La cantante anticipa a Sorrisi le due serate su Canale 5 in cui canta e si racconta
Chi poteva essere protagonista di un “one woman show”, uno show al femminile fatto di musica e testi, in prima serata su Canale 5? Beh, certamente Iva Zanicchi. Che in questa intervista anticipa a Sorrisi i contenuti di “D’Iva”, il programma in onda il 4 e l’11 novembre.
Ci introduce il progetto?
«Sono due puntate sulla mia vita, che aspettavo da tanto, dove potrò cantare e raccontare di me con leggerezza. La regia è di Roberto Cenci, c’è una grande orchestra con bravissimi musicisti. Siamo tutti felici che si possa tornare a cantare dal vivo, rispettando le regole. Non mancherà niente, è uno spettacolo come si faceva una volta. Spero che la gente si possa divertire. Anzi, credo che il pubblico avverta quando canti dal vivo anche se poi tutto non è perfetto come in un disco. Ci possono essere imperfezioni, ma c’è la verità ed è questo il bello».
Ci svela qualche contenuto in anteprima?
«Nella prima puntata con Silvia Toffanin ho l’unico momento serioso, di riflessioni. C’è Orietta Berti: siamo amiche da tanto e canteremo insieme dal vivo. Non è finita: io adoro le canzoni napoletane e con Gigi D’Alessio faremo un medley di brani allegri. E poi c’è un ricordo di “Ok, il prezzo è giusto!”, che ho condotto per 13 anni: è parte della mia vita».
A proposito di “Ok, il prezzo è giusto!”, ha realizzato un filtro Instagram a tema: una ruota che gira, sperando di fare 100.
«Non posso esimermi. Quando mi vedono dicono: “100, 100, 100”. Tuttora. Io cantavo, ho vinto tre Sanremo, facevo tour nel mondo ma mi riconoscevano per quel format, che era fortissimo».
Il suo obiettivo in questo programma?
«Sessant’anni di carriera sono anche 60 anni di storia d’Italia. Parlo degli inizi, delle difficoltà, ci metto una barzelletta ogni tanto. Dicono che le so raccontare bene».
Poi le toccherà dirmene una, allora...
«Ti anticipo: ne dirò una a Orietta che la stendo! Lei si scandalizza sempre un po’. È una barzelletta un po’ piccante, ma non troppo, che ci sono i bambini!».
Avrà altri partner?
«Malgioglio: ci conosciamo dal 1971, quando lui aveva un paralume di capelli, altro che ciuffo bianco. E poi Rita Pavone, Fausto Leali e Lola Ponce. Canterò anche canzoni di artisti che non ci sono più come Aznavour e Milva, che stimavo molto. E c’è un omaggio a Raffaella Carrà nella prima puntata: è doveroso. Poi Modugno... In poche parole canto come una pazza. Ma racconto anche...».
Che cosa?
«Le mie tournée, non in modo trionfalistico, tipo: “Ah, ho fatto i teatri pieni”. No, racconto sempre cose buffe e strane che mi sono successe: così la gente ride e sta a guardare. Credo che uno spettacolo così debba avere questo scopo. Nella prima puntata come “spalla” ironica ho Andrea Pucci. Nella seconda, Gerry Scotti: insieme cantiamo una canzone di Zucchero, lui è bravissimo!».
Un sacco di amici la circonderanno...
«Sì, e ne sono davvero felice. Nella seconda puntata ci sono Romina Power e Rosario Flores, una grande vedette in Spagna e America Latina che ha avuto un ruolo anche nel film “Parla con lei” di Pedro Almodóvar».
Che cosa vi lega?
«Conoscevo la mamma, Lola Flores, una grande ballerina di flamenco: abbiamo lavorato insieme in Argentina».
Canta, racconta... si sente mai stanca?
«Sono a pezzi (ride) ma sono gasatissima, quindi si va! L’entusiasmo mi sorregge».
Che momento della sua vita non poteva mancare?
«La mia nascita. Sono nata in una stalla, mia mamma accudiva la mucca Nerina che le aveva prestato sua cognata dicendole: “Trattala bene, la mucca. Il suo latte è prezioso. Trattala bene, perché la Nerina è una gran vacca!”. Già quello era un buon inizio! Ma non è finita... Tutti erano convinti che sarei stata maschio: la pancia della mamma era alta, a punta. In famiglia c’erano già due figlie femmine e quando sono arrivata mio papà è stato tre giorni senza volermi vedere».
Come usa questo frammento di vita nello show?
«Spiego che ballavo, cantavo e scalciavo dentro la pancia della mamma. E in quei nove mesi ascoltavo le canzoni che trasmettevano per radio. A quel punto faccio un medley Anni 40 con Anna Tatangelo e Bianca Atzei: il Trio Lescano è la nostra ispirazione. Non posso dire di più!».
