che siamo italiani”.
«Sì, ‘o sciomèn… (ride). Io e Vanessa ci stiamo divertendo, e quando hai la partner giusta diventa tutto più facile e naturale».

Quindi cantante, anzi cantautore, non basta più a definirla?
«Ma no. Alla fine sto facendo una cosa vicina al mio mestiere perché i cantanti salgono sul palco, hanno il contatto con la gente. Non è che ho inventato l’acqua calda. È come se ora tornasse il conto di tutti gli anni di concerti: è l’esperienza che ho acquisito».

La cosa più difficile quale è stata?
«Ci deve essere l’emozione ma non la paura. E l’emozione deve trasparire, la gente la deve vedere. Guai se non ti emozioni: allora vuol dire che stai a fatica’ dint‘a fabbrica».

C’è qualcosa a cui è stato attento?
«A non recitare mai, a essere me stesso. La gag dei verbi della prima puntata mica era scritta. Quando ho visto che Vanessa si era incartata mi sono buttato e abbiamo fatto cinque minuti di televisione da morire dal ridere. A Vanessa ho detto: “Tu su di me puoi contare per tutto ma non mi domandare i verbi”. Ed era la verità».

Era emozionato prima del debutto? Cosa fa prima di entrare in studio?
«Il segno della croce. E prima faccio il giro per confortare tutti. È arrivata Fiorella Mannoia: “Ma non sei agitato?”. L’emozione ce l’ho, ma devo rassicurare gli altri».

Sono arrivati messaggi?
«Sto ancora rispondendo a quelli di venerdì scorso, su WhatsApp ce n’erano 542. E poi le telefonate: si sono fatti vivi tutti. Giuliano Sangiorgi, Antonella Clerici... Vasco ha detto: “Gigi è troppo forte, è il numero uno!”».

Come avete commentato con Vanessa?
«Il giorno dopo quando sono usciti gli ascolti l’ho chiamata per complimentarmi. Era al supermercato a fare la spesa... la sua forza è questa: la normalità».

Cosa le regalerebbe per Natale?
«Un viaggio a lei e alla sua famiglia perché so che cosa significa stare tanto lontano dai figli e dal marito».

Tornando al titolo del suo programma, prima di 20 anni fa (un po’ prima) che bambino era?
«Sono sempre stato uno “scugnizzo signore”».

Cosa intende?
«Giocavo a pallone, facevo quello che facevano gli altri bambini, però ero ubbidiente con mia mamma e parecchio sveglio».

Era un bambino prodigio con la musica.
«Sì. A 4 anni ho cominciato a suonare la fisarmonica ma era più grande di me. A 6 i miei l’hanno venduta e mi hanno regalato una tastiera. A 10 anni andavo già a suonare il piano nelle feste private, matrimoni, comunioni, battesimi. Avevo una piccola orchestra e gli altri erano tutti molto più grandi di me. Infatti mi chiamavano Topolino».

Perché?
«Perché pensavano che fossi “corto”, piccolo di statura, perché arrivavo a malapena alla tastiera. In realtà ero piccolo sì ma di età, non di statura (ride)».

Cosa ricorda di quel periodo?
«Gli altri musicisti venivano a casa a prendermi, davano il documento a mio padre e si caricavano la tastiera che io non riuscivo a portare perché era troppo pesante per me».

Perché i documenti?
«Perché ero un bambino e mio padre voleva sapere dove andavo a suonare e con chi. Se suonavamo in un ristorante spesso i miei genitori si prendevano un tavolo per i fatti loro e venivano a vedermi. Anche se non c’entravano niente con gli invitati della cerimonia».

Ed erano contenti?
«Sì, ma quando avevo 11 anni e andavo al Conservatorio, venne una troupe della Rai e mi scelsero per interpretare Giuseppe Verdi da giovane in uno sceneggiato. Solo che mia madre si spaventò e non mi mandò. Successe un finimondo, vennero a casa nostra dei dirigenti della Rai per convincere mia mamma ma lei fu irremovibile: “Quello è piccolo, non lo posso mandare in giro per l’Italia. Ha la scuola!”».

E la sua carriera di attore finì sul nascere…
«Visti i risultati dei miei tentativi di recitare... è andata bene così (ride)».

E a scuola era bravo?
«Io ho frequentato fino alla terza media, poi ho continuato a fare solo musica perché dovevo studiare piano otto ore al giorno. Ma a scuola sono sempre stato bravo».

Le materie preferite?
«Matematica e geografia, La matematica è legata alla musica, e anche la geografia perché mi dicevo: “Un giorno dovrò girare il mondo con la mia musica”».

E così è stato.

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