«Ero talmente emozionata che sono arrivata cinque ore prima di registrare la nostra intervista» dice la conduttrice
Provate a mettervi nei panni di Lorena Bianchetti: da 32 anni lavorate in televisione e da 15 siete alla guida di un programma come “A Sua immagine” che ogni domenica si collega con piazza San Pietro per l’Angelus del Papa. E un giorno il Pontefice si presenta nello studio del programma, a Saxa Rubra, per parlare di temi come la preghiera, la devozione mariana, il dolore e il bullismo. Come minimo, immaginiamo, sareste sopraffatti dall’emozione. Lei no. O meglio, si è emozionata, e sarebbe stato impossibile il contrario, ma non si è lasciata travolgere. Come ci è riuscita lo ha raccontato in esclusiva a Sorrisi due giorni dopo la registrazione della puntata che è andata in onda domenica 4 giugno (e che potete rivedere su RaiPlay): «Questo dono è arrivato in un momento di maturità professionale e umana. Devo ringraziare innanzitutto i tanti anni di gavetta».
E poi? Ha parlato di «dono».
«È quello che è stata la presenza di papa Francesco in “A Sua immagine”: un dono. Durante la registrazione lo vedevo seduto nel nostro studio e mi sentivo fortunata perché avevo davanti un uomo che poteva solo arricchirmi di amore, di positività e di bellezza. Un uomo dal quale potevo solo ricevere un abbraccio».
Torniamo indietro al giorno della registrazione della puntata, sabato 27 maggio.
«Il suo arrivo era previsto per le 14. Pensando che avrebbe potuto anticipare, io sono arrivata un po’ prima del solito… alle 8.50 (ride)».
In tv l’abbiamo vista con un tailleur azzurro: quando ha scelto cosa indossare ha pensato che avrebbe avuto in studio Bergoglio?
«Un po’ sì. La mia costumista Cinzia Schiavoni mi aveva proposto alcuni completi di diversi colori, ma quello che ho scelto mi era sembrato subito il più adatto».
Poi è arrivato il Pontefice.
«In perfetto orario. È arrivato in macchina con don Marco Pozza fino all’ingresso della palazzina B, quella dov’è il nostro studio. Ad accoglierlo, insieme con me c’erano i nostri autori e produttori don Gianni Epifani e Laura Misiti. Appena mi ha visto mi ha chiesto come stavo e lungo il tragitto, che lui ha percorso sulla sedia a rotelle, abbiamo parlato un po’. Si è meravigliato delle persone che lo stavano aspettando, ha detto: “Siete in tanti, qui!”. Per rispetto nei suoi confronti avevamo mantenuto segreta la notizia della sua presenza. Ma quando è arrivato si è sparsa la voce e non è stato più possibile nasconderla».
Avevate preparato qualcosa di particolare per lui? Un rinfresco, una poltrona speciale?
«La poltrona, come avete visto, era una di quelle che usiamo normalmente per i nostri ospiti e questo già la dice lunga sulla sua semplicità. Il rinfresco non è stato possibile perché sapevamo che quel giorno aveva un’agenda piena di impegni e avevamo a disposizione solo due ore. Perciò avevamo preparato solo dell’acqua».
Quando è cominciata la registrazione e ha dovuto iniziare a parlare con il Papa cosa ha provato?
«Prima di cominciare gli ho chiesto di recitare con me, don Gianni Epifani, don Marco Pozza e suor Agnese Rondi la preghiera del “Gloria”. Una volta lui aveva detto che lo Spirito Santo ispira e io ne avevo davvero bisogno. Questa preghiera mi ha dato grande serenità e mi ha permesso di immaginare che la telecamera non ci fosse. Dovevo, passatemi il termine, mettermi un po’ da parte nel rispetto della figura che stavo incontrando. Ho provato una gioia immensa. L’emozione può farti perdere la lucidità, la gioia invece mi ha consentito di mettermi al servizio del Santo Padre e delle sue parole. E lui mi ha aiutato, grazie anche alla sua ironia».
Ci fa qualche esempio?
«Gli ho detto: “Santità, che effetto vederla qui. Noi la seguiamo sempre proprio da questo studio. Chissà se anche lei da bambino guardava la televisione…”. Lui mi ha risposto: “Dimentichi che, quando io ero piccolo, la televisione non c’era!”. A un certo punto, poi, gli ho chiesto se, nella vita, avesse mai ricevuto parole scomode e, nel caso, come aveva reagito. Lui, sorridendo, ha fatto il gesto del pugno e poi ha detto: “Però solo da piccolo. Da grande ho capito che non era la risposta giusta”. Questo mi ha confermato l’impressione che avevo: era sereno, a suo agio. Ha sentito che non volevamo strumentalizzarlo ma far arrivare la sua voce, attraverso il nostro programma, a più persone possibili. La profondità di racconto che c’è nella semplicità delle sue parole è spiazzante per tutti, credenti e non credenti».
Dopo poco più di un’ora la luce della telecamera si è spenta e la registrazione è finita.
«Da un lato ho provato un senso di sollievo perché era andato tutto bene; dall’altro, però, ero dispiaciuta perché avrei voluto avere lì con me il Papa per sempre. L’ho abbracciato e l’ho ringraziato perché la sua presenza è stata un regalo anche per la Rai. Non a caso, dietro le quinte c’erano la presidente Marinella Soldi, l’amministratore delegato Roberto Sergio, il direttore generale Giampaolo Rossi e la direttrice di Rai Cultura Silvia Calandrelli».
Abbiamo visto anche una foto di gruppo.
«Quella era inevitabile (ride). Devo ringraziare il Santo Padre anche per questo, è stato disponibilissimo e ha salutato tutti, uno per uno. Anche mio marito Bernardo (De Luca, ndr) al quale stavolta avevo chiesto di accompagnarmi».
Cosa rappresenta la partecipazione ad “A Sua immagine” di papa Francesco nella sua vita professionale?
«Onestamente non saprei dirlo. So solo che sto vivendo una gioia incredibile. Nel mio lavoro, anche nei programmi di intrattenimento, ho sempre chiesto al Cielo di andare là dove potevo servire. La presenza del Pontefice nel nostro programma è un regalo che spero di avere meritato. Non è una medaglia che mi appunto sul petto ma un abbraccio e un’esortazione ad andare avanti nel mio lavoro sempre con grande senso di responsabilità».