Lo spettacolo si chiama “D’Iva”: ha scelto lei il nome?
«Mi concentro sull’apostrofo, come un mio album degli Anni 80. Non mi sento diva, anzi, sono un’antidiva. Un discografico mi disse una volta: “Hai una bella voce, una figura importante, fai un po’ la diva”. Ma come si fa? “Devi darti un certo tono, non essere così amichevole”... Ho provato per due giorni, poi gli ho detto che non me la sentivo: non ce la facevo. È più forte di me, mi sgrida anche mio marito. Appena entro in studio, dopo mezza giornata abbraccio tutti, sorrido e scherzo. Non posso lavorare in un ambiente serioso. Ho bisogno di questo, do confidenza a tutti, dal cameraman all’usciere. Dovrei cambiare a 80 anni? Vado avanti così. Mi piace il calore della gente».
Ha dive di riferimento?
«A Ligonchio non avevamo la televisione: al tempo c’erano Nilla Pizzi, Carla Boni e Flo Sandon’s. Poi ho scoperto le cantanti di colore: Mahalia Jackson, Ella Fitzgerald, Sarah Vaughan. Mi si è aperto un mondo. La voce che però secondo me è più musicale, straordinaria, bianca, è Caterina Valente. Ha duettato con tutti i grandi, in America era una star. Lei faceva “Precipitevolissimevolmente” (canticchia, ndr). E una sera in cui mi esibivo alla Bussola, lei era in sala: non volevo uscire a cantare!».
L’artista che l’ha fatta più ridere?
«Walter Chiari. Ci ho lavorato sei mesi. Era un genio, un vero improvvisatore, autore di se stesso, buffo, intelligente. Unico, il comico più straordinario, leggero, d’Italia».
Ha un oggetto portafortuna che porterà in scena?
«Mi riempio le tasche di sale grosso. Un giorno, c’erano le prove dello show, non ho portato il sale. Sono caduta in avanti a pancia in giù: ho fatto un volo che neanche la Pellegrini! Dopo mezz’ora, un cameraman con la steadycam è scivolato dalle scale e poi anche una ballerina. Il sale è fondamentale!».
Quindi indosserà i pantaloni per portare il sale?
«Non so ancora: io il sale lo metto dappertutto, anche nel reggiseno! Sono terribile in fatto di superstizione».
Quest’anno è in corso un revival degli Anni 60, 70 e 80, dai successi della Berti e della Vanoni allo show di Amadeus. Che epoca preferisce?
«In Italia tra i 70 e gli 80 c’erano voci femminili davvero straordinarie: Mina, Milva, Vanoni, Berti, io, Ferri, Nada, Cinquetti... La bellezza di quelle musiche attira il pubblico anche ora. Nello show dedico a Modugno “Vecchio frac” che è una bomba, poetica e drammatica, piena di amore. Dopo 60 anni la gente ancora gode a sentirla».
Ha altri progetti in vista?
«Alla mia età ho deciso di dedicarmi di più alla musica. Sto preparando un disco di belle canzoni che uscirà a novembre: in queste due serate però voglio farle sentire al pubblico. E non è finita...».
Cosa ancora?
«Sto scrivendo il mio quarto libro. Ma ho avuto un intoppo: quest’estate ho cancellato improvvisamente 50 pagine già pronte e non le ho recuperate. Mi è presa una certa disperazione, ammetto, e ho deciso di accantonarlo, e di riprenderlo dopo l’impegno in tv. Ma ho avuto un altro piccolo dispiacere: volevo intitolarlo “Il volo del nibbio”. È la storia di un bambino che, orfano, cresce con il nonno e ha un nibbio che gli fa compagnia. Non è mica uscito un libro con lo stesso titolo un paio di mesi fa? Che parla di Leonardo e dei suoi studi sul volo. Adesso sono in crisi, mi tocca trovare un altro titolo... o un altro uccello!».
Come si rilassa dopo tutto questo, a fine giornata?
«Con i miei due cani mi metto un paio d’ore al pomeriggio sul divano: dopo pochi secondi dormiamo. Loro russano, in realtà (ride)».
Ora però ci riveli il suo segreto...
«Dio mi ha dato la curiosità. Non mi stanco mai di sapere. Se noi due fossimo l’una di fronte all’altra invece che al telefono ti chiederei quanti anni hai, se sei sposata, se sei felice, hai figli... a volte risulto un po’ invadente ma è solo amore per la vita. Quanta musica c’è da ascoltare, quanti libri da leggere? Lo so che sono vecchia, ma mi metto a studiare anche l’inglese, perché no? Cosa me ne frega? Io ci provo, sempre».