“Lady Oscar” da 40 anni è un simbolo di libertà

La mitica eroina dei cartoni giapponesi è stata amata fin dal 1982 da generazioni di bambini. E noi vi raccontiamo storie e curiosità

2 Giugno 2022 alle 07:59

Se da bambini siete cresciuti a pane e “Bim bum bam”, tutto quello che sapete della Rivoluzione francese, prima ancora che sui libri di storia, lo avete imparato dal cartone giapponese “Lady Oscar”. Nel 2022 si celebrano due anniversari legati a questa famosa serie animata: i 50 anni del manga “Berusaiyu no bara” (“Le rose di Versailles” del 1972), il fumetto da cui è tratta, e i 40 anni da quando arrivò nel nostro Paese e andò in onda su Italia 1 (1982).

Vi ricordate? La protagonista è una ragazza nobile del XVIII secolo che, all’alba della Rivoluzione francese, viene cresciuta come un soldato dal padre che, al posto di una femmina, desiderava tanto avere un figlio maschio. Pertanto riceve un nome da uomo e veste abiti maschili. Con la sua uniforme è così affascinante che le dame di corte le riservano più di un sorriso. E oggi che si parla con grande libertà di fluidità di genere, Oscar (il nome completo è Oscar François de Jarjayes) appare ai nostri occhi come un’eroina contemporanea.

L’autrice emancipata

Lady Oscar è considerata una paladina dell’autodeterminazione femminile e delle pari opportunità. A disegnarla così è stata la fumettista giapponese Riyoko Ikeda, discendente di una famiglia di samurai. Al punto di svolta della sua carriera, mentre il suo manga veniva trasformato in serie animata, la disegnatrice dovette scontrarsi appena 25enne con la cultura maschilista nipponica: le fu offerta solo metà della paga riservata ai colleghi uomini, perché si dava per scontato che si sarebbe sposata e che il marito l’avrebbe mantenuta. La vita però ha riservato alla “mamma” di Oscar una bella rivincita. Dopo aver pubblicato altre opere a disegni, ha iniziato a studiare canto, è diventata un soprano, ha inciso tanti dischi e si è esibita in giro per il mondo. Per aver contribuito alla diffusione della storia e della cultura francese, nel 2008 ha ricevuto dalle mani dall’allora Presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy la prestigiosa Legion d’onore: la più alta onorificenza concessa dalla Francia.

L’ispirazione storica

Riyoko Ikeda è stata ispirata dal libro “Maria Antonietta. Una vita involontariamente eroica”, la biografia della regina di Francia scritta dallo storico austriaco Stefan Zweig nel 1932. Numerosi personaggi che appaiono nel cartone animato sono realmente esistiti, come la nobildonna e abile truffatrice Jeanne Valois, la contessa Du Barry, favorita di Luigi XV e invisa a Maria Antonietta, il conte di Fersen, diplomatico svedese amante della regina e la duchessa di Polignac, amica della sovrana. Invece Oscar è un personaggio di fantasia, costruito però sulla base di due figure storiche: François Augustin Reynier de Jarjayes, un conte che tentò di aiutare la famiglia reale a fuggire durante la Rivoluzione, e Marie-Jeanne Schellinck, una donna belga che si finse uomo per arruolarsi nell’esercito alla fine del Settecento.

Le sigle diverse

“Grande festa alla corte di Francia, c’è nel regno una bimba in più, biondi capelli e rosa di guancia, Oscar ti chiamerai tu. Il buon padre voleva un maschietto ma, ahimè, sei nata tu, nella culla ti ha messo un fioretto, Lady dal fiocco blu...”. I più “anziani” ricorderanno che la prima sigla di “Lady Oscar” è quella interpretata da I Cavalieri del Re, con Clara Serina solista. Nel 1990 il titolo della serie fu modificato in “Una spada per Lady Oscar” e fu introdotta una nuova canzone come sigla, scritta da Alessandra Valeri Manera e composta da Ninni Carucci. All’inizio, era cantata da Enzo Draghi (la voce di Mirko dei Bee Hive, nel cartone “Kiss me Licia”), poi venne affidata a Cristina D’Avena. La musica di questa seconda versione è stata “riciclata” per la sigla tedesca del cartone, “Lady Oscar, die wilde Rose stolz und frei” e per la sigla spagnola di un altro cartone animato, “Georgie”, con il titolo “Nuevos Hermanos”.

Le censure scandalose

Negli Anni 80 il cartone giapponese è stato notevolmente rimaneggiato nell’edizione italiana, per nascondere le parti considerate troppo osé. Tra le scene modificate, spicca quella in cui viene presentata la giovane Rosalie Lamorlière. Nella nostra versione chiede l’elemosina, mentre in quella originale è chiaro che la ragazza offre il proprio corpo per soldi. Un altro momento ritenuto scabroso per il pubblico nostrano è quello in cui Oscar e il suo innamorato André Grandier, soldato della guardia nazionale che si unisce ai ribelli, si appartano romanticamente nel bosco, si dichiarano e... zac: censura!

Il successo sui social

Nel doppiaggio giapponese, gli altri personaggi si rivolgono a Oscar al maschile, usando i suoi titoli militari. In italiano invece l’appellativo preferito è “Madamigella Oscar”. Il cartone però si chiama “Lady Oscar” per via del film omonimo del regista Jacques Demy uscito nel 1979, in cui la protagonista adulta è l’attrice inglese Catriona MacColl, mentre la piccola Oscar viene interpretata da una bambina londinese: Patricia Kensit, detta Patsy. Ve la ricordate? La cantante della band Eight Wonder che suscitò scalpore al Festival di Sanremo del 1987, quando una spallina malandrina le lasciò un seno scoperto... E passando dall’Ariston agli altri teatri, nel 2009 dal cartone è stato tratto il musical “Lady Oscar. François Versailles Rock Drama”. Invece su Twitter di anno in anno si commemorano due ricorrenze: il 13 luglio e il 14 luglio: la morte di André (ucciso da un proiettile vagante) e il giorno dopo quella di Oscar, malata di tisi e caduta in battaglia. È un modo per ricordare sui social che siamo rimasti indenni dalle tragedie nei cartoni animati della nostra infanzia, lontana e felice.

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