Iva Zanicchi: «Mi volevano a “Studio Uno” ma Mina…»

La cantante si mette a nudo in un libro: «Dico sempre la verità. E non ho più la lacrima facile come una volta»

In “Nata di luna buona”, Iva Zanicchi racconta molti aneddoti sulla sua vita e sulla sua carriera  Credit: © Fadil Berisha
25 Ottobre 2019 alle 16:33

Parlando con Iva Zanicchi della sua autobiografia (“Nata di luna buona”, Rizzoli, euro 18), succedono tre cose: si ride fino alle lacrime, si scopre che potrebbe scrivere un altro volume tanti sono gli aneddoti che ha tralasciato, si capisce perché la gente la ama tanto: è una donna di una simpatia e di una schiettezza rare.

Iva, perché ha scritto un’altra autobiografia dopo “Polenta di castagne”?
«In realtà lì raccontavo la storia delle donne della mia famiglia da metà ‘800 in poi. Qui invece parlo di me anche se non è stato facile raccontare certi episodi della mia infanzia, povera ma dignitosa. Non bisogna mai vergognarsi di quello che si è e di dove si è nati. Io sono orgogliosa della mia famiglia».

L’inizio della sua carriera è costellato di episodi buffi, come il debutto in tv nel programma di Giorgio Gaber “Questo e quello” nel 1964.
«Sono molto grata a Gaber perché ha fatto una cosa meravigliosa: invitare una perfetta sconosciuta nel suo programma. Mi presentai con un abituccio che non andava bene e mia mamma diede fondo ai suoi risparmi per prendermi un vestitino rosa orribile. Durante l’esibizione mi si infilò un tacco dentro una mattonella! La puntata era registrata, potevo dirlo, ma timida com’ero ho taciuto e nel video mi si vede sbatacchiare una gamba mentre l’altra restava ferma».

Da giovane era così emotiva che al suo primo Sanremo ha quasi perso la voce. Com’è “guarita” ?
«Ero di una timidezza che non so come ho fatto. Mio papà da piccola mi dava i soldi per andare a comprare il giornale raccomandandosi di farmi dare il resto. Quando arrivavo all’edicola non ce la facevo e a mio padre dicevo che il giornale era finito. La passione immensa per la musica e il canto mi hanno aiutato a superare la timidezza».

Per non parlare delle crisi di pianto, come quando non volevano più farle incidere il brano che poi l’ha lanciata “Come ti vorrei”. Ha ancora la lacrima facile?
«Da ragazza mi odiavo perché non volevo mostrare le mie fragilità. Pregavo il Signore di non farmi piangere, invece ero una fontana. Adesso piango meno, ma invecchiando mi sa che sto tornando fragile come da bambina. Alla cresima della nipote di mia sorella c’era un coro così commovente, mia figlia faceva da madrina. Sono dovuta uscire dalla chiesa! Invece in tv non piango mai, non si deve. Detesto chi lo fa».

Invidia e rivalità hanno segnato la sua carriera?
«Il mio discografico mi diceva sempre che mi mancava l’invidia, che è uno stimolo forte, ma io non l’ho mai provata. Invece aveva ragione lui perché un po’ ti spinge a osare. Però sono competitiva. Anche se spesso perdo, io parto per vincere. Non mi interessa partecipare!».

A proposito di invidia, con Mina eravate amiche?
«Eravamo seguite dalla stessa etichetta, ma lei era la star. D’altra parte era sempre a “Studio Uno”, chi non sarebbe diventato famoso? E pensare che quando mi hanno proposto di apparire il sabato sera lei ha annullato una tournée all’estero minacciando di lasciare la casa discografica».

Ha coraggio a scriverlo.
«Se si arrabbia chi se ne frega (ride)! Mina non lo ammetterà mai che è stata lei a non volermi a “Studio Uno”, io invece posso dirlo».

Se le donne la temevano, gli uomini la desideravano.
«Alberto Sordi ci provò ma lo respinsi, non perché fossi virtuosa, ma perché ero sposata da poco ed ero diventata mamma. Poi mi sono pentita, ma lui non mi convinceva anche se mi ha fatto una corte serrata. Non è certo come adesso. Il corteggiamento era importantissimo, durava mesi. Ora si arriva subito al sodo. Per me è inconcepibile, penso che questi giovani perdano tantissimo. Poi è chiaro che i matrimoni si sfasciano».

Nel libro parla poco dell’esperienza di conduttrice.
«Ho fatto per 13 anni “Ok, il prezzo è giusto!”, che mi ha dato tanta popolarità. Avrei potuto continuare all’infinito perché andava bene. Ma ho smesso per dedicarmi alla politica. Negli anni in cui ho fatto tv non ho mai detto una parolaccia, non come adesso che ne dico di tutti colori. Una “libertà” che viene dall’età, come Vittorio Feltri che chiama le cose con il loro nome».

Rispetto ad allora, come è cambiata la tv?
«Ai miei tempi c’erano maestri come Mike, Tortora e Corrado che dava del lei ai concorrenti. Non era ammissibile offendere il pubblico. Eri consapevole che ti ascoltavano milioni di italiani. Oggi le trasmissioni sono tanto volgari, non per le parolacce ma perché si scava nell’intimo delle persone finché non vengono fuori le cose più brutte. Io, invece, dal 27 novembre sarò ospite fissa da Chiambretti, un uomo intelligente, ironico. Mi divertirò a dire cose non volgari».

Il 18 gennaio compirà 80 anni, cosa si augura?
«È un traguardo orrendo! C’è ancora quella maledetta bambina dentro di me che preme per realizzare progetti nuovi. Spero che il Signore mi dia ancora dieci anni di lucidità e forza mentale».

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