Mogol ed Enrico Ruggeri ripercorrono la storia della Nazionale Cantanti che vedremo giocare il 25 maggio con "La partita del Cuore" su Canale 5
«Vuole sapere come è nata la Nazionale Cantanti? È andata così: io avevo un amico che era presidente della Croce verde Sempione di Milano. Avevano due autoambulanze e una si era irrimediabilmente rotta. L’amico mi chiese se potevo organizzare un concerto per raccogliere i fondi per comprarne una nuova. Era troppo complicato, allora proposi di disputare una partita di calcio con i cantanti in veste di calciatori. Giocammo all’Arena Civica di Milano e arrivarono 20 mila persone».
Forse Giulio Rapetti, universalmente noto come Mogol, esagera con le cifre (l’Arena ha una capienza di 10 mila spettatori), ma quella partita del 1969 ha messo in moto una macchina di solidarietà che non ha uguali nel mondo e che nel corso degli anni ha raccolto oltre 100 milioni di euro devoluti interamente in beneficenza.
«All’inizio erano gare sporadiche, poi decisi di provare a metter in piedi proprio una Nazionale» ricorda l’autore di alcuni dei più grandi successi della musica italiana. «Telefonai ai miei amici: Gianni Morandi, Pupo, Andrea Mingardi, Paolo Mengoli, Eros Ramazzotti, Gianni Bella, Riccardo Fogli, Umberto Tozzi, Sandro Giacobbe... Insomma un bel gruppo. Nelle prime partite a vederci c’erano cento persone. Qualcuno di noi ci ha messo anche dei soldi per creare un fondo spese. Ci capitava di dormire in piccoli hotel. Mi ricordo che una volta eravamo a Firenze in un quartiere dove aveva colpito il famigerato “Mostro”, il serial killer autore di diversi omicidi. Ero in camera con Pupo e a un certo momento gli dico: “Chiudi la porta, perché qui siamo nel quartiere del Mostro”. E lui mi fa: “Non c’è la chiave”. Si figuri quant’era squinternato quell’albergo! Allora abbiamo spostato l’armadio contro la porta. Una faticaccia, ma che ridere...».
I tempi degli alberghetti malandati e dei mostri assassini ora sono lontani. Dopo un periodo avventuroso, dal 1981 la Nazionale si è data un’organizzazione stabile, nel 1996 ha ottenuto il riconoscimento della Presidenza del Consiglio e dal 1° gennaio 2000 è una Onlus. I membri della Nazionale Cantanti hanno girato il mondo, incontrato capi di Stato e collaborano attivamente con la Croce rossa italiana. Ogni anno poi arriva l’appuntamento più importante, “La partita del Cuore”, diventata col tempo anche un seguitissimo evento televisivo.
«Una cosa nata dal niente ha finito per riempire gli stadi. Evidentemente il Signore aiuta le idee che servono a fare del bene» si rallegra Mogol. «La soddisfazione più grande, però, rimane “La partita del Cuore” all’Olimpico di Roma, in cui nel 2000 abbiamo sfidato una squadra formata da israeliani e palestinesi che giocavano insieme, davanti ai premi Nobel Yasser Arafat, leader dei palestinesi, e Shimon Peres, che sarebbe diventato presidente di Israele. Mi ricordo che partecipò anche Sean Connery, ci mandò un telegramma il Papa e all’Olimpico c’erano 80 mila persone».
Come tutte le squadre che si rispettino, anche la Nazionale Cantanti ha un presidente. Inizialmente era lo stesso Mogol, poi ce ne sono stati altri, tra cui Gianni Morandi ed Eros Ramazzotti. Attualmente in carica c’è Enrico Ruggeri: «È un’attività intensa perché ci sono parecchie cose di cui occuparsi. Per fortuna, anzi purtroppo... non è che in questo periodo io faccia un concerto al giorno. Di tempo libero ne ho, quindi lo faccio molto volentieri».
