Joe Bastianich: «Finalmente sono una vera Iena»

L'ex terribile giudice di “MasterChef” racconta l’esperienza da inviato nel programma di Italia 1

18 Maggio 2022 alle 08:38

Joe Bastianich, ex terribile giudice di “MasterChef”, dallo scorso febbraio è approdato nella squadra di “Le iene” di Italia 1. Una “iena” particolare: non “cattiva”, ma curiosa. In poco tempo ha già viaggiato fra Perù, Europa dell’est, Paesi arabi. Mentre mille altre idee già gli frullano per la testa.

Bastianich, dopo tre mesi a “Le iene” può già fare un consuntivo?
«È un’esperienza fighissima e bellissima. Cercavo da anni una svolta nel tipo di televisione che facevo e ci sono riuscito. Anche perché non sono la classica “iena” che fa l’inchiesta, ma vado a vivere esperienze in giro per il mondo».

Perché lo fa?
«Per la sfida, per avere un’evoluzione a livello personale, io non sto mai fermo. Qui cerco l’onestà che in altri programmi tv è quasi a zero: cerco il giornalismo, ma non quell’informazione che cerca di fare spettacolo».

Però lo spettacolo l’ha fatto per anni.
«Ho fatto televisione di spettacolo, non giornalismo. Ora mi piace mettermi in gioco in prima persona, andare a vivere nel mondo situazioni assurde».

In certe situazioni la divisa da “iena” non l’ha indossata granchè...
«No, infatti, ma quando posso lo faccio. Come a Dubai, dove siamo andati a parlare con dei russi che ora vivono lì. Dipende da dove mi trovo».

Si è trovato al confine tra Polonia e Ucraina in un momento storico molto drammatico.
«Eravamo partiti per andare a prendere una famiglia di ucraini e siamo arrivati proprio il primo giorno della migrazione per la guerra. Dovevamo raccontare una storia umanitaria e invece siamo andati ad annunciare al mondo che serviva aiuto. Abbiamo fatto quello che si poteva per raccontare la situazione drammatica».

Poi è volato in Perù per provare l’ayahuasca, un’erba usata nella giungla con effetti psichedelici.
«Io ci credo molto, e da tanti anni, nella medicina delle piante e l’ayahuasca fa parte della cultura degli sciamani peruviani. Prima di assumerla bisogna fare una purificazione di due mesi e poi stare nella giungla per dieci giorni. Era un sogno che avevo».

Non era spaventato?
«No, in queste cose non è come essere ubriaco o prendere una droga: puoi lasciarti andare e fare un viaggio nel tuo cervello o tornare».

Ed è tornato.
«La vera cerimonia avviene per cinque volte, un giorno sì e un giorno no. Io l’ho provata solo due volte. È stato come mettere gli occhiali nuovi: vedi il mondo in maniera diversa».

Non ha pensato di fare un bel reportage sulla ristorazione, ossia il suo mondo?
«Ci stiamo pensando, ma potrebbe essere un difetto perché magari questo mondo non lo racconto in modo dritto e onesto: le persone si proteggono, figurati se parlano con me. Si rischia di fare una cosa superficiale».

Com’è cambiata la sua vita da quando è una “iena”?
«Tantissimo, ora ho una maggiore confidenza con le persone, mi conoscono e si aprono subito, e ho il vantaggio di fare un discorso più approfondito. Questo è il giornalismo profondo e vero che cerco, non quello che racconta sciocchezze».

Il suo primo incontro con “Le iene” avvenne anni fa quando fu intervistato con i colleghi di “MasterChef” Carlo Cracco e Bruno Barbieri.
«Sono passati dieci anni, in quel periodo non sapevo cosa fossero “Le iene” e quel tipo di interviste. Sono andato con zero conoscenza».

Rispose con tono duro, com’era nel suo stile.
«Ero sorpreso. In quel periodo mi mancava un po’ di lessico, facevo quel che potevo con l’italiano. Ora ho il vantaggio di parlarlo meglio».

A “MasterChef” è stato comunque il più “iena” dei giudici.
«Sono d’accordo».

Se ora, da giudice, dovesse dare una valutazione su se stesso?
«Darei questa valutazione: “Ragazzo bravino con tanta potenzialità”».

È stato molto amico con Nadia Toffa, una “iena” indimenticabile: come vi eravate conosciuti?
«Ero stato ospite al suo programma “Open Space”, mi fece assaggiare tre vini bianchi alla cieca e li azzeccai tutti e tre, mi sono sentito molto figo. Da lì abbiamo avuto tante avventure insieme, abbiamo girato l’Italia».

Nadia le ha insegnato qualcosa del mestiere?
«La osservavo, guardavo la sua persistenza, anche se lei era una “iena” diversa da me: era sempre super accesa di energia finché non tirava fuori un racconto. Era bravissima».

È stata Nadia a presentarla a Davide Parenti, l’ideatore del programma?
«No, mi sono presentato da solo, sono un po’ così. Io sono quello che ha mille idee, Parenti arriva e capisce quello che si può fare e che funziona».

A parte lei chi è il collega più “iena” con cui ha lavorato?
«In questo programma, Gaston Zama, l’autore con cui faccio i servizi. Nell’intrattenimento ci sono buoni e cattivi, ma essere “iena” è un’altra cosa».

«Un’altra cosa»: ossia?
«Cercare di raccontare la verità in prima persona a tutti i costi».

Seguici