La militanza di Ruggeri nella Nazionale Cantanti è di lunga data. «Nell’aprile del 1984 debutto a Mantova contro la squadra dei piloti, e da lì comincia per me un’avventura meravigliosa. Quando inizi ad avere successo c’è un momento in cui ti sembra fine a se stesso: ti dici ok, adesso ho i soldi, ho successo, mi posso comprare la macchina nuova, canto, mi diverto. Però manca qualcosa: quello che a me mancava era poter mettere a disposizione degli altri un po’ della fortuna che ho avuto io. Con il vantaggio di giocare a pallone, una cosa che ho sempre sognato di fare, perché uno da bambino sogna o di fare il cantante o il calciatore. Così, ho avuto la fortuna di giocare contro gli Iron Maiden, Rod Stewart, Liam Gallagher degli Oasis, Rick Wakeman degli Yes... ma anche contro grandi calciatori! Ricordo la volta che Mogol mi urlò: “Marca quel pelato!”. E io: “Quel pelato è Zidane! Non ti aspettare grandi cose...”».
Anche per Enrico la partita indimenticabile è quella in cui «alzo gli occhi e in tribuna vedo Platini, Pelé, il Presidente Ciampi, Shimon Peres e Arafat. Pazzesco! Peres e Arafat che si incontrano a una nostra partita contro una selezione mista di israeliani e palestinesi. Facemmo mettere dei maxischermi nella Striscia di Gaza e a Tel Aviv per far sì che i bambini palestinesi e israeliani guardassero la partita e tifassero per la stessa squadra. Un sogno “assurdo” di Mogol: tante volte è partito con un’idea che sembrava irrealizzabile e che invece poi è stata un successo. Abbiamo avuto con noi Gorbaciov, incontrato il Dalai Lama e siamo andati a Sarajevo subito dopo la guerra. Esperienze di vita emozionanti».
Chi è il cantante che gioca meglio a calcio? «Ramazzotti era molto forte. Oddìo, è forte ancora, ma gli anni passano per tutti. Oggi ci sono i ragazzi, come Briga, Benji, Fede. Il leader? Ancora Ramazzotti. Magari arrivava da un tour in Uruguay, giocava una partita e ripartiva per la Germania. Io finivo di giocare e nello spogliatoio dicevo: “Domani devo suonare a Ravenna”. E lui: “Io vado a Buenos Aires”». Ruggeri dedica una menzione speciale all’“intruso” Raoul Bova: «Non è un cantante, ma ci è sempre stato accanto. È uno dei nostri».
La Nazionale appiana anche le rivalità tra artisti. «Permette il confronto tra persone che senza di essa non si sarebbero neppure salutate» spiega Ruggeri. «Io arrivo, cantautore in odore di rock, e mi ritrovo seduto accanto a Pupo, che per me artisticamente era “il nemico”. E scopro una persona piacevole e colta. La Nazionale ha abbattuto barriere e portato a cose trasversali: “Si può dare di più”, che vinse a Sanremo nel 1987, è nata da questa esperienza. Morandi, Tozzi e io siamo tre persone che mai si sarebbero messe insieme senza la Nazionale. Qui tutti facciamo un bagno di umiltà. Ti metti in tuta come gli altri e ti sottoponi alle dinamiche della vita normale: c’è quello ascoltato da tutti e quello che non lo ascolta nessuno; chi racconta una barzelletta e fa ridere e chi la racconta e non ride nessuno. E può capitare, come è successo a me, che il giorno dopo aver sgridato un tecnico perché non sentivo bene la mia voce sul palco, vado in ospedale a trovare i bambini malati di leucemia. E mi sono vergognato per aver perso la pazienza per una cassa che non funzionava».
La partita del Cuore compie 30 anni
La Nazionale Cantanti, capitanata da Enrico Ruggeri, sarà in campo martedì 25 maggio, e in diretta in prima serata su Canale 5 (conduce Federica Panicucci), per celebrare il 30° anniversario di “La partita del Cuore”. Nella rosa, tra gli altri: Eros Ramazzotti, Ermal Meta, Alberto Urso e Raoul Bova. La sfida, che viene trasmessa per la prima volta da Mediaset e verrà commentata da Pierluigi Pardo e Giorgia Rossi, vedrà sul terreno dell’Allianz Stadium di Torino i cantanti contro una selezione di giocatori denominata “Campioni per la ricerca”, tra cui ci saranno Andrea Agnelli, John Elkann, Gigi Buffon, Charles Leclerc. Il ricavato dell’incontro andrà all’Istituto di Candiolo Fondazione Piemontese per la ricerca sul cancro onlus (www.fprconlus.it). Fino al 3 giugno è possibile contribuire donando 2 euro per ogni sms al numero solidale 45.